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Cristo ci chiede un serio esame di coscienza. XXV Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale di S.E. Monsignor Francesco Cavina

La predicazione di Gesù |  | pubblico dominio La predicazione di Gesù | | pubblico dominio

La parabola di questa domenica appare scandalosa perché sembra che ci venga presentato come modello di vita un amministratore corrotto. Ma a ben guardare Gesù non loda il fattore per la sua disonestà (tanto è vero che lo chiama disonesto) ma per il coraggio e la preveggenza, l’astuzia e la furbizia con cui si assicura un avvenire dignitoso.

Con questa parabola Cristo chiama in causa i suoi discepoli, in definitiva ognuno di noi, e ci chiede quanto noi siamo preoccupati del nostro futuro, che è la vita eterna. Il Signore, oggi, ci sfida personalmente e ci costringe a domandarci se vogliamo seguire Lui o “mammona”, ossia la ricchezza terrena esaltata e quasi divinizzata. Ci porta a compiere un serio esame di coscienza: “Ci accontentiamo di vivere nel tempo oppure vogliamo rimanere aperti all’eternità? Il presente ci basta oppure desideriamo un futuro di bene e di felicità?”. Cristo è venuto nel mondo per donarci la vita. Egli proclama: “Io sono la vita” (Gv  14,6), e ancora: “Io sono venuto perché abbiano la vita (Gv 10.10). Ma quale vita? La vita stessa di Dio, che sorpassa tutte le aspirazioni che possono nascere nel cuore dell’uomo. Soltanto Lui, che è morto e risorto, è in grado di dare una risposta agli interrogativi più inquietanti del cuore umano circa la sofferenza, l’ingiustizia e il male, sulla morte e la vita nell’Aldilà.

Donare il proprio cuore a Cristo, allora, non solo non è una perdita, ma è un enorme guadagno perchè con Lui si prende tutto: tempo ed eternità, presente e futuro. Infatti, scommettere per la vita eterna non significa solo preoccuparci per la vita che verrà dopo la morte, ma abbracciare fin d’ora la Vita vera che è Cristo Signore. Ma come possiamo noi oggi godere dell’amicizia di Cristo? Cristo non si trova a duemila anni di distanza, ma è vicino a noi  perchè dopo la sua morte e resurrezione Egli possiede una vita che non può essere più distrutta da niente e da nessuno. Il Signore continua a vivere con noi attraverso la Sua Parola, la Sua Chiesa, e in modo eminente Egli si rende realmente e veramente presente con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità nel sacramento dell’Eucarestia.

Compito imprescindibile della nostra esistenza terrena è, quindi, coltivare una gioiosa amicizia con Cristo e rimanere legati a Lui. L’ uomo può diventare immortale unendo se stesso a Chi è immortale. Quanto più aderisce a Colui che è l’ Immortale, tanto più esperimenta in se stesso l’ immortalità. in un mondo che sembra di fatto credere solo nella morte il cristiano porta la propria  fede nella vita perché crede in Dio Padre creatore, nel suo Figlio morto e risorto, redentore, nello Spirito Santo, Spirito di amore che dà la Vita.

 

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