Carpi , domenica, 21. settembre, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Le parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura sono indirizzate da san Paolo a Timoteo, un giovane vescovo chiamato a guidare una comunità cristiana. In questa lettera, l’Apostolo gli affida un insegnamento centrale per la vita di fede: l’importanza della preghiera. Innanzitutto precisa che non è sufficiente pregare per i buoni, per i cristiani, per chi la pensa come noi. Al contrario la preghiera cristiana abbraccia il mondo intero. Paolo insiste: si deve pregare per “tutti.” Chiede addirittura, di innalzare preghiera anche per i governanti, seppure pagani o addirittura persecutori. Dio, infatti, non riserva la salvezza a pochi eletti, ma desidera che tutti siano salvi. Nessuno escluso. Per questo, la preghiera cristiana non è mai faziosa, mai guidata da interessi di parte, ma nasce da un cuore che desidera ciò che desidera Dio. In questa ottica la nostra preghiera diventa un gesto d’amore, capace di intercedere per l’umanità come ha fatto Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.
È una sfida difficile e, nello stesso tempo, anche molto bella. Pregare per chi amiamo viene naturale; molto più difficile è farlo per chi ci ha feriti, per chi è distante da noi, per chi ci spaventa, per chi esercita il potere in modo ingiusto, per chi ci scandalizza. Eppure, san Paolo ci invita con chiarezza: pregate anche per loro. Non perché tutto ciò che fanno sia giusto, né per giustificarne le azioni, ma perché Dio desidera che anch’essi giungano alla conoscenza della verità, che è Cristo. Una preghiera che abbraccia il mondo intero, ci fa uscire da noi stessi, spezza il cerchio stretto dell’egoismo e allarga il nostro cuore fino a farlo somigliare un po’ di più al cuore di Dio.
C’è pure un secondo aspetto che l’Apostolo sottolinea. La preghiera non è un rifugio per dimenticare i problemi del mondo. Al contrario è una forza che li attraversa. La preghiera costruisce pace, prepara il terreno per una vita più degna, serena, più giusta. San Paolo lo dice chiaramente: preghiamo per tutti “perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (v.2). In effetti, un cuore che prega non alimenta polemiche; non si lascia guidare dalla rabbia o dal giudizio, ma cerca la via del bene, anche quando costa. La preghiera cristiana nasce da un cuore riconciliato. E’ bene non dimenticare quanto scrive san Giovanni Crisostomo, al riguardo:“Chi si avvicina all’altare con odio nel cuore, non offre un sacrificio gradito a Dio, ma accende un fuoco contro sé stesso” (Homiliae in Matthaeum, 5)
Infine, san Paolo ci invita a riflettere anche come preghiamo. Scrive: “Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche” (1Tm 2,8).Le “mani pure” di cui parla l’Apostolo non sono mani perfette, ma mani che non si alzano contro il fratello, mani che si tendono a Dio con fiducia e abbandono. In un tempo segnato da conflitti, parole dure e crescente chiusura, siamo chiamati a tornare ad essere un popolo che intercede. Un popolo che crede davvero nell’amore di Dio.




