Roma , mercoledì, 10. dicembre, 2025 18:00 (ACI Stampa).
“Immagino che ci saranno alcuni aggiustamenti da entrambe le parti in Germania, ma sono fiducioso che le cose si risolveranno in modo positivo”. Lo dice Papa Leone XIV, martedì pomeriggio, sul volo che da Beirut lo stava riportando a Roma dopo i cinque giorni di viaggio apostolico in Turchia e Libano, rispondendo ad una domanda di una giornalista dell’emittente radiofonica tedesca ARD sulla Chiesa in Germania e sui suoi tentativi di riformarsi attraverso un Cammino sinodale, iniziato nel 2019.
Il Pontefice spera negli “aggiustamenti”, ossia in un risultato di compromesso, e dà una risposta articolata e diplomatica. Ma andiamo con ordine.
Intanto, Leone XIV prende atto che la sinodalità non è una minaccia all’universalità, ma è un metodo ormai diffuso e accolto, ed è proprio la Chiesa universale, col Sinodo dei vescovi creato da Papa Paolo VI nel 1965, ad aver dato, per prima, l’esempio in questo senso. “Il Cammino sinodale – esordisce infatti il Papa rispondendo alla domanda - non è una peculiarità della Germania, ma negli ultimi anni tutta la Chiesa ha celebrato un sinodo e la sinodalità”.
D’altro lato, però, ci sono chiaramente delle differenze nel modo di intendere la sinodalità, da Chiesa locale a Chiesa locale, e il Papa sembra, nella sua risposta, accettare l’“inculturazione”, ossia la creatività di ogni Chiesa nazionale nell’intendere e praticare la propria sinodalità. “Ci sono alcune grandi somiglianze – prosegue il Papa - ma anche alcune differenze significative tra il modo in cui il Synodaler Weg è stato portato avanti in Germania e il modo in cui potrebbe continuare nella Chiesa universale. Da un lato, direi che c'è sicuramente spazio per il rispetto dell'inculturazione. Il fatto che in un luogo la sinodalità sia vissuta in un certo modo e in un altro sia vissuta in modo diverso non significa che ci sarà una rottura o una frattura. Penso che sia molto importante ricordarlo”.
Papa Leone XIV difende poi le ragioni dei cattolici più tradizionalisti in Germania, che non hanno mai visto di buon occhio il Cammino sinodale, ne hanno criticato metodologie ed obiettivi. Alcuni presuli, a maggio, ne sono addirittura usciti. Sono il cardinal Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia, monsignor Gregor Maria Hanke, vescovo di Eichstätt (dimessosi lo scorso giugno), monsignor Stefan Oster, vescovo di Passau, e monsignor Rudolf Voderholzer, vescovo Ratisbona. “Allo stesso tempo – aggiunge il Papa nella mini conferenza stampa tra le nuvole - sono consapevole che molti cattolici in Germania credono che alcuni aspetti del Cammino sinodale che è stato celebrato finora in Germania non rappresentino la loro speranza per la Chiesa o il loro modo di vivere la Chiesa. C'è quindi bisogno di un ulteriore dialogo e ascolto all'interno della Germania stessa, affinché non sia esclusa la voce di nessuno, affinché la voce di coloro che sono più potenti non zittisca o soffochi la voce di coloro che potrebbero essere anche molto numerosi, ma non hanno uno spazio per esprimersi e far ascoltare la propria voce e la propria espressione di partecipazione nella Chiesa”.





