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L’ascolto è ciò che definisce il discepolo. II Domenica di Quaresima

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della Trasfigurazione di Cristo. Pochi giorni prima Gesù aveva annunciato ai suoi discepoli la sua passione e morte a Gerusalemme. Gli apostoli erano quindi rattristati e scandalizzati perché l’idea che essi avevano del Messia andava in tutt’altra direzione. Attendevano, infatti, un Messia glorioso, potente, vincitore non sconfitto, disprezzato e ucciso dai suoi nemici. 

Con la trasfigurazione Gesù rivela la Sua identità di vero uomo e vero Dio. Egli ai suoi discepoli e alla gente che lo segue e lo ascolta appare come un uomo simile a tutti gli altri. Con la trasfigurazione anticipa la sua resurrezione e testimonia ai suoi discepoli che Egli, seppur incamminato verso la Croce, è in realtà il Figlio di Dio. Così la trasfigurazione diventa la rivelazione non solo di ciò che Gesù sarà con la resurrezione, ma di ciò che Egli è, lungo il viaggio verso Gerusalemme.

Ma a svelare in maniera ancora più chiara il mistero di Cristo è la voce che esce dalla nube: Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo! E’ la voce di Dio stesso che rivela al mondo il suo Figlio ed invita ad ascoltare la Sua parola. L’ascolto è ciò che definisce il discepolo. E quando l’ascolto di Gesù è vero ed autentico conduce a un cammino di conversione, di obbedienza e di speranza. E’ un ascolto, dunque, che coinvolge la vita e strappa da se stessi e dal proprio egoismo per vivere in comunione con Gesù e i fratelli.

La “trasfigurazione” di Cristo ci aiuta, così, a comprendere non solo la vera identità di Gesù, ma anche il destino dell’uomo, unità di anima e corpo, che accetta si porsi alla sequela del Signore Gesù. Creati a immagine e somiglianza di Dio non siamo destinati alla distruzione, ma ad essere trasfigurati dalla Luce e dall’Amore di Dio, per divenire a nostra volta in tutto simili a Lui. Se questa prospettiva ci sembra incredibile è necessario che torniamo a scoprire il senso vero del nostro battesimo, con il quale siamo stati “immersi” in Cristo e resi partecipi della sua natura divina. La nostra vita, come insegna l’apostolo Paolo, “è ormai nascosta con Cristo in Dio” e noi viviamo nell’attesa della sua piena manifestazione (Col 3,3-4).

Questa nuova situazione in cui viene a trovarsi l’uomo battezzato è ulteriormente precisata dal fatto che le vesti di Gesù, durante la trasfigurazione, “divennero splendenti, bianchissime”. Il bianco nel linguaggio biblico è il colore del mondo di Dio. E’ per questo motivo che il battezzato, dopo essere stato liberato dal peccato originale, viene rivestito con un abito bianco, il quale assume un valore simbolico. Con questo gesto viene sottolineato che la persona rinata alla vita dei figli di Dio, si è spogliata “dell’uomo vecchio con le sue azioni per rivestire l’uomo nuovo” (Col 3.10) che è Cristo (cfr Gal 3,27) e quindi della Sua immortalità (1Cor 15.53). Pertanto vive in attesa di partecipare alla Sua pienezza di vita nell’eternità, che gli viene partecipata nella Santa Comunione.

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