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La grande famiglia della Chiesa. Dedicazione della Basilica Lateranense

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

La Basilica di San Giovanni in Laterano |  | Daniel Ibanez EWTN La Basilica di San Giovanni in Laterano | | Daniel Ibanez EWTN

In questa domenica, la Chiesa celebra la festa della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano. Forse qualcuno potrebbe pensare: “Ma che c’entra con noi, che viviamo lontano da Roma?”. Questa festa ci riguarda da vicino, perchè la Basilica di San Giovanni in Laterano è la cattedrale del Papa, il Vescovo di Roma. È la chiesa più antica del mondo cristiano: fu costruita nel IV secolo dall’imperatore Costantino e sulla facciata porta scritto: Omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput — cioè “madre e capo di tutte le chiese di Roma e del mondo”. Questo ci ricorda che la Chiesa non è solo la nostra comunità, ma una grande famiglia che è diffusa su tutta la terra, unita intorno al Papa, successore dell’apostolo Pietro.

Nella prima lettura, il profeta Ezechiele è oggetto di una visione straordinaria: vede una sorgente che esce dal tempio di Gerusalemme e diventa un fiume grandissimo. Dove passa quest’acqua, tutto rinasce e rifiorisce. Quell’acqua rappresenta la grazia di Dio, che trasforma, guarisce e rende feconda la vita dell’umanità. Noi sappiamo che quel fiume non esce più da un tempio di pietra, ma dal cuore di Gesù. Dal suo costato trafitto sulla croce sono scaturiti acqua e sangue: segno dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucarestia, con i quali l’uomo è rigenerato alla vita dei figli di Dio.

Il brando del Vangelo ci racconta un episodio significativo della vita di Cristo. Entra nel cortile del tempio di Gerusalemme e scaccia i mercanti. Non lo fa per rabbia, ma per amore: perché la casa di suo Padre non può diventare un luogo di commercio o di interessi umani. Il gesto che compie non è solo una denuncia, ma profetico. Gesù annuncia che con la Sua venuta il vero tempio, il luogo vero dell’incontro con Dio non sarà più fatto di pietre, ma sarà Lui stesso.  Gesù è il luogo dell’incontro tra Dio e l’uomo. E, dopo la sua Ascensione, questo incontro continua nella Chiesa, che è il Suo corpo vivo. E noi siamo le pietre vive di questo edificio spirituale.

San Paolo ce lo ricorda con chiarezza: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1Cor 3,16). Quando una chiesa viene dedicata, viene consacrata a Dio. È un segno bellissimo: significa dire “Signore, questo luogo è tuo, qui vogliamo incontrarti”. Ma oggi siamo invitati a fare un passo in più. Non solo le mura di una chiesa sono sante, ma anche ogni persona che ha ricevuto il battesimo è stato consacrato a Dio. Oggi, dunque siamo chiamati a lasciare purificare da Gesù il nostro tempio interiore, come fece a Gerusalemme. Egli desidera entrare nella nostra vita per togliere tutto ciò che ci appesantisce: il rancore, l’orgoglio, la sfiducia, la fretta che non lascia spazio al Sgnore. Solo così il Signore può fare della nostra vita un luogo dove si respira pace, misericordia e amore e divenire una piccola sorgente che irriga il mondo con la bontà e la speranza del Vangelo.

Chiediamo, dunque, che il Signore ci renda tempio accogliente della sua Sua presenza per divenire a nostro volta luogo di luce e di pace per coloro che ci incontrano. Chiediamo anche che dalla nostra comunità, come da un fiume, sgorghi quella vita nuova che solo Dio sa donare.

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