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Monsignor Cavina: "Quella di Alfie è stata una lotta per la difesa della vita"

Il vescovo Cavina, il padre di Alfie e Papa Francesco  |  | Vatican Media Il vescovo Cavina, il padre di Alfie e Papa Francesco | | Vatican Media

La vicenda del piccolo Alfie Evans “ha scosso il mondo intero” facendo nascere “un movimento trasversale in difesa della vita”. Ne è convinto  Monsignor Francesco Cavina, Vescovo di Carpi, il presule che ha fatto da tramite tra la famiglia del piccolo Alfie e Papa Francesco. Di tutta la vicenda ACI Stampa ha parlato con in questa intervista con Monsignor Cavina.

Eccellenza, la storia di Alfie cosa ci insegna? 

Mi piace ricordare, a questo riguardo, le parole che il Papa ha recentemente pronunciato in un discorso: “Di fronte al problema della sofferenza umana è necessario saper creare sinergie tra persone e istituzioni, anche superando i pregiudizi, per coltivare la sollecitudine e lo sforzo di tutti in favore della persona malata”.

Lei è stato coinvolto in prima persona. Può spiegarci come è andata?

Prima della Santa Pasqua ho ricevuto una lettera dei genitori di Alfie indirizzata al Santo Padre, che ho provveduto a trasmettere alla Segreteria di Stato. Nella Veglia di Pasqua a Carpi abbiamo pregato espressamente per la famiglia ed il piccolo Alfie. Il 17 aprile Thomas ha espresso il desiderio di incontrare il Papa. Mi sono attivato ed in breve tempo ho potuto comunicare che Papa Francesco avrebbe ricevuto il papà alle nove del giorno successivo. E così è avvenuto, dopo essere giunto con un volo da Manchester a Roma via Atene.

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Il Papa ha incontrato - insieme a lei - il papà del piccolo Alfie. E’ stato un incontro molto intenso dalle immagini che sono state trasmesse.

L’incontro è stato molto commovente. Thomas era tremante per la stanchezza e l’emozione. Il Papa è riuscito a metterlo a proprio agio e così Thomas è riuscito ad aprirgli il cuore e gli ha raccontato la via crucis che lui e la moglie vivevano e ha chiesto che il piccolo Alfie fosse accolto presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù. Al termine dell’incontro, il Pontefice molto colpito dalla vicenda, ha rivolto al papà bellissime parole, paragonando il suo amore per il figlio a quello di Dio. Ha poi disposto che si prendessero contatti con la Segreteria di Stato e l’Ospedale Bambino Gesù, perché si facesse il possibile e l’impossibile per trasportare il bambino. All’incontro con il Papa è seguito quello con Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambin Gesù, la quale si è adoperata, insieme al suo staff, in tutti i modi possibili per riuscire nell’intento. 

Oltre ad Alfie ci sono ancora molti, moltissimi casi simili. Che cosa deve cambiare nel trattamento di queste delicate situazioni? Anche sul fronte della legislazione e del diritto internazionale...

In effetti è proprio così. L’impegno per la vita di Alfie è stata una battaglia per tutti quei bambini che si trovano in condizioni simili. Ma non solo per loro. E’ stata una lotta per la difesa della vita in qualunque contesto e situazione. L’opinione pubblica e forse anche le istituzioni hanno preso consapevolezza che è necessaria una riflessione su chi ha il diritto di decidere della vita e della morte di una persona. Non può certo essere solo lo Stato.

Migliaia di persone si sono raccolte in preghiera per Alfie in questo periodo. Si tratta di un “patrimonio” da non disperdere. 

La morte del piccolo Alfie ha colpito il mondo intero. Intorno a questa dolorosa vicenda, come ho affermato, è nato un movimento trasversale in difesa della vita e mi auguro che esso porti, come ha auspicato la Sig.ra Enoc “a iniziare una vera riflessione internazionale e mettere insieme scienziati, clinici, famiglie e istituzioni perché non si ripetano più questi scontri e battaglie ideologiche”. 

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