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Papa Francesco, dialogo per superare i conflitti in modo non violento

Il Papa incontra i partecipanti ad un incontro sui popoli indigeni. Non legge il discorso, come ormai abitudine in queste occasioni

Papa Francesco | Papa Francesco in un incontro con le popolazioni indigene | Vatican Media Papa Francesco | Papa Francesco in un incontro con le popolazioni indigene | Vatican Media

Ormai sembra che Papa Francesco abbia deciso di non sforzare la voce, o di farlo solo in determinate occasioni, per la preghiera dell’Angelus la domenica o in momenti più intimi con la gente come le 24 Ore per il Signore nella chiesa di San Pio V a Roma. Perché nemmeno oggi Papa Francesco ha letto il discorso previsto nell’udienza concessa ai partecipanti all’Incontro promosso dalle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali sul tema “Indigenous Peoples' Knowledge and the Sciences. Combining knowledge and science on vulnerabilities and solutions for resilience”.

E sì che il tema era uno dei più cari al Papa, che da tempo ha chiesto di guardare con più attenzione alle popolazioni indigene, forte dell’esperienza che ha in America Latina. In fondo, come disse una volta, anche la Madonna di Guadalupe è “una madre meticcia”.

Nel discorso, letto da padre Pierluigi Giroli, il Papa lancia l’idea del dialogo con le conoscenze dei popoli indigeni come una via per una risoluzione non violenta dei conflitti, ma anche come contrasto alle nuove forme di schiavitù e alla povertà.

È un evento, dice il Papa, in continuità con un altro incontro promosso in seno alla FAO di tre anni, e questa ricerca, aggiunge, “è un’opportunità per crescere nell’ascolto reciproco: ascoltare le popolazioni indigene, per imparare dalla loro sapienza e dal loro stile di vita, e nello stesso tempo ascoltare gli scienziati, per imparare dai loro studi”.

Il seminario della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali “lancia un messaggio ai governi e alle organizzazioni internazionali, perché riconoscano e rispettino la ricchezza della diversità all’interno della grande famiglia umana”, considerando che “nel tessuto dell’umanità ci sono culture, tradizioni, spiritualità, lingue differenti che hanno bisogno di essere protette, perché la loro perdita costituirebbe per tutti noi un impoverimento della conoscenza, dell’identità, della memoria”.

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Papa Francesco afferma che “è necessario che i progetti di ricerca scientifica, e dunque gli investimenti, siano orientati sempre più decisamente alla promozione della fratellanza umana, della giustizia e della pace, così che le risorse possano essere destinate in modo coordinato a rispondere alle sfide urgenti che interessano la casa comune e la famiglia dei popoli”.

Per questo, ci vuole una conversione, “una visione alternativa a quella che oggi spinge il mondo sulla via di una crescente conflittualità”, attraverso un “dialogo aperto tra i saperi originari e le scienze, tra le comunità di saggezza nativa e quelle scientifiche può contribuire ad affrontare in modo nuovo, più integrale e anche più efficace questioni cruciali come, ad esempio, quelle dell’acqua, del cambiamento climatico, della fame, della biodiversità”.

Papa Francesco loda l’inclusione da parte delle Nazioni Unite dei saperi indigeni quale componente centrale del Decennio Internazionale delle Scienze per lo Sviluppo Sostenibile, e ricorda che “nel dialogo tra saperi indigeni e scienza, dobbiamo avere ben chiaro e tenere sempre presente che tutto questo patrimonio di conoscenze va utilizzato per imparare a superare i conflitti in modo non violento e a contrastare la povertà e le nuove forme di schiavitù”.

Aggiunge Papa Francesco: “Dio, Creatore e Padre di tutti gli esseri umani e di tutto ciò che esiste, ci chiama oggi a vivere e a testimoniare la nostra vocazione alla fraternità universale, alla libertà, alla giustizia, al dialogo, all’incontro reciproco, all’amore e alla pace, evitando di alimentare l’odio, i rancori, le divisioni, la violenza e la guerra”.