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Papa Francesco, i tre impegni per il dialogo interreligioso

Primo Tavolo di colloquio tra il Dicastero per il Dialogo interreligioso e il Congresso dei Leader della Religioni Tradizionali Mondiali

Papa Francesco, colloquio | Papa Francesco con i partecipanti al primo Colloquio kazako-vaticano, 4 aprile 2024 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, colloquio | Papa Francesco con i partecipanti al primo Colloquio kazako-vaticano, 4 aprile 2024 | Vatican Media / ACI Group

La cooperazione vaticano – kazaka, stabilitasi in maniera ancora più forte con la partecipazione di Papa Francesco al VII Congresso dei Leader delle Religioni Tradizionali e Mondiali nel 2022, si è arricchita in questi giorni di un nuovo capitolo: il primo Colloquio tra il Dicastero per il Dialogo Interreligioso da parte della Santa Sede e il Congresso dei Leader delle Religioni Tradizionali e Mondiali, il Senato della Repubblica e il Centro Nursultan Nazarbayev per il Dialogo Interreligioso e tra le Civiltà da parte kazaka. Ai partecipanti a questo colloquio, Papa Francesco ha segnalato tre impegni: il rispetto delle diversità, l’impegno per la “casa comune” e la promozione della pace.

Il Colloquio è il primo frutto del Protocollo d’Intesa stipulato tra il Nazarbayev Center e il suddetto Dicastero.

Papa Francesco ricorda il suo viaggio in Kazakhstan, loda il Congresso, mette in luce che lo scorso gennaio ha potuto accogliere il presidente del Senato Ashimbayev in Vaticano, che è anche capo del Segretariato del Congresso e che guida la delegazione kazaka,

È necessario – dice Papa Francesco – “sostenerci nel coltivare l’armonia tra le religioni, le etnie e le culture”.

Quindi, Papa Francesco si sofferma sui tre aspetti. Primo, “il rispetto della diversità”, un elemento imprescindibile della democrazia, in quella che il Papa chiama “sana laicità”, e che “non mescola religione e politica, ma le distingue per il bene di entrambe, e che riconosce allo stesso tempo alle religioni il loro ruolo essenziale nella società, a servizio del bene comune”.

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Guardando al modello kazako, Papa Francesco ricorda che pace e armonia sociale “sono favorite

da un trattamento equo e paritario delle diverse componenti etniche, religiose e culturali per quanto riguarda il lavoro, l’accesso agli uffici pubblici e la partecipazione alla vita politica e sociale del Paese, affinché nessuno si senta discriminato o favorito a motivo della sua specifica identità”.

Quindi la cura del creato, tema del colloquio, che ha come titolo è “La nostra casa comune: un dono divino da amare e di cui prendersi cura”. Secondo Papa Francesco, “il rispetto per il creato è conseguenza irrinunciabile dell’amore per il Creatore, per i fratelli e le sorelle con cui condividiamo la vita sul pianeta, e in modo particolare per le generazioni future, nei riguardi delle quali siamo chiamati a tramandare un’eredità da custodire, non un debito ecologico da scontare”.

Infine, la promozione della pace, in un mondo in cui “tanti, troppi parlano di guerra,” e in cui “la retorica bellicista e troppo tornata di moda”, e “mentre si spargono parole di odio, le persone muoiono nella brutalità dei conflitti”.

Abbiamo dunque bisogno – dice Papa Francesco – “di parlare di pace, di sognare la pace, di dare creatività e concretezza alle attese di pace, che sono le vere aspettative dei popoli e della gente. Si faccia ogni sforzo in tal senso, dialogando con tutti”. Papa Francesco auspica dunque che “il vostro incontrarvi nel rispetto delle diversità e con l’intento di arricchirvi vicendevolmente sia di esempio a non vedere nell’altro una minaccia, ma un dono e un interlocutore prezioso per la crescita reciproca”.