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Coronavirus, la CEI al lavoro per un “accesso meno condizionato” a luoghi di culto

Dialogo serrato tra la Conferenza Episcopale Italiana e il governo per comprendere come garantire l’accesso ai luoghi di culto durante la fase 2 dell’emergenza Covid 19

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Fino al 3 maggio, gli orientamenti pastorali nella crisi coronavirus resteranno gli stessi che si sono osservati anche durante la Settimana Santa. Ma, spiega la Conferenza Episcopale Italiana, “in vista di una nuova fase che si aprirà dopo il 3 maggio, si è a lavoro a contatto con le istituzioni governative per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli”.

La notizia si trova al termine di una nota di “Orientamento circa le celebrazioni liturgiche e la visita dei fedeli alla chiesa”, pubblicata sul nuovo sito CEI “Chi ci separerà” dedicato proprio all’emergenza coronavirus.

Per la Settimana Santa, si era rispettata la nota del Viminale, che chiedeva Messe senza fedeli. Lo stesso Ministero degli Interni aveva precisato che l’accesso alla chiesa per la preghiera era consentito solo in caso questa fosse sul tragitto verso casa o verso il lavoro, e specificato che, per le celebrazioni di Pasqua, poteva anche essere selezionato un numero di persone necessario allo svolgimento e alla trasmissione della cerimonia.

In una nota successiva, il Viminale aveva specificato che “l’accesso ai luoghi di culto è consentito, purché si evitino assembramenti e si assicuri tra i frequentatori la distanza non inferiore a un metro”.

Veniva ulteriormente precisato che “è possibile raggiungere il luogo di culto più vicino a casa, intendendo tale spostamento per quanto possibile nelle prossimità della propria abitazione” e “possono essere altresì raggiunti i luoghi di culto in occasione degli spostamenti comunque consentiti, cioè quelli determinati da comprovate esigenze lavorative o da necessità, e che si trovino lungo il percorso già previsto, in modo che, in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, si possa esibire o rendere la prevista autodichiarazione”.

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Il Ministero degli Interni concludeva che “resta ferma tuttavia la sospensione di tutte le cerimonie, anche religiose”.

La Segreteria generale della CEI comunica che fino al 3 maggio si continuerà sugli orientamenti che hanno fatto seguito alla nota del Viminale, dove “si propone che per un minimo di dignità alla celebrazione, accanto al celebrante sia assicurata la partecipazione di un diacono, di chi serve all’altare, oltre che di un lettore, un cantore, un organista ed, eventualmente, due operatori per la trasmissione”.

Una linea “precedentemente concordata con la Segreteria di Stato”, che però si spera di cambiare dopo il 3 maggio, quando comincerà la fase 2. Spiega la Segreteria generale della CEI: “Si è a lavoro a contatto con le Istituzioni governative, per definire un percorso meno condizionato all’accesso e alle celebrazioni liturgiche per i fedeli”.

In pratica, la Conferenza Episcopale Italiana cerca di riammettere la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni religiose, sebbene con tutte le misure di sicurezza sanitaria del caso.