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Ordinato a Shanghai il vescovo cinese "eletto" durante la sede vacante

Padre We Jianlin verrà ordinato a Shanghai. La sua nomina aveva creato scompiglio, anche se poi il Cardinale Parolin la aveva descritta come prevista

We Jianlin | We Jianlin, il nuovo ausiliare di Shanghai | Weibo We Jianlin | We Jianlin, il nuovo ausiliare di Shanghai | Weibo

Padre Wu Jianlin, “eletto” come vescovo ausiliare di Shanghai lo scorso 28 aprile, sarà ordinato vescovo nella cattedrale di Xujianhui il prossimo 15 ottobre. La notizia, però, non è solo un semplice dato di calendario. A guardare bene la data, padre Wu Jianlin è stato eletto durante la sede vacante, quando Papa Francesco era morto e ancora non era stato eletto il successore. Il 29 aprile, le autorità cinesi elessero padre Li Jianlin vescovo della diocesi di Xinxiang, dove tra l’altro era presente come vescovo Giuseppe Zhangh Weizhu, nominato clandestinamente da Giovanni Paolo II nel 1991 e dal 2021 detenuto non si sa dove.

Insomma, la notizia significa che uno dei due vescovi scelti da Pechino, in un periodo in cui ci possono essere nomine episcopali perché non c’è il Papa, sarà comunque ordinato vescovo. La Santa Sede, in questo caso, ha lasciato semplicemente accadere le cose. Dopo il Conclave, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, aveva sottolineato che la nomina non era “unilaterale”, perché era una decisione presa da tempo e condivisa dalla Santa Sede. Se pure fosse vero, resta lo smacco di un’elezione annunciata in periodo di sede vacante, quando i vescovi non possono essere nominati perché non c’è un Papa a nominarli.

L’ordinazione di padre Wu Jianlin – riporta Asia News – è stata annunciata ai sacerdoti della diocesi di Shanghai solo nelle ultime ore, ma già il 7 ottobre la parrocchia della cattedrale di Xujiahui aveva avvisato che dal 13 al 15 ottobre ci sarebbero stati eventi religiosi, che la chiesa sarebbe stata temporaneamente chiusa ai visitatori e che sarebbe stato vietato parcheggiare veicoli all’interno del cortile della chiesa entro mezzogiorno del 15 ottobre. Non era stato specificato il motivo, ma la diocesi di Shanghai aveva anche inviato una notifica a tutti i sacerdoti e le suore della diocesi in cui si definiva “obbligatoria” la partecipazione alla liturgia del 15 ottobre.

Li Jianlin è stato eletto il 28 aprile dall’assemblea del clero, dopo che il vescovo di Shanghai Giuseppe Shen Bin aveva visitato i vari vicariati e aveva sostenuto l’elezione di padre Wu, mentre i funzionari degli affari religiosi di ciascun distretto avevano già i precedenza sondato le intenzioni di voto.

Per convincere a votare Wu, Shen Bin avrebbe detto che “tutti i cattolici che partecipano alla Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CCPPC) sono vescovi; prima o poi dovremmo rendere anche p. Wu Jianlin un vescovo”.
Dopo che il vescovo ausiliare Taddeo Ma Daqin era stato sospeso nel 2012 in seguito alla sua rinuncia pubblica ad aderire all’Associazione patriottica, padre Wu Jianlin è diventato il coordinatore del "gruppo dei cinque" della diocesi. È stato eletto membro della Conferenza consultiva politica municipale di Shanghai nel 2013, e nel 2018 è diventato membro della Conferenza consultiva politica nazionale.

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Shanghai sta diventando sempre più territorio di controllo delle autorità cinesi. Dopo la morte di Papa Francesco lo scorso 21 aprile, la diocesi di Shanghai ha proibito ogni commemorazione privata del Papa, sottolineando che le attività commemorative sarebbero state organizzate insieme all’Associazione Patriottica e alla Conferenza dei vescovi”.

La notizia della morte del Papa è comparso sul sito della diocesi di Shanghai solo il 24 aprile, con la dicitura che l’articolo era stato “interamente ripreso dal sito ufficiale dell’Associazione Patriottica e della Conferenza dei Vescovi cinesi”, mentre lo stesso sito non aveva dato notizia dell’elezione di Leone XIV, e di conseguenza nemmeno l’Associazione Patriottica lo ha fatto.

È il segno di un rapporto che continua ad essere difficile, nonostante il Cardinale Parolin abbia sostenuto la linea del dialogo anche nella presentazione del volume degli Atti del Convegno sui Cento anni del Concilio Cinese lo scorso 10 ottobre.

In particolare, le autorità cinesi presentano alla Santa Sede un unico candidato per l’elezione dei vescovi, mentre se un vescovo viene trasferito la cerimonia di insediamento viene spesso organizzata in hotel e sale parrocchiali e non nelle chiese, a sottolineare come il vescovo sia prima di tutto parte dello Stato.

Secondo alcune fonti, la Santa Sede aveva mantenuto in passato una posizione ferma riguardo alla situazione del vescovo Ma Daqin, insistendo nel considerarlo l’unico vescovo legittimo della diocesi di Shanghai, anche se il suo esercizio di governo era ostacolato. Tuttavia, davanti alla pressione del governo e alla nomina imposta del vescovo Shen Bin a Shanghai, la Santa Sede ha progressivamente ceduto.

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