Advertisement

Diplomazia pontificia, i bilaterali di Papa Francesco al G7

I dieci bilaterali di Papa Francesco a margine della riunione del G7. L'agenda del Cardinale Parolin. Le relazioni con la Russia

Papa Francesco, G7 | Papa Francesco posa con i leader del G7, Borgo Egnazia, 14 giugno 2024 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, G7 | Papa Francesco posa con i leader del G7, Borgo Egnazia, 14 giugno 2024 | Vatican Media / ACI Group

Dieci bilaterali, con sette presidenti, due capi di governo e il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, sono stati tenuti da Papa Francesco nell’ambito del suo passaggio al G7 il 15 giugno, dove ha parlato del tema dell’intelligenza artificiale. Mancava il bilaterale con il Sudafrica, che sarebbe avvenuto tra l’altro in Vaticano, perché il presidente aveva chiesto udienza e poi aveva annullato tutto il viaggio per i moti che avevano luogo nella sua nazione.

I bilaterali sono di interesse, perché non riguardano solo le Nazioni del G7, ma soprattutto quelle invitate a partecipare alla cosiddetta sessione outreach, dedicata proprio alle nazioni che non sono parte del consesso dei grandi e che però partecipano ad alcune riunioni.

Nella prossima settimana, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, sarà in Svizzera per la Conferenza sulla Pace in Ucraina. Alla conferenza non partecipano Cina e Russia, e dunque il rischio è quella che sia un mero esercizio diplomatico. Tra l’altro, è una conferenza multilaterale che non arriva dopo un impegno generale a livello bilaterale, ma direttamente calato dall’alto.

Dopo la Svizzera, il Cardinale Parolin sarà in viaggio in Libano il 22 e 23 giugno. Si tratta di un ritorno dopo che era stato nel Paese a settembre 2021. Papa Francesco ha espresso più volte la sua volontà di andare nel Paese dei Cedri, ma l’occasione per il viaggio non c’è mai stata. Il Libano versa da anni in una profonda crisi istituzionale, e l’esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2021 non ha fatto che accentuarla. La Santa Sede guarda da vicino la situazione. Più volte, il Cardinale Bechara Rai, patriarca dei Maroniti, ha sviluppato un piano per una cosiddetta “neutralità attiva” del Libano, per ridare al Paese agio e profilo internazionale in una regione difficile.

                                                           FOCUS G7

Advertisement

La Santa Sede al G7, i bilaterali di Papa Francesco.

Sono stati ben dieci i bilaterali di Papa Francesco a margine della sua prima, storica visita ad un G7 lo scorso 14 giugno. Non tutti hanno comunicato successivamente su cosa si è concentrata la conversazione con il Papa.

Certo, si trattava di un parterre interessante, che includeva anche il premier turco Recep Tayip Erdogan, il quale aveva avuto un colloquio telefonico con Papa Francesco lo scorso ottobre per sostenere una azione umanitaria a Gaza, ma anche una conversazione con il presidente di Algeria, senza contare poi gli incontri con il presidente ucraino Volodymir Zelensky e quello statunitense Joe Biden, ma anche con il presidente di Francia Emmanuel Macron e con il presidente del Canada Justin Trudeau, e poi William Samoei Ruto, Presidente del Kenya; Narendra Modi, Primo Ministro dell’India; Joseph Biden, Presidente degli Stati Uniti d’America; Luiz Inácio Lula da Silva, Presidente del Brasile; Recep Tayyip Erdoğan, Presidente della Repubblica di Turchia; Abdelmadjid Tebboune, Presidente della Repubblica di Algeria.

Tra gli iscritti al bilaterale, anche Kristalina Georgieva, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che in un post su X ha espresso la sua “più profonda gratitudine al Papa” averla ricevuta, e ha detto che si è sentita tirata su nello sperimentare la “gentilezza di Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio di pace, cooperazione e cura per le persone in stato di bisogno”.

Più articolate le informazioni trapelate dopo l’incontro di Papa Francesco con il presidente ucraino Zelensky.

Una comunicazione rende noto che i due hanno parlato di come stabilire una pace giusta e duratura per l’Ucraina e anche il ritorno dei bambini ucraini “rapiti dalla Russia”. Per quanto riguarda la situazione ucraina, si è parlato anche delle conseguenze della politica ucraina, dei raid delle Forze Aerospaziali Russe, della difficoltà nel settore energia.

More in Mondo

Zelensky avrebbe anche chiesto alla Santa Sede di avere un ruolo nel processo per stabilire una pace “giusta e sostenibile in Ucraina”.

Il bilaterale con il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva si è concentrato sui temi della pace e della lotta alla fame e ridurre le ineguaglianze, secondo quanto comunicato dallo stesso Lula in un post su X.

È stato lo stesso