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Cristiani d'Europa, messaggio ecumenico al continente che ha bisogno di speranza

Cardinale Bagnasco, Rev. Hill | Il Cardinale Angelo Bagnasco e il rev. Hill, presidenti rispettivamente del CCEE e della KEK | CCEE Cardinale Bagnasco, Rev. Hill | Il Cardinale Angelo Bagnasco e il rev. Hill, presidenti rispettivamente del CCEE e della KEK | CCEE

L’Europa ha bisogno di speranza, e questa speranza non può esserci senza Dio. Il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, che racchiude la presidenza dei Consigli episcopali d’Europa, sigla un messaggio congiunto insieme al Consiglio Ecumenico delle Chiese in occasione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.

La settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani quest'anno ha come tema il passo del libro dell’Esodo “La tua destra, Signore, è gloriosa per la tua potenza”.

Nel messaggio, co-firmato dal Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, e dal reverendo Christopher Hill, presidente della KEK, si ribadisce la necessità di testimoniare la speranza cristiana in un progetto europeo arido.

“L’Europa, oggi, ha bisogno di speranza”, esordiscono i due presidenti. Un grido – spiegano – che “traspare dal volto di molti cittadini dei nostri Paesi”, scaturito dal “senso di vuoto cui giunge una società senza Dio”, perché “il benessere economico da solo non è capace di soddisfare il cuore umano”.

Il Cardinale Bagnasco e il reverendo Hill criticano il progetto europeo “ridotto unicamente all’accumulo di ricchezze, incapace di solidarietà e sussidiarietà”, perché questo “crea paradossalmente delle nuove povertà”. E invece “chi è aperto al Vangelo scopre l’altro, il sofferente, l’anziano, il disoccupato”, e genera speranza nella solidarietà.

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“Noi cristiani – prosegue il messaggio – vogliamo testimoniare a tutti la nostra speranza radicata in una vita con Cristo”. Una speranza che diventa l’antidoto alle molte difficili situazioni del mondo, perché “un futuro migliore è possibile solo se seguiamo Dio e i nostri cuori, se pratichiamo la giustizia sia come individui che come comunità”.

Il messaggio cita, tra le situazioni di crisi, “le nuove forme di schiavitù che ledono profondamente la dignità della persona umana”, ma anche “all’esodo massiccio di persone costrette dalle guerre e dalla povertà a lasciare le proprie famiglie e le proprie case”.

Ma la risposta della Chiesa Cattolica e le altre confessioni cristiane è la “testimonianza dell’amore di Cristo”, perché “l’anelito all’unità visibile delle nostre chiese trova oggi la sua espressione nella carità di tante comunità cristiane”.

L’unità fortifica la solidarietà con i fratelli cristiani in povertà, in indigenza, e perseguitati a causa della loro fede, ma anche con “i vicini che giungono alle porte dell’Europa” e la sollecitudine per una Europa che si prenda cura di bisogni spirituali e materiali dei cittadini.

È per questo che è importante “l’unità dei cristiani”, e per questo viene chiesto ai fedeli di “perseverare nella speranza e nella testimonianza del Vangelo”, sostenendosi l’un l’altro “attraverso la comprensione reciproca” per mantenere “l’unità dello spirito attraverso il vincolo della pace”.