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Letture, la fede in 10 parole secondo Papa Leone XIV

La prima antologia di testi del Pontefice americano

La copertina del libro |  | LEV La copertina del libro | | LEV

“Dieci parole. Non sono tante dieci parole, ma possono iniziare un discorso sulla ricchezza della vita cristiana. Così, per cominciarlo, di queste dieci parole vorrei sceglierne tre, come avvio di un immaginario dialogo con quanti leggeranno queste pagine: Cristo, comunione, pace.

A un primo sguardo, possono sembrare termini slegati, non conseguenti tra loro. Ma non è così. Essi si possono intrecciare in una relazione che vorrei con voi, cari lettori, qui approfondire, perché ne possiamo insieme cogliere la novità e la significanza”.

E’ lo stesso papa Leone XIV a introdurre e a darne una precisa interpretazione, le pagine del libro La forza del Vangelo. La fede cristiana in 10 parole (Libreria Editrice Vaticana, pp. 144, euro 15) appena uscito in libreria. Si tratta di un’antologia di interventi del Papa, curata da Lorenzo Fazzini, che presenta appunto  10 parole-chiave del cristianesimo oggi: Cristo, cuore, Chiesa, missione, comunione, pace, poveri, fragilità, giustizia, speranza. Per inciso La forza dal Vangelo viene  presentato in questi giorni  in varie città in alcuni eventi dedicati a Leone XIV, durante i quali saranno proiettati anche i documentari León de Perú e Leo from Chicago,  prodotti dal Dicastero per la comunicazione. 

Una sfida, forse: possono dieci parole cambiare il mondo? Abbiamo ancora negli occhi le immagini del Papa che si reca a pregare presso la tomba di san Francesco, ad Assisi, invocando la pace,  quella vera. L’incontro con la comunità di frati francescani e con le monache agostiniane nell’incantevole Montefalco… E le parole del Pontefice sul santo come modello nell’incarnare la ricerca di quell’autentica pace.  Leone pone spesso al centro dei suoi messaggi, delle omelie, degli interventi la  pace e la presenza dei  poveri: la pace  è stata il primo saluto e dono del Risorto, i poveri sono "al centro del Vangelo e i destinatari privilegiati dell’annuncio della Buona Novella".  Queste parole, e lo sguardo rinnovato che possono dare, hanno corpo se nascono dall’adesione personale a Cristo ed è in questo sì personale che il cristiano  trova la fonte e la forza di impegnarsi concretamente a rendere   più giusto il mondo. Ed è questo il filo rosso che percorre le pagine proposte, tratteggiando, in controluce, il profilo del Pontefice.

«Sono agostiniano, figlio di Agostino». Leone XIV, nel suo primo saluto  al mondo, da piazza San Pietro, si è presentato così. Il richiamo a sant’ Agostino, dunque, come cifra della sua personalità e  della  sua spiritualità ,  per tenere insieme  l’interiorità della contemplazione e la spinta alla missione, la ricerca della comunione e la capacità di immergersi nei problemi del nostro tempo.  Ripercorrendo il pensiero di papa Prevost e le sue parole si affacciano presenze, citazioni, riflessioni, paesaggi interiori, sguardi e visioni sulla storia e sui destini dell’umanità.

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Una presenza certa sono i santi  e il Papa cita per primo nel libro  padre Christian de Chergè, priore del monastero di Tibhirine, beatificato insieme ad altri 18 religiosi e religiose martiri in Algeria. Di fronte ai terroristi che occupano la sua casa, il religioso scrive: «Ho il diritto di domandare “disarmalo”, se non comincio a domandare “disarmami” e “disarmaci”, come comunità? È la mia preghiera quotidiana», parole citate dal Papa, per dare  della pace e della convivenza una dimensione molto più ampio, certo in una luce sfolgorante della santità.

C’è qualcosa che manca alla maggioranza della gente e di cui non sembra rendersi conto: il silenzio, la calma, il riposo, una solitudine che non significhi abbandono e isolamento, ma una sorta di “recinto sacro” in cui ritrovare se stessi. Una mancanza e un desiderio non interpretato che, almeno in parte, potrebbe spiegare l’ansia, il malessere, il senso di disagio di cui si soffre sempre più. All’Udienza generale di mercoledì 17 settembre il Pontefice sottolinea infatti: «Noi facciamo fatica a fermarci e a riposare. Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno. Ma il Vangelo ci insegna che saperci fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare a compiere».

Ecco allora i richiami di Leone al silenzio e alla riflessione: «La strada privilegiata che ci conduce nell’interiorità è la preghiera: in un’epoca in cui siamo iperconnessi, diventa sempre più difficile fare l’esperienza del silenzio e della solitudine». E poi l’importanza del riposo, che non è distrazione, affastellare attività e cose.  Torna Sant’Agostino con parole di forza e di speranza:  “Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi“.

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