Roma , giovedì, 29. maggio, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Sintetizzare la figura di Paolo VI (oggi la sua memoria lturgica) è impresa non facile anche perché sono diverse le anime che confluiscono in questo pontefice che sarà ricordato come l’uomo che portò a compimento il Concilio Vaticano II. Un pontificato, il suo, ricco di diversi documenti che hanno segnato la storia della Chiesa. Fra questi, in particolare, la famosa Enciclica sociale scritta da papa Paolo VI e pubblicata il 26 marzo 1967, la Populorum progressio.
Fine intellettuale e uomo di preghiera: questa, la sintesi estrema di un’esistenza condotta alla sequela del Vangelo di Cristo. Uno dei primi pontefici a inaugurare il dialogo non solo con altre fedi (ebrei ed ortodossi, primi fra tutti) ma soprattutto con chi è lontano dalla fede. E poi, il suo dialogo con gli intellettuali e gli artisti. Amante della cultura e delle filosofia, della teologia: fra gli autori preferiti, primo fra tutti sant’Agostino.
Le origini, in un piccolo paese del Bresciano, Concesio. Qui nasce Giovan Battista il 26 settembre 1897, secondogenito di Giorgio e di Giuditta Alghisi. Famiglia cattolica impegnata molto nel sociale: questo l’embrione in cui nasce il futuro papa. Nell’autunno del 1916, entra nel seminario di Brescia e quattro anni dopo, il 29 maggio 1920, riceve l’ordinazione sacerdotale. Poi, alla volta di Roma, dove comincia a seguire i corsi di filosofia della Pontificia Università Gregoriana e quelli di lettere dell’università statale, laureandosi poi in diritto canonico nel 1922 e in diritto civile nel 1924. Intanto, in seguito a un incontro con il sostituto della Segreteria di Stato Giuseppe Pizzardo nell’ottobre 1921, viene destinato al servizio diplomatico e per alcuni mesi del 1923 lavora come addetto alla nunziatura apostolica di Varsavia.
Dopo essere entrato in Segreteria di Stato Vaticana (1924), l’importante incarico (nel 1925) di assistente ecclesiastico nazionale della Fuci: incarico che ricopre dal 1925 al 1933. Dieventa stretto collaboratore del cardinal Eugenio Pacelli (futuro Pio XI). Fu lo stesso Montini a preparare l’abbozzo del famoso appello di pace che Papa Pacelli lanciò per radio il 24 agosto 1939, alla vigilia del conflitto mondiale: “Nulla è perduto con la pace! Tutto può esserlo con la guerra”.
Il 1954 segna un importante nomina: quella ad arcivescovo di Milano (6 gennaio 1955). E’ la sua “palestra” - così la definì Montini - prima dell’elezione a pontefice. Dal 5 al 24 novembre 1957 tenne una capillare Missione per Milano, sottoscrivendo nell’occasione un significativo «invito» rivolto «ai fratelli lontani». Fu il primo cardinale a ricevere la porpora da papa Giovanni XXIII, il 15 dicembre 1958. Da cardinale, partecipa al Concilio Vaticano II.