Città del Vaticano , venerdì, 7. marzo, 2025 18:00 (ACI Stampa).
24 dicembre 1974. Si apre l’Anno Santo, proclamato da Papa Paolo VI. Tutto è molto difficile, un tempo di travaglio, il terrorismo, la grave crisi economica, la progressiva secolarizzazione, l’abbandono delle pratiche religiose, soprattutto da parte dei giovani. Il Papa sa che indire il Giubileo in un quadro del genere è una sfida, un rischio, che si può perdere. Ma non si torna indietro. Il suo messaggio ai pellegrini è straordinario, sincero, accorato, parole che vanno dritte al cuore, al senso profondo della questione. Il Papa chiede infatti: “ Una parola sola, Fratelli; ed anche questa in forma di domanda:perché siete venuti? Per un’escursione? Un viaggio turistico? Una gita di devozione? O semplicemente: per aderire all’Anno Santo, al Giubileo, con gli altri, come gli altri, senza tentare di penetrare il significato autentico e profondo di questo momento tanto singolare, che muove le folle, che scuote la Chiesa, e che vorrebbe coinvolgere tutta l’umanità? siete venuti per un’adesione passiva? così, per far numero? per arrendervi ad un’esperienza religiosa originale? Voi, giovani, che cosa ne pensate? Voi, fedeli? Voi, Sacerdoti e Religiosi, come definireste il giubileo dell’Anno Santo?”
Una domanda, anzi una serie di domande incalzanti, in un crescendo quasi drammatico, che coinvolgono profondamente ogni animo: “ Tutti: accorgiamoci che a questa domanda, quasi aggressiva, non una, ma molte risposte si possono dare. E questa è una prima scoperta: l’Anno Santo è un fatto grande e complesso. Può segnare nella storia spirituale di ciascuno di noi un momento speciale, un momento forse importante, forse decisivo. Sotto diversi aspetti. Noi siamo, una volta di più, sotto l’incalzante, antica questione: conosci te stesso. L’Anno Santo pone la questione in forma di domanda e in modo interiore: Tu, conosci Te stesso? Che cosa sai tu di Te stesso? Chi sei? Sei cristiano? E che cosa significa essere cristiano? Te ne rendi conto?”
E dopo le domande il Papa passa a definire ciò che dovrebbe essere prima di tutto celebrare un anno santo, ossia il momento di un risveglio religioso, interiore di ciascuno. “Questo pellegrinaggio è come la salita d’una scala; d’una scala santa. Al primo gradino è scritto: prendi coscienza di Te stesso, del tuo essere, del tuo vivere. Perché vivi? Qual è il fine vero, essenziale della vita? Ripiegati sulla tua coscienza. Risvegliati! Non ti accorgi che tu vivi, forse abitualmente, fuori di te stesso?Che il mondo esteriore ti assorbe, ti distrae, ti domina? Possiedi tu una cella interiore, nella quale tu stai solo con te stesso, e ti rendi conto di ciò ch’è più intelligente e più importante: definire bene la tua identità? (Cfr. S. AUGUSTINI Ep., III; PL 2, 64) Chi sei? un uomo senza la consapevolezza del proprio essere? Ti ricordi della definizione biblica dell’uomo: «Iddio creò l’uomo ad immagine sua»? (Gen. 1, 27) Prova a riflettervi: scoprirai la religione impressa nel tuo essere. Questo è il primo risveglio dell’Anno Santo: il risveglio religioso, interiore, nostro!”
Queste domande, queste riflessioni possono guidare anche il modo in cui affrontare questo attuale Giubileo. Quello che Paolo VI ha proclamato per il 1975, dieci anni dopo la fine del Concilio, nel segno del “rinnovamento e della riconciliazione”, così come Papa Francesco lo ha indetto imperniandolo sul tema della speranza. Padre Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, torna ai mesi di 50 anni fa con il volume L’Anno Santo con Paolo VI, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, disponibile da oggi stesso, 7 marzo. L’autore, dunque, richiama l’esperienza vissuta da Papa Montini “quando, nonostante dubbi e difficoltà, decise di mantenere viva la tradizione iniziata nel 1300”. Il volume si snoda attraverso un’antologia di discorsi, omelie, lettere e udienze di Paolo VI che aiutano il lettore a riscoprire il significato del Giubileo “come evento che, lontano dalle apparenze, è un invito a un profondo rinnovamento interiore”. Come appunto il messaggio che si è citato ampiamente. Parole e immagini di questo Pontefice proclamato santo da papa Francesco nel 2018, ci sono tornate alla mente, oltre che grazie al libro appena pubblicato, anche dal fatto che casualmente ci ritroviamo a Brescia, e qui ha vissuto una parte significativa Giovanni Battista Montini, destinato a diventare papa. La città restituisce molto della figura di questo grande testimone della fede e dell’amore per la Chiesa. L chiese in cui si recava a pregare, i palazzi dei tanti circoli cattolici, le piazze, le strade in cui ha vissuto, e che ancora emanano la forza di una partecipazione alla vita comunitaria. Inviti a convegni, a incontri, a spettacoli, a celebrazioni, segno di una vitalità che ha radici antiche, che il giovane Montini ha respirato fin dalla prima infanzia.
Quelle radici si percepiscono in tutte le esperienze personali di papa Montini ricordate nel libro dii padre Sapienza, insieme a riflessioni teologiche e spirituali, aiutando a esplorare il significato dell’Anno Santo “come tempo di grazia nella Chiesa e per ciascun fedele, ma, ancora allargando la prospettiva, per ogni uomo sinceramente alla ricerca di un senso per se stesso e per la propria vita.