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Aborto nella Costituzione in Francia? “Non esiste un diritto a sopprimere una vita umana”

La Pontificia Accademia per la Vita dirama una dichiarazione dopo l’inclusione della garanzia della libertà per le donne di ricorrere all’aborto. I vescovi di Francia convocano digiuno e preghiera

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I vescovi francesi si sono detti “rattristati” dalla decisione del Senato, e poi hanno lanciato una iniziativa di digiuno e preghiera. La Pontificia Accademia per la Vita ha sottolineato che “non esiste un diritto a sopprimere una vita umana”. Ma le parole più forti sull’inserimento nella Costituzione francese della garanzia della libertà per le donne di ricorrere all’aborto le ha dette un arcivescovo francese che ora non fa più l’arcivescovo, costretto a dimettersi a causa di una campagna stampa malevola che poi si è dimostrata, alla prova dei fatti e del tribunale, priva di fondamento. Perché l’arcivescovo Michel Aupetit, emerito di Parigi, non ha usato mezzi termini: “La Francia è diventato Stato totalitario”.

Aupetit ha parlato dall’alto della sua esperienza di medico e di bioeticista, ma soprattutto andando a leggere l’ambigua formulazione passata nelle due Camere francesi, un testo di mediazione alla fine. Vi è scritto che “la legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna”. La prima stesura, nel 2022, parlava di diritto all’aborto, mentre poi al Senato si era parlato di una libertà di abortire.

Ha notato l’arcivescovo Aupetit in un post su X: “Aborto in Costituzione. Respinta la clausola di coscienza per il personale ospedaliero. La legge prevale sulla coscienza e costringe le persone a morire. La Francia ha toccato il fondo. È diventata uno Stato totalitario”.

La Pontificia Accademia per la Vita, in una dichiarazione diramata il 4 marzo, ha sostenuto la posizione della Conferenza Episcopale Francese, la quale, in una dichiarazione del 29 febbraio, aveva ribadito che "l'aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall'inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne. Si rammarica che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio".

L’Accademia ha affermato che “proprio nell'epoca dei diritti umani universali, non può esserci un ‘diritto’ a sopprimere una vita umana”, e si è rivolta “a tutti i governi e a tutte le tradizioni religiose, a dare il meglio affinché in questa fase della Storia, la tutela della vita diventi una priorità assoluta, con passi concreti a favore della pace e della giustizia sociale, con misure effettive per un universale accesso alle risorse, all'educazione, alla salute”.

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Insomma, ha concluso l’Accademia, “le particolari situazioni di vita e i contesti difficili e drammatici del nostro tempo, vanno affrontate con gli strumenti di una civiltà giuridica che guarda prima di tutto alla tutela dei più deboli e vulnerabili”, mentre “la tutela della vita umana è il primo obiettivo dell'umanità e può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un'industria a servizio della persona umana e della fraternità”.

Dopo la dichiarazione del 29 febbraio, il 4 marzo, giorno in cui l’aborto in Costituzione è ufficialmente entrato in vigore in Francia, i vescovi hanno voluto rilanciare l’appello alla preghiera e al digiuno lanciato da diversi movimenti cattolici.

Di fatto, l’inclusione di un presunto diritto all’aborto in Costituzione non serve tanto a consentire l’aborto, cosa che può fare la legge, quanto a tagliare ogni possibile obiezione di coscienza, ma soprattutto a dimostrare che la Costituzione è modificabile con i giusti gruppi di pressione. Non ci sono più diritti universali per tutti, solo i diritti voluti dallo Stato.