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Ucraina, due anni di guerra. L’impegno della Chiesa, le famiglie al centro

Due anni fa iniziava l’attacco su larga scala della Russia all’Ucraina. Da allora, le Chiese si sono mosse in una incessante rete umanitaria. Una rete che in realtà già era in atto da dieci anni

Papa Francesco, Shevchuk | L'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, con Papa Francesco insieme al Sinodo della sua Chiesa | Vatican Media Papa Francesco, Shevchuk | L'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, con Papa Francesco insieme al Sinodo della sua Chiesa | Vatican Media

Il 2014 è l’anno del Maidan, dell’annessione della Crimea alla Russia, e delle autoproclamate repubbliche di Donbass e Luhansk al confine con la Russia. Ma questo decimo anniversario, che in Ucraina avrebbero voluto fosse celebrato con una pace duratura e un equilibrio ritrovato anche con l’ingombrante vicino russo, cade nel secondo anniversario dell’attacco su larga scala che la Russia ha lanciato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022. Ed è un decimo anniversario che sa di beffa, se si pensa che nel 2024 si celebra anche il trentesimo del Trattato di Budapest, con il quale l’Ucraina cedeva le sue testate nucleari alla Russia.

Le Chiese in Ucraina

Sin dal 2014, le Chiese in Ucraina si sono mosse con e per il popolo. Erano a fianco della popolazione in piazza Maidan, anche a costo di essere tacciate come nazionaliste, e si sono subito organizzate per portare sollievo nei territori di confine, dove praticamente mai il cessate il fuoco è stato rispettato (e ci sono i rapporti OSCE che lo testimoniano). Il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese, una realtà ecumenica e interreligiosa esistente ormai da 25 anni, ha subito lavorato per aiutare le popolazioni colpite dal conflitto, anche utilizzando i fondi della Colletta Speciale per l’Ucraina lanciata da Papa Francesco nel 2017 che ha portato all’operazione “Papa per l’Ucraina”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre

Quale è la situazione sul campo? La fondazione pontificia Aiuto alla chiesa che Soffre ha organizzato, lo scorso 16 settembre, un video collegamento con l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, Padre e Capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, e con l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico.

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Sua Beatitudine Shevchuk ha rimarcato prima di tutto che “siamo vivi e come Chiesa stiamo cercando di infondere speranza al nostro popolo in mezzo alla sofferenza, alla distruzione e alla morte. In secondo luogo, la solidarietà umanitaria internazionale funziona e rende possibile salvare numerose vite in Ucraina”.

L’arcivescovo Kulbokas, da parte sua, ha osservato che questa guerra “non è solo una teoria”, e ha raccontato di incontrare spesso famiglie di prigionieri, sia militari che civili, e che alcuni di loro sono detenuti da più di sette anni. In particolare, ha voluto ricordare i due sacerdoti greco cattolici prigionieri a Berdyansk, Ivan Levytskyi e Bohdan Heleta, dei quali non si hanno notizie.

Il nunzio ha anche messo con luce come nelle regioni di Charkiv, Zaporižžja, Dnipropetrovs’k e Kherson quasi tutte le scuole “sono chiuse da quattro anni, prima a causa della pandemia e ora a causa della guerra”, e così stanno sorgendo scuole in locali sotterranei per far fronte all’emergenza educativa.

Sua Beatitudine Shevchuk si è soffermato anche sulla missione del Cardinale Matteo Zuppi, inviato papale, che riguarda soprattutto il ritorno a casa dei bambini ucraini che si trovano ora in Russia. L’arcivescovo maggiore ha detto che i “bambini in Ucraina rappresentano la parte più vulnerabile della società ucraina”, e ricordato che “più di 500 bambini sono stati ufficialmente dichiarati deceduti e oltre 1.200 hanno riportato ferite, e molti di loro hanno perso gli arti e ora necessitano di protesi”, e ha sottolineato che se si uniscono le forze a vari livelli “sempre più bambini ucraini potranno essere salvati e rimpatriati dalla Russia verso le loro case”.

