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Ad limina Emilia-Romagna, l'Arcivescovo Perego racconta la visita

ACI Stampa ha intervistato Monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

L'Arcivescovo Perego |  | ACI Stampa L'Arcivescovo Perego | | ACI Stampa

La settimana scorsa i Vescovi della Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna hanno compiuto la loro visita ad limina a Roma. Di questa esperienza ACI Stampa ha parlato con uno di loro, Monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

Un incontro, una visita fraterna al Successore di Pietro, Papa Francesco, per confermare la nostra fede e per consegnare a Lui e ai suoi collaboratori più stretti l’esperienza di fede e il cammino delle nostre Chiese in questi dieci anni, dall’ultima visita ad limina. Dall’incontro con il Papa e con i suoi collaboratori nei diversi Dicasteri abbiamo respirato e compreso soprattutto le note della Chiesa: della santità, dell’unità, dell’ apostolicità, della cattolicità della Chiesa.

Si può definire questa una "esperienza sinodale"?

Certamente, perché è stato vissuto nella narrazione della vita delle nostre Chiese, nel dialogo e nel confronto sulle esperienze e sui problemi delle nostre Chiese emiliano-romagnole, nella preghiera e celebrazione comune nelle quattro basiliche, per un cammino ecclesiale rinnovato. L’incontro poi con la segreteria del Sinodo generale è stato particolarmente importante per comprendere la sintonia tra il cammino sinodale della Chiesa in Italia e il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità e per avviare i nuovi passi futuri che avranno una rilevanza nelle Chiese locali, nella Chiesa in Italia e nella Chiesa universale.

Nei vari incontri con i Dicasteri, quali sono stati i punti, gli argomenti, o anche le criticità – se ve ne sono – che sono emersi come priorità per la vostra regione ecclesiastica?

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In ognuno dei diversi Dicasteri visitati si sono affrontati molti temi e problemi, tutti importanti delle nostre Chiese  dell’Emilia Romagna e si è compreso anche il lavoro importante dei Dicasteri a servizio del Papa e delle Chiese locali. Nel Dicastero dei Vescovi tra gli argomenti toccati c’è stato quello della revisione delle Diocesi, del rapporto del vescovo con il suo presbiterio. Nel Dicastero dei Santi abbiamo scoperto insieme il cammino di santità delle nostre Chiese, con 106 cause aperte di giovani, presbiteri martiri del fascismo e del comunismo, religiosi e religiose: una grazia che ci fa comprendere come la fede cammina. Nel Dicastero del Clero abbiamo approfondito le tematiche dei presbiteri e presbìteri, sempre più anziani (l’età media in Emilia Romagna è di 68 anni), la fatica amministrativa nelle unità pastorali che vedono affidate più parrocchie a un presbitero, la passibilità della vita comune, il ruolo dei diaconi. Si è parlato della scarsità  delle vocazioni al ministero presbiterale (50 in tutta l’Emilia Romagna, compresa la Propedeutica). Di vocazioni e di chiusura di comunità religiose sempre più frequenti nelle nostre Chiese si è parlato anche al Dicastero della vita consacrata. Nel Dicastero per la fede si è trattato del tema centrale oggi: l’annuncio della fede, tema ripreso anche nel Dicastero per l’evangelizzazione, dove è stata sottolineata l’importanza del linguaggio: i giovani soprattutto rischiano di non capirci. A questo proposito in più Dicasteri – Evangelizzazione, Culto divino – si è parlato dei ministeri, in particolare del nuovo ministero del catechista, di cui ogni Chiesa è chiamata a costruire il profilo a partire dalla propria storia. Nel Dicastero per il culto, alla luce della lettera apostolica Desiderio desideravi, si è sottolineata l’importanza di una formazione liturgica di tutto il popolo di Dio. Interessante l’incontro con la Segreteria di Stato, dove sono stati affrontati alcuni temi inerenti il rapporto tra le amministrazioni pubbliche e le nostre Chiese: dall’IMU, alle chiese di proprietà del demanio, ma anche l’accoglienza dei migranti e rifugiati, in particolare dei minori, la formazione sociale e politica. Questi ultimi temi  - migranti e formazione sociale e politica -sono stati oggetto anche dell’Incontro con il Dicastero dello Sviluppo umano, unitamente alla ricchezza di esperienze di carità, di cura delle persone, di attenzione alla salvaguardia del creato presenti nelle nostre Chiese emiliano-romagnole. Ogni incontro con i Dicasteri ha visto una grande disponibilità del Prefetto, dei Segretari e officiali all’ascolto e al confronto.

