Grazie al lavoro di monsignor Virgilio Levi scrittore raffinato, segretario di redazione (1967-72) e quindi vicedirettore (1972-83) de L'Osservatore Romano, e direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali della Diocesi di Roma, le pagine delle omelie e dei discorsi di Paolo VI ai Romani sono state raccolte in un volume pubblicato nel 1999, alla viglia di un Anno Santo.
Oggi si rileggono quei testi con la meraviglia della loro attualità.
All'epoca il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, Camillo Ruini, parlando di Paolo VI e Roma scriveva nella presentazione: "i frutti del suo ministero universale si riversarono prima di tutto su Roma, questa nostra Città-Diocesi, unica al mondo per indole e storia, per universalità e problematiche contingenti. Paolo VI, dopo aver raccolto l'eredità di Giovanni XXIII, guidando le ultime sessioni e conducendo felicemente a termine il Concilio Vaticano II, si fece carico di strutturare, diffondere e applicare le decisioni conciliari. Egli fu l'animatore e l'interprete di una nuova vitalità della Chiesa, che per Roma si tradusse nella crescita dello spirito diocesano, in una maggiore consapevolezza del suo essere Chiesa particolare, nel risveglio delle sue forze migliori, premessa di quel grande impegno sinodale e missionario che il suo successore Giovanni Paolo Il ha potuto suscitare, sviluppare e guidare verso nuovi traguardi".
Virgilio Levi, nella sua presentazione ricorda che Montini "conosceva e amava Roma come pochi, quando ne divenne Vescovo. Portava nell'anima l'ispirazione di Paolo Apostolo, di Ambrogio e Carlo Borromeo, di pastori e maestri lontani e vicini nel tempo, ma ormai fatta sua, ormai diventata l'ispirazione, quasi febbrile, appassionata e illuminata, e certamente originale ed unica, di Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI. Il suo amore per la Chiesa, così grande, così intenso, come si espresse nelle pagine dell' Ecclesiam Suam e del «Pensiero alla morte», era anzitutto amore per Roma, la città scrigno dei maggiori tesori della rivelazione cristiana e dei disegni provvidenziali di Cristo. Quando diceva: « Romani, amate Roma! », era ben lontano dalla banalità di un'esortazione di prammatica. Provava a riversare nei suoi più diretti fedeli la piena della sua consapevolezza, del suo apprezzamento, del suo amore umano e pastorale.(…) Il suo, per Roma, fu un amore trasformato in azione. Anche solo azione di tenerezza, come quando — e lo fece per molti anni — il giorno di Natale e di Pasqua, lasciava il Vaticano all'alba, per andare a celebrare la Messa in qualche Parrocchia delle più povere, prima di sobbarcarsi alla fatica dei riti solenni a S. Pietro, nella tarda mattinata. « Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio » esorta la Scrittura (Eb 13,7). A ben pensarci, non è solo un dovere, ma anche un bisogno e infine una gioia".
Una gioia che spero di condividere con voi.
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