Advertisement

Conversione. I Domenica di Quaresima

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

Gesù allontana Satana |  | pd Gesù allontana Satana | | pd

La Quaresima è tempo di preparazione alla solenne festa della nostra Redenzione, la Pasqua. Perché questa preparazione possa portare frutti la Chiesa ci chiede di entrare per quaranta giorni con Gesù nel deserto, per imparare ad amare oltre ai nostri corpi anche le nostre anime. L’esperienza di Cristo, tentato nel deserto dal diavolo, ci porta a riconoscere che la vita cristiana è una lotta. In noi, sebbene già figli di Dio in forza del Battesimo, è presente non solo il bene, ma anche uno spirito cattivo che desidera la nostra rovina e per conseguire il suo fine fa di tutto per portarci lontano da Dio, che è la vita vera. Ebbene, in questo tempo di Quaresima siamo invitati a lasciarci “trovare” dal Signore, dal quale ci siamo allontanati e nascosti, e permettergli di prendersi cura di noi e della nostra salvezza, che è il fine per il quale siamo al mondo.

Sant’Ignazio di Loyola propone un esercizio pratico per aiutarci ad incontrare il Signore e a gioire della sua amicizia. Suggerisce di richiamare alla nostra memoria tutti i peccati della nostra vita per percepirne la bruttura e la cattiveria e considerare Dio contro il quale si è peccato. Non si tratta di un esercizio per fare sorgere in noi sensi di colpa, incubi, depressione, ma per aiutarci a riconoscere, da una parte,  la nostra fragilità e povertà  e dall’altra che le  strade proposte dal diavolo  appaiono inizialmente più allettanti di quelle di Cristo, ma in realtà conducono alla rovina e alla solitudine. E’ per questo motivo che nel tempo della Quaresima noi sentiremo ripetere una parola che sentiamo molto strana e lontana: “Conversione”.

Per aiutarci a comprenderne il valore possiamo fare riferimento all’esperienza umana. Tutti abbiamo sperimentato la solitudine in cui si cade quando si rompe un’amicizia che era sorgente di gioia e di ricchezza interiore. Ebbene, “conversione” significa ritornare da Qualcuno, nel nostro caso il Signore Gesù, dal quale ci siamo allontanati, credendo di trovare lontano da Lui più gioia, più amore, più consolazione. Abbiamo, invece, trovato delusione e amarezze. Il Signore, ci invita a ritornare a Lui, perchè non smette lai di aspettarci e di amarci, in quanto Lui non divorzia mai da noi.

 

Per ritornare al Signore è necessaria una disposizione interiore particolare che Gesù nel Vangelo riassume con le parole “diventare bambini”. Il bambino è colui che si affida senza riserve nelle mani dei propri genitori perché sa, istintivamente, il loro amore per lui. Diventare bambini, in senso evangelico, significa credere all’amore di Dio per noi e affidarci a Lui con la consapevolezza che Egli vuole il nostro bene e desidera la nostra vera felicità, in maniera assoluta.

Advertisement

Vorrei, al riguardo, riportare una testimonianza di vita: Un malato di AIDS alla Casa Dono della Pace delle Missionarie della Carità, ha chiesto il battesimo. Quando il sacerdote gli ha domandato un’espressione di fede, lui ha mormorato: ‘quello che so è che sono infelice, e le suore invece sono felici anche quando le insulto e sputo loro addosso. Ieri finalmente ho chiesto loro il motivo della loro felicità. Esse hanno risposto: “Gesù”. Io voglio questo Gesù, così posso essere felice anch’io” (Card. Dolan, Omelia nella giornata di preghiera per il Collegio Cardinalizio, 17 febbraio 2012) 

La preghiera, una delle grandi opere quaresimali, è la via da percorrere per buttarci nelle braccia di Dio e superare la tristezza della solitudine. La preghiera ha una duplice forma: personale e liturgica. In questo tempo di Quaresima siamo chiamati a privilegiare la nostra partecipazione alla preghiera liturgica, la quale è la preghiera pubblica, ufficiale della Chiesa che con i suoi testi, i suoi canti, i suoi gesti, i suoi ritmi diventa anche un’autentica scuola di educazione alla fede; più efficace di tante parole, di tanti incontri, di tante riunioni.

E non può essere diversamente! La Chiesa, infatti, nella Liturgia non esprime dei concetti, delle idee, ma attualizza una presenza: quella di Cristo, perché Egli possa dimorare, vivere in noi e custodirci con il suo amore. Con la sua amicizia tutto è possibile; con l’amicizia di Gesù tutto si riveste di una straordinaria luce di senso e di bellezza; con lui tutto, anche la porta oscura della morte può essere affrontata con fiducia perché essa, come ci ha testimoniato Papa Benedetto non è “per una fine, ma per un Incontro”!