Roma , venerdì, 23. maggio, 2025 12:00 (ACI Stampa).
Un comunicato di Aiuto alla Chiesa che soffre sottolinea la situazione drammatica e delicata che si sta verificando a Gaza.
"La situazione a Gaza, in Terra Santa, continua ad essere molto grave", secondo Padre Gabriel Romanelli, responsabile dell'unica parrocchia cattolica del territorio. All’inizio della guerra, l'intera popolazione cristiana si è rifugiata nella parrocchia cattolica della Sacra Famiglia e nel vicino complesso ortodosso. La chiesa ospita attualmente circa 500 uomini, donne e bambini, tra cui un gruppo di disabili assistiti dalle Missionarie della Carità. In un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Padre Romanelli ha spiegato che "all'interno del complesso parrocchiale stiamo facendo il possibile, anche se sentiamo molti bombardamenti e a volte le schegge ci raggiungono".
"La sfida principale di Padre Gabriel - sempre secondo ACS - è quella di organizzare la vita all'interno della parrocchia, garantendo un programma regolare, con l’adorazione mattutina del Santissimo Sacramento, la recita del rosario e la celebrazione della Messa nel pomeriggio. I numerosi bambini della parrocchia partecipano regolarmente alle lezioni scolastiche; vengono inoltre organizzate attività per i più piccoli, gli adolescenti e le famiglie, oltre a gruppi di studio biblico, le cui riunioni si tengono settimanalmente".
Le risorse che la parrocchia riceve dai benefattori vengono distribuite tra tutti i residenti, tuttavia, Israele negli ultimi tre mesi "ha bloccato l'accesso di qualsiasi aiuto". "Il 22 maggio, Israele ha permesso l'ingresso a Gaza di soli 90 camion umanitari, ben al di sotto del fabbisogno giornaliero stimato di 500 camion. Ciò significa che la parrocchia ha dovuto assumere misure più drastiche. «Da tre mesi non riceviamo aiuti. Quindi, per ora, stiamo razionando tutto ciò che abbiamo, e solo dopo questo razionamento potremo distribuire ai rifugiati nel complesso e alle persone che vengono da fuori», spiega il parroco. Nonostante questi vincoli, di recente Padre Gabriel è riuscito a distribuire acqua sia all'interno sia all'esterno del complesso", si legge ancora nel comunicato ACS.
"Circa 52 membri della popolazione cristiana, ortodossi e cattolici, su un totale di circa 1.000 persone presenti prima del conflitto, sono stati uccisi nel corso degli attacchi o sono morti per malattie non curate. Padre Gabriel afferma di aver rilevato anche segni di malattia mentale, compresa la depressione. "La cosa più grave che notiamo è che nessuno parla della fine della guerra o del diritto di rimanere qui, di ricostruire le case, di ricominciare", conclude ad ACS il parroco.