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Papa Leone XIV: "La vita di tutti può cambiare, perché Cristo è risorto dai morti"

Il Pontefice: "Il Catechismo è lo strumento di viaggio che ci ripara dall’individualismo e dalle discordie, perché attesta la fede di tutta la Chiesa cattolica"

Papa Leone XIV |  | Vatican Media Papa Leone XIV | | Vatican Media

Proseguono le celebrazioni giubilari presiedute da Papa Leone XIV: stamane in Piazza San Pietro il Pontefice ha celebrato la Messa per il Giubileo dei Catechisti.

Commentando il Vangelo odierno Leone osserva: “Lazzaro viene dimenticato da chi gli sta di fronte, eppure Dio gli è vicino e ricorda il suo nome. L’uomo che vive nell’abbondanza, invece, è senza nome, perché perde sé stesso, dimenticandosi del prossimo. I suoi beni non lo rendono buono”.

Questa storia – denuncia il Papa – “è, purtroppo, molto attuale. Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento. Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato: quanti Lazzaro muoiono davanti all’ingordigia che scorda la giustizia, al profitto che calpesta la carità, alla ricchezza cieca davanti al dolore dei miseri! Eppure il Vangelo assicura che le sofferenze di Lazzaro hanno un termine. Finiscono i suoi dolori come finiscono i bagordi del ricco, e Dio fa giustizia verso entrambi”.

Dopo aver ricordato il dialogo tra il ricco e Abramo, Leone XIV aggiunge: “Ascoltare Mosè e i Profeti significa fare memoria dei comandamenti e delle promesse di Dio, la cui provvidenza non abbandona mai nessuno. Il Vangelo ci annuncia che la vita di tutti può cambiare, perché Cristo è risorto dai morti. Questo evento è la verità che ci salva: perciò va conosciuta e annunciata, ma non basta. Va amata: è quest’amore che ci porta a comprendere il Vangelo, perché ci trasforma aprendo il cuore alla parola di Dio e al volto del prossimo”.

Rivolgendosi poi ai catechisti il Papa rileva: “voi siete quei discepoli di Gesù, che ne diventano testimoni: il nome del ministero che svolgete viene dal verbo greco katēchein, che significa istruire a viva voce, far risuonare. Ciò vuol dire che il catechista è persona di parola, una parola che pronuncia con la propria vita. Perciò i primi catechisti sono i nostri genitori, coloro che ci hanno parlato per primi e ci hanno insegnato a parlare. Come abbiamo imparato la nostra lingua madre, così l’annuncio della fede non può essere delegato ad altri, ma accade lì dove viviamo. Anzitutto nelle nostre case, attorno alla tavola: quando c’è una voce, un gesto, un volto che porta a Cristo, la famiglia sperimenta la bellezza del Vangelo”.

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“Tutti – prosegue Papa Leone - siamo stati educati a credere mediante la testimonianza di chi ha creduto prima di noi. I catechisti ci accompagnano nella fede condividendo un cammino costante, come avete fatto voi oggi, nel pellegrinaggio giubilare. Questa dinamica coinvolge tutta la Chiesa: il Catechismo è lo strumento di viaggio che ci ripara dall’individualismo e dalle discordie, perché attesta la fede di tutta la Chiesa cattolica. Ogni fedele collabora alla sua opera pastorale ascoltando le domande, condividendo le prove, servendo il desiderio di giustizia e di verità che abita la coscienza umana.

“Ricordiamoci – conclude Leone XIV - che nessuno dà quello che non ha. Se il ricco del Vangelo avesse avuto carità per Lazzaro, avrebbe fatto del bene, oltre che al povero, anche a sé stesso. Se quell’uomo senza nome avesse avuto fede, Dio lo avrebbe salvato da ogni tormento: è stato l’attaccamento alle ricchezze mondane a togliergli la speranza del bene vero ed eterno. Quando anche noi siamo tentati dall’ingordigia e dall’indifferenza, i molti Lazzaro di oggi ci ricordano la parola di Gesù, diventando per noi una catechesi ancora più efficace in questo Giubileo, che è per tutti tempo di conversione e di perdono, di impegno per la giustizia e di ricerca sincera della pace”.

Il Papa ha poi conferito il ministero di catechista ad alcuni uomini e donne provenienti da ogni angolo del pianeta.

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