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Coronavirus, niente messe in Francia fino a dicembre. Lourdes santuario nazionale

La Conferenza Episcopale, dopo aver fatto ricorso al Consiglio di Stato, costretta ad accettare la decisione del governo. Le proteste dei fedeli. La decisione di proclamare Lourdes santuario nazionale

Santuario di Lourdes in Francia | Il santuario di Lourdes in Francia, che ora sarà santuario nazionale | EH / Archivio ACI Group Santuario di Lourdes in Francia | Il santuario di Lourdes in Francia, che ora sarà santuario nazionale | EH / Archivio ACI Group

Non ci saranno messe con la partecipazione di fedeli su tutto il territorio francese almeno fino a dicembre, e solo se a fine novembre sarà deciso che la diffusione del coronavirus in Francia non è più tale da correre un rischio. La decisione del governo è venuta il 16 novembre, con i vescovi francesi che hanno dovuto accettarla, e con i fedeli che continueranno a riunirsi davanti alle chiese per chiedere l’apertura del culto.

Così, la Francia si ritrova di nuovo senza funzioni religiose con i fedeli, e così sarà anche per il santuario di Lourdes, che solo dalla scorsa settimana è stato proclamato santuario nazionale. Non che le due notizie abbiano un legame particolare. La scelta dei vescovi francesi di proclamare Lourdes santuario nazionale riguarda la gestione del santuario, scosso da problemi finanziari acuitisi anche a causa della crisi del COVID 19 che ha radicalmente tagliato il numero di fedeli, dove ora opera un delegato pontificio nella persona del vescovo Herouard, ausiliare di Lilla.

È un fatto però che la scelta sia avvenuta l’8 novembre, una delle decisioni prese dall’assemblea generale dei vescovi che aveva deciso di appellarsi al Consiglio di Stato francese contro la decisione di sospendere le attività religiose pubbliche. Lo aveva fatto a maggio, quando tutto stava riaprendo, tranne le chiese, e aveva vinto. Stavolta, invece, il verdetto del Consiglio di Stato non era stato favorevole, anche perché veniva rimandato tutto alle decisioni del 16 novembre.

Ieri, dunque, c’è stato l’incontro dell’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese, e padre Hugues de Woillemont, segretario generale con il primo ministro Jean Castex e il ministro dell’Interno Gerald Darmanin. L’incontro aveva l’obiettivo di studiare le possibili misure anti-coronavirus per poter comunque celebrare la Messa con i fedeli, nonostante la pandemia.

Era un incontro richiamato dalla sentenza Consiglio di Stato del 7 novembre. Il governo è stato irremovibile, sottolineando come non sarebbe stato possibile riaprire le Messe alla partecipazione dei fedeli, e chiedendo al ministro dell’Interno di stabilire subito i protocolli necessari per una ripresa controllata a partire dall’1 dicembre.

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La Conferenza Episcopale Francese ha già presentato un protocollo sanitario dettagliato, che non riguarda solo le messe, ma anche le condizioni per la ripresa di attività pastorali “faccia a faccia”.

Erano presenti all’incontro altri rappresentanti dei culti in Francia, che hanno espresso anche loro riserve sul piano del governo.

I vescovi, in una nota, affermano che “i cattolici sapranno far fronte a questa privazione” della Messa, e sottolineano che “il governo si sta assumendo la responsabilità per la situazione sanitaria nel paese e dobbiamo essere tutti d'accordo a essere attori. Rispettando queste misure sanitarie, la Chiesa partecipa allo sforzo nazionale per combattere l'epidemia”.

Parole che non sono di conforto per i francesi, che già dalla scorsa domenica hanno preso l’abitudine di radunarsi davanti le chiese a pregare, per chiedere il ritorno delle Messe. Sono proteste che testimoniano anche il forte senso religioso dei francesi, che pure hanno vissuto una stagione nera per la cristianofobia, dove gli attacchi alle chiese hanno raggiunto un picco negli ultimi due anni.

Diversa la situazione del santuario di Lourdes, che pure ha dovuto chiudere durante la pandemia per la prima volta nella sua storia. I vescovi francesi hanno deciso lo scorso 7 novembre che il Santuario di Lourdes avrà lo status di santuario nazionale, e si aspetta solo l’Ok della Santa Sede.

Una decisione dovuta al fatto che fino ad ora il santuario non aveva un status canonico, e questo creava delle difficoltà. Attualmente, il santuario è diocesano, ma non ha statuto definito, e la diocesi di Tarbes e Lourdes non ha più molte possibilità di fornire cappellani e un rettore per gestire il santuario. Si è anche considerato che non si può considerare Lourdes come un santuario solo di quel territorio, sebbene sia importante riaffermare che le apparizioni siano realmente avvenute lì.

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Si è deciso così di trasformarlo in un santuario nazionale, i cui statuti sono votati dalla Conferenza Episcopale, facendo sì che l’intera Chiesa di Francia si senta responsabile del santuario. Si è scartata, invece, l’idea del santuario internazionale, che poteva essere concettualmente valida, ma che mal si attagliava con la caratteristica di Lourdes, perché i grandi santuari del mondo sono tutti nazionali e perché i santuari internazionali sono gestiti direttamente dalla Santa Sede, di fatto interrompendo il collegamento con la diocesi.

Ora, si tratta di istituire un Consiglio di orientamento episcopale, che sarà presieduto dal vescovo di Tarbes e Lourdes, mentre già da gennaio è stato stabilito un Consiglio per gli Affari Economici del santuario, e si è fatta una più chiara definizione dei ruoli. Il rettore sarà nominato dal Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Francese su proposta del vescovo di Tarbes e Lourdes.

Il nuovo status è frutto del lavoro del vescovo Antoine Herouard, ausiliare di Lille, nominato dal Papa suo delegato del santuario ad nutum Sanctae Sedis, fin quando la Santa Sede non deciderà altrimenti.

Nominando un delegato, Papa Francesco aveva tolto dal vescovo di Lourdes Nicolas Brouwet, che guida la diocesi dal 2012, la responsabilità di rettore del santuario.

Il santuario versava in difficoltà finanziarie, per il calo del numero di pellegrini (da 800 mila nel 2010 a 410 mila nel 2018) e dei pellegrinaggi diocesani organizzati, nonché da alcuni imprevisti, come l’allagamento del luglio 2018.

Tre anni fa, il vescovo Brouwet ha chiamato a gestire le risorse finanziarie Guilluame de Vulpian, che ha un passato come direttore delle risorse umane di Renault France.

Per arrivare al pareggio d bilancio – annunciato lo scorso aprile – de Vulpian ha attuato un piano di riduzione delle spese operative e incremento delle entrate, in particolare con un lieve aumento sui prezzi delle candele e sul contributo richiesto ai pellegrinaggi organizzati.

La razionalizzazione dei costi e la nuova strategia di marketing (con una moltiplicata vendita di gadgets) ha creato un po’ di confusione e polemiche, lanciate da dipendenti, ma anche da membri del clero, pellegrini e commercianti.

La Santa Sede ha deciso di fare una visitazione discreta del sito, come sempre succede quando sorgono delle difficoltà. A fare i sopralluoghi, l’arcivescovo Rino Fisichella. Il pontificio consiglio da lui guidato ha infatti la competenza dei santuari, dopo un motu proprio del 2017 che li definiva “luoghi di nuova evangelizzazione” e ne trasferiva le competenze dalla Congregazione del Clero.

Da qui, la decisione di inviare un delegato. Il nuovo status del santuario è parte del lavoro fatto dal vescovo Herouard. In attesa, per i fedeli, di poter finalmente avere messe con i fedeli.