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Papa Francesco, ai bambini, siate sempre appassionati al sogno della pace

Il pensiero del Papa ai bambini che soffrono la guerra nella udienza alle rete della Scuole per la Pace

Papa Francesco e le Scuole per la Pace |  | Vatican Media
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"Oggi più che mai, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto". Papa Francesco lo ha detto ai ragazzi e ragazze, e insegnanti, della rete nazionale delle “Scuole per la Pace" ricevuti in Vaticano nell' Aula Paolo VI.

Il Papa ha ricordato che nel "prossimo mese di settembre si svolgerà a New York il Summit del Futuro, convocato dall’ONU per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un “Patto per il Futuro” e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. Si tratta di un evento importante, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto “sulla carta”, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento".

Poi il Papa ha detto ai ragazzi "siete chiamati ad essere protagonisti del futuro". Una sfida che riguarda tutti da vicino "non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio “orto”: occorre invece mettersi in rete e fare rete, entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia".  Lavorare per il bene di tutti quindi, "un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati!" dice il Papa. E aggiunge: "lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi – ascoltate bene – questo tipo di sogno si realizza pregando, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze".

Pace e cura. La pace che "non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione. Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso. Dal “prendersi cura” reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo.

Carissimi, in questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità", e aggiunge una riflessione sui bambini in guerra che "hanno dimenticato di sorridere". E chiede un po' di silenzio per i bambini ucraini e di Gaza. Vi auguro di essere sempre appassionati al sogno della pace",

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E conclude con le parole di Don Lorenzo Milani "che al “non mi importa”, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l’“I care”, cioè il “mi sta a cuore”, “mi interessa”.