Cosa può raccontarci dell’incontro con il Papa?

E’ stato un incontro di due ore familiare, fraterno, nonostante i postumi influenzali del Papa, che aveva costretto il Papa a spostare l’incontro dal lunedì al giovedì. Papa Francesco ci ha invitato a porre con chiarezza questioni e problemi delle nostre Chiese. Si sono toccati molti aspetti della vita delle nostre Chiese, tra i quali: la vita dei presbiteri, la scarsità delle vocazioni, il nuovo ministero del catechista, la sofferenza per gli abusi, l’accoglienza dei migranti. Il Papa alla fine ci ha consegnato l’importanza di quattro relazioni nel nostro ministero episcopale: con Dio, nella preghiera, con gli altri Vescovi, per vivere la collegialità, con i presbiteri, nello stesso presbiterio, con il popolo di Dio.

Questa visita ad limina cosa darà alla sua diocesi?

Regalerà alla nostra Chiesa un respiro universale; confermerà la nostra fede e la fedeltà a Pietro, oggi Papa Francesco; favorirà l’ultima tappa del cammino sinodale; preparerà il giubileo, tempo di perdono e di condivisione. Lo specifico incontro con i Dicasteri ha confermato la loro disponibilità ad accompagnare e servire le nostre Chiese in questo tempo di “cambiamento d’epoca” e di rinnovamento ecclesiale.

Con che slancio si riparte dopo questa esperienza?

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La visita ad limina, con l’incontro con il Papa, personale e con i fedeli che ci hanno accompagnato all’udienza del mercoledì, l’incontro con i Dicasteri hanno dato volto alle parole comunione e missione che caratterizzano anche il cammino sinodale in Italia e il Sinodo generale. Ritorno in Diocesi con la consapevolezza che siamo tutti ‘servi’ dell’annuncio del Vangelo della gioia, carico di incontri e d parole importanti per il mio ministero episcopale.

Al termine della visita ad limina, vi siete riuniti e avete diffuso una nota sul valore della vita umana, in riferimento alla proposta regionale sul suicidio medicalmente assistito. Avevate parlato con il Papa anche di questo argomento?

Non è stato oggetto specifico del dialogo con il Papa, anche se il tema del rispetto della vita, della sua tutela in ogni fase, dell’accoglienza dei migranti ha attraversato vari passaggi delle sue parole. La nota è nata come preoccupazione pastorale di tutti noi pastori  difronte a un atto della Regione , uscito senza dibattitto in Consiglio regionale e  senza confronto con le realtà sociali, che rischia di avviare azioni di cura che anziché rafforzare le cure palliative vanno verso il suicidio assistito.  Ogni atto e attacco alla vita non può non vedere alzare la nostra voce. Anche in questa occasione le nostre Chiese hanno riproposto con forza il collegamento tra etica della vita e etica sociale nella consapevolezza che non può “avere solide basi una società che — mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace — si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”, come già scriveva  San Giovanni Paolo II nell’ enciclica Evangelium vitae(cfr. n.101).

Quanto è importante oggi riaffermare il valore e la dignità di ogni vita umana?

La dignità della persona e il suo valore, quale creatura ‘immagine e somiglianza di Dio’ è al centro dell’annuncio e dell’agire della Chiesa.  Ogni fase della vita, dal suo generarsi al suo tramonto, in ogni luogo, in terra e in mare, non può che avere la nostra attenzione che nasce dalla comune condizione di fratelli, nella stessa famiglia che è il mondo. L’indebolimento del Welfare State, la mancanza di risorse economiche rischia di indebolire le cure, di piegarle alle prestazioni standardizzate dal mercato. La Chiesa ha fatto nascere ieri gli Ospedali per vedere al centro della città, dei nostri interessi, anzitutto le persone deboli e sofferenti. Oggi la Chiesa continua in maniera rinnovata il suo impegno, anche favorendo un Welfare community, perchè la vita umana e la sua tutela debba continuare ad essere al centro della polis, della comunità.