Per quanto riguarda i territori occupati dalla Russia in Ucraina, non vi è presente oggi “neanche un solo sacerdote cattolico”, e allora a Donetsk le persone si sono riunite per pregare anche senza un sacerdote, ma gli occupanti hanno chiuso la Chiesa.  

Di fatto, è sempre più difficile praticare la propria fede e il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina sottolinea che si stanno cercando nuove vie di ministero pastorale, soprattutto per le persone che “stanno vivendo il lutto, il dolore e che hanno perso i propri cari, e che lui chiama “pastorale del dolore”. In particolare, l’attività pastorale si dedica soprattutto alla famiglia e in particolare alle “famiglia di chi ha perso la vita, ha riportato le ferite, è disperso, è prigioniero.

More in Europa

Nella zona occupata di Zaporižžja, poi, lo scorso anno, il capo delle autorità di occupazione ha vietato le attività della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e ha confiscato le proprietà della Chiesa.

L’arcivescovo maggiore ha rimarcato che la guerra decennale della Russia contro l’Ucraina ha l’obiettivo di “distruggere una intera nazione”, e che le autorità della Russia “hanno deciso di cancellare l’esistenza di un’intera nazione. In Ucraina, le persone vengono uccise per il solo fatto di essere ucraine."

Per questo motivo, “è molto importante condannare questi crimini di guerra”, altrimenti “questi crimini continueranno e colpiranno altri popoli e altre parti del mondo”.

Ora, però, c’è bisogno di aiuto, 7 milioni di ucraini stanno affrontando una crisi alimentare, e c’è bisogno prima di tutto di abitazioni sicure, mentre le parrocchie dell’Ucraina orientale, meridionale e centrale svolgono un ruolo importante nell’accogliere e fornire alloggio agli sfollati interni, i quali “stanno cercando di stabilirsi nella città pacifica più vicina”.

Nel frattempo, la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina sta lavorando sulla formazione e nella preparazione del clero e dei monaci per offrire "sostegno psicologico, fisico e spirituale" alla popolazione. Sua Beatitudine Shevchuk ha aggiunto che anche insegnanti, volontari e altri professionisti sono invitati a partecipare in questo processo di formazione.

Aiuto alla Chiesa che Soffre, in un comunicato ha notato che più di 2200 persone sfollate hanno puto usufruire di aiuto umanitario diretto, ma che la situazione è molto complessa sul territorio.

L’Oeuvre d’Orient

Anche L’Oeuvre d’Orient ha voluto marcare il secondo anno di guerra con una missione umanitaria di tre settimane, toccando diverse città. Monsignor Pascal Gollnisch, presidente dell’Oeuvre, e altri due incaricati dalla missione dell’Ucraina hanno potuto così raccogliere numerose testimonianze di famiglie, soldati e religiosi, e hanno anche avuto un incontro con Sua Beatitudine Shvechuk a Kyiv.

“L’Ucraina – ha detto monsignor Gollnish – non è oggetto di teorie, non è oggetto di concetti, non è un problema d’argomentazione. È un problema di sofferenze, errori, crudeltà, ingiustizie subite da tutto un popolo che vuole semplicemente vivere libero. Per questo è assolutamente essenziale aiutare l’Ucraina.

L’Oeuvre d’Orient è una associazione cattolica e apolitica che da 170 anni lavora per sostenere le comunità cristiane del Vicino  e Medio Oriente. L’opera agisce in Oriente dal 1924, e allo scoppio della guerra nel 2022 l’associazione ha creato un fondo di urgenza per le famiglie ucraine, che permette di accogliere le persone sfollate, comprare generatori elettrici, sostenere i sacerdoti, equipaggiare i rifugi anti-bombardamento o ancora di finanziare gli equipaggiamenti medici.  Sono stati distribuiti più di 5 milioni di euro in progetti per la popolazione dall’inizio del conflitto.

Le Commissioni Giustizia e Pace di Europa

Le Commissioni Giustizia e Pace di Europa hanno rilasciato una dichiarazione a seguito del loro incontro a Berlino tra il 9 e l’11 febbraio, in cui hanno rimarcato la loro “ininterrotta solidarietà con il popolo ucraino”.

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