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Il Papa al Colosseo per la pace. “Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo”

Incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio: “Il grido della Pace. Religioni e Culture in dialogo”

Il Papa al Colosseo |  | Vatican Media / ACI group
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Papa Francesco partecipa al trentaseiesimo incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “spirito di Assisi”, dopo la storica giornata voluta da Giovanni Paolo II nel 1986. “Il grido della Pace. Religioni e Culture in Dialogo”, questo è il tema di quest'anno tanto caro al Papa, che evento dopo evento, ribadisce l'importanza del "cessate il fuoco" in Ucraina e nelle altre parti nel mondo.

Il Papa arriva al Colosseo alle 16.30 per chiudere l'incontro e per partecipare alla "Preghiera dei cristiani".

L'incontro ( dal 23 al 25 ottobre ) ha visto infatti riunite le grandi religioni mondiali in un tempo in cui prevale drammaticamente una realtà di guerra in Europa, quella in Ucraina, insieme ad altri, numerosi, conflitti che interessano tante nazioni del mondo. La pace e l’urgenza di costruirla, insieme alla crisi ambientale e a quella umanitaria, con migliaia di profughi costretti ad abbandonare le loro terre, sono i temi che sono stati affrontati nel corso del convegno, che ha visto una partecipazione popolare non solo dall’Italia ma anche da diversi paesi europei.

“Quest’anno la nostra preghiera è diventata un “grido”, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico. Per questo abbiamo elevato la nostra preghiera a Dio, che sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli. Ascoltaci Signore”, dice il Papa al Colosseo.

Per Francesco “l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto”.

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Il Papa poi ricorda: “Oggi, in effetti, si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato”.

“Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo”, è questo il grido del Pontefice.

Il Papa si reca poi sul palco insieme ai vari rappresentanti dove ha luogo l’Incontro internazionale e viene consegnato al mondo intero l’Appello di Pace.

“Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Fermiamo ogni conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione, è un’avventura senza ritorno nella quale siamo tutti perdenti. Tacciano le armi, si dichiari subito un cessate il fuoco universale. Si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura. Si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari”, si legge nell’appello dei rappresentanti delle Chiese cristiane e delle Religioni mondiali.

“La pace è santa, la guerra non può mai esserlo!”, concludono i leader. Infine lo scambio della pace e una serie di cartelli che riportano il nome della pace in tutte le lingue del mondo.

 

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