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Papa Leone XIV: Gesù ci chiama all’umiltà che vuol dire “libertà da sé stessi”

L'Angelus di oggi da piazza San Pietro. L'appello alla pace.

Papa Leone XIV all'Angelus | Papa Leone XIV all'Angelus | Credit Vatican Media Papa Leone XIV all'Angelus | Papa Leone XIV all'Angelus | Credit Vatican Media

Ore 12, piazza San Pietro. E' il momento dell'Angelus del papa. Tutti i fedeli aspettano questo momento. Papa Loene XIV si affaccia dallla finestra dello studio del Palazzo Apostolico Vaticano. Prima della consueta recita dell'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti nella piazza più famosa al mondo, è attesa da tutti la sua meditazione. 

 

"Stare a tavola insieme, specialmente nei giorni di riposo e di festa, è un segno di pace e di comunione, in ogni cultura. Nel Vangelo di questa domenica Gesù è invitato a pranzo da uno dei capi dei farisei. Avere ospiti allarga lo spazio del cuore e farsi ospiti chiede l'umiltà di entrare nel mondo altrui. Una cultura dell'incontro si nutre di questi gesti che avvicinano" così esordisce il pontefice. 

 

Poi, approfondisci il tema dell'incontro. Ci dice che “incontrarsi non è sempre facile”. Prende spunto ancora dal Vangelo: “I commensali “stavano a osservare” Gesù, e in genere Lui era guardato con un certo sospetto dai più rigorosi interpreti della tradizione” continua papa Leone XIV. E precisa che l'incontro avviene "perché Gesù si fa realmente vicino, non rimane esterno alla situazione. Egli si fa ospite davvero, con rispetto e autenticità". Parla dello “stile” di Gesù papa Leone XIV: è uno “stile proprio” che si realizza con il racconto di una parabola. Parole che devono indurre “a pensare”: Gesù “ha infatti notato che c'è una corsa a prendere i primi posti”. 

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Lo sguardo, poi, sul mondo contemporaneo: “Questo succede anche oggi, non in famiglia, ma nelle occasioni in cui conta “farsi notare”; allora lo stare insieme si trasforma in una competizione”. Ma cosa vuol dire, invece, sedersi alla Mensa del Signore? Papa Leone XIV, allora, si sofferma su questa tematica approfondita molte volte dallo stesso pontefice: "Sederci insieme alla mensa eucaristica, nel giorno del Signore, significa anche per noi lasciare a Gesù la parola. Egli si fa volentieri nostro ospite e può descriverci come Lui ci vede". E sottolinea come molto spesso “riduciamo la vita a una gara”. Troppo spesso - sottolinea il pontefice - “diventiamo scomposti per ottenere qualche riconoscimento” e “ci paragoniamo inutilmente gli uni agli altri”. E, invece, ci si dovrebbe fermare per “riflettere”: “lasciarci scuotere da una Parola che mette in discussione le priorità che ci occupano il cuore: è un'esperienza di libertà. Gesù ci chiama alla libertà” continua il papa. Ma per fare ciò è necessaria l'umiltà che vuol dire "libertà da sé stessi. Essa nasce quando il Regno di Dio e la sua giustizia hanno veramente preso il nostro interesse e ci possiamo permettere di guardare lontano: non la punta dei nostri piedi, ma lontano!". 

Dopo la recita dell'Angelus con i fedeli, ancora qualche parola di papa Leone XIV che ricorda  la guerra in Ucraina e il recente bombardamento di Kiev.Ribadisce, in merito, la sua vicinanza al popolo ucraino e alle famiglie ferite. Incessante l'appello per la pace:"Invito tutti a non cedere all'indifferenza ma farsi prossimi con la preghiera e con gesti concreti di carità. Ribadisco con forza il mio pressante appello per un cessate il fuoco immediato e per un serio impegno nel dialogo.E' il tempo che i responsabili rinuncino alla logica delle armi e imbocchino la via del negoziato e della pace con il sostegno della comunità internazionale. La voce delle armi deve tacere mentre deve alzarsi la voce della fraternità e della giustizia!”. Poi, in lingua inglese, ricorda la recente sparatoria a Minneapolis : la sparatoria che ha coinvolto una scuola cattolica a Minneapolis. Esprime dolore e vicinanza spirituale a tutte le famiglie.

Poi, continua, nel ricordo della tragedia della nave di migranti dispersa due giorni fa in Mauritania: “I nostri cuori sono feriti anche per le più di 50 persone morte e circa 100 ancora dispersi nel naufragio di una imbarcazione carica dei migranti che tentavano il viaggio di 1.100 km verso le isole Canarie rovesciatasi presso la costa atlantica della Mauritania: questa tragedia mortale si ripete giorno ovunque nel mondo. Preghiamo perché il Signore ci insegni come singoli e come società a mettere in pratica pienamente la sua parola: “Ero straniero e mi avete accolto”. 

L'ultimo pensiero alla Giornata mondiale per la cura del Creato che si celebra domani: "Dieci anni fa Papa Francesco in sintonia con il patriarca ecumenico Bartolomeo I istituì per la Chiesa Cattolica tale giornata che definisce “più che mai importante e urgente” nel nostro oggi. Una giornata - annuncia il papa - che “la celebriamo e la prolunghiamo nel tempo del Creato fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi, nello spirito del "Cantico di Frate sole", da lui composto 800 anni”.

 

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