Advertisement

Ad limina Emilia-Romagna, l'Arcivescovo Morandi: esperienza di fraternità episcopale

Aci Stampa ha parlato con l’Arcivescovo-Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e Presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, Monsignor Giacomo Morandi

L'Arcivescovo Giacomo Morandi |  | Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla L'Arcivescovo Giacomo Morandi | | Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla

Tutti i vescovi italiani stanno compiendo in queste settimane la visita ad limina in Vaticano. Alla fine di febbraio è stata la volta della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna. Aci Stampa ha parlato, questa volta, con l’Arcivescovo-Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e Presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, Monsignor Giacomo Morandi, già Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

La Visita Ad Limina è stata prima di tutto un’esperienza di comunione tra noi Vescovi che abbiamo avuto la possibilità di vivere insieme nel medesimo luogo, di condividere dei momenti di convivialità oltre che di visita ai Dicasteri della Curia Romana. Credo quindi che uno degli aspetti più rilevanti di questa visita sia stato il dono di poter vivere insieme e di sperimentare un’autentica fraternità episcopale.

Cosa è emerso nei vari incontri con i diversi Dicasteri della Curia Romana?

Credo che un aspetto che ha colpito tutti noi sia stato la capacità di ascolto che abbiamo sperimentato da parte dei responsabili dei diversi Dicasteri. In ciascuno di essi hanno voluto innanzitutto conoscere la nostra realtà, i doni belli presenti nelle nostre Chiese, come anche le difficoltà che stiamo affrontando. Credo che il confronto e la discussione abbiano portato tutti noi a condividere alcune piste sulle quali incamminarci per una nuova evangelizzazione dei nostri territori.

Che cosa vi ha detto Papa Francesco? Quali sono stati i punti del discorso del Papa che la hanno maggiormente colpita?

Advertisement

Nelle due ore di dialogo con il Santo Padre sono stati tanti i temi affrontati. Certamente il Papa ci ha esortato ad essere coraggiosi nello sperimentare anche nuove vie di annuncio ed evangelizzazione, ci ha indicato la prossimità che dobbiamo mantenere come Vescovi, non solo con il popolo di Dio che è affidato alle nostre cure, ma anche nel coltivare la comunione tra di noi e con i presbiteri che sono presenti nelle nostre Chiese.  Mi pare questi siano i temi guida del discorso che poi ha avuto diverse concretizzazioni da parte del Santo Padre, sempre per sottolineare l’invito forte ad essere evangelizzatori coraggiosi del Vangelo nelle nostre terre.

Rientrato in Diocesi, come si riparte dopo questa esperienza? Quanto la aiuterà questa visita a preparare il cammino sinodale e quello verso il Giubileo del prossimo anno?

Si riparte in Diocesi con una nuova consapevolezza. Innanzitutto, la profonda comunione che c’è tra le nostre Chiese e la Chiesa del Successore di Pietro. Di conseguenza, è stata un’esperienza per tutti noi di grande consolazione e di gioia che ci aiuterà a continuare il cammino sinodale che abbiamo già intrapreso, condividendo anche le esperienze delle Chiese sorelle. Infine, ci aiuterà a prepararci in questo anno dedicato alla Preghiera per il prossimo Giubileo.

Circa la dichiarazione della CEER sul suicidio medicalmente assistito cosa può dirci?

La nota che abbiamo espresso unanimemente noi Vescovi dell’Emilia-Romagna vuole porre un’attenzione su una realtà molto importante, sulla quale anche più volte il magistero di Papa Francesco si è espresso. Crediamo che la difesa della vita in tutte le sue fasi, dal suo concepimento fino al suo termine naturale si fondi su quella dignità umana di cui tutti gli operatori sanitari dovrebbero essere attenti e premurosi servitori. Quindi come Vescovi abbiamo avvertito la necessità e l’urgenza di richiamare non solo il popolo di Dio, ma anche tutta la comunità civile, a questo rispetto profondo della dignità umana in tutte le sue dimensioni, anche e soprattutto nei momenti in cui l’uomo sperimenta tutta la sua fragilità e creaturalità.