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Che cosa è un miracolo? XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale di S.E. Monsignor Francesco Cavina

Gesù guarisce i lebbrosi |  | pubblico dominio Gesù guarisce i lebbrosi | | pubblico dominio

La liturgia della parola di questa domenica ci presenta il racconto di due miracoli. Il primo ha come protagonista il profeta Eliseo che guarisce dalla lebbra Nàaman il siro (I Lettura). Il secondo invece è opera di Gesù, che risana dieci lebbrosi. Dai vangeli noi sappiamo che la predicazione di Cristo è stata accompagnata da segni prodigiosi. Cristo, infatti, ha donato la vista ai ciechi, ha risanato paralitici, ha risuscitato dei morti, ha liberato dal demonio, ha sfamato migliaia di persone con pochi pani e pesci, è intervenuto sulle forze devastanti della natura. Ma soprattutto Egli stesso una volta morto con la sua resurrezione ha sconfitto definitivamente la morte, il grande nemico dell’uomo.

Chiediamoci allora: Che cosa è un miracolo? Che scopo ha questo intervento così clamoroso di Dio negli eventi del mondo e nella vita delle persone? Il miracolo è un segno con il quale Cristo rivela ai suoi discepoli e agli uomini la sua gloria di Figlio di Dio, la sua divinità nascosta nella sua umanità. Ma nello stesso tempo il  miracolo è una testimonianza dell’amore di Dio che che si china sull’uomo per liberarlo dalla sua miseria. E’ una porta che il Signore apre per rivelarci l’esistenza di un’altra realtà e dirci che non solo Egli c’è, ma che è Lui a regnare e la Sua signoria è presente, attuale, si sta realizzando. Infine, i miracoli sono un annuncio di quanto il Signore farà  in futuro per coloro che credono in Lui.

Nel Libro dell’Apocalisse si afferma che nella Gerusalemme celeste - che è la meta ultima e definitiva della nostra vita - non ci sarà più né morte né pianto né lutto né lamento. Parole che ci rivelano che quando entreremo nel Paradiso, Dio,  donandoci la vita eterna, asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e vivremo nella gioia senza fine. Possiamo credere a questa promessa inaudita perché mentre siamo ancora nella carne e mentre camminiamo nella fede, abbiamo visto il Signore Gesù, la Vergine Maria, i santi asciugare lacrime e far rifiorire le vite spente di tante persone. Il miracolo è un’ anticipazione, una irruzione nel tempo, della realtà futura (escatologica) che ci aspetta.

Nella celebrazione eucaristica il Signore compie il miracolo più grande e più nascosto che ci sia. Trasforma il pane nel suo corpo e il vino nel suo sangue. E così lo stesso Cristo che, nato a Betlemme dalla Vergine Maria, è morto, è risorto ed è apparso vivo agli apostoli e alle donne, si rende realmente e veramente presente tra noi. Egli viene perchè ci ama, per prendersi cura di noi. Sa che abbiamo bisogno di Lui e della Sua presenza per essere guariti e salvati, consolati e rinvigoriti nella speranza e nell’amore. Se era necessaria la fede per riconoscere in Gesù il Dio nascosto nella carne, ne occorre di più ora che si nasconde sotto le specie del pane e del vino. Ma resta vera la parola di Cristo: “ Beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto”. E’ il Signore Gesù, volto del Padre, la vera risposta a tutte del domande di senso presenti nel cuore dell’uomo.

 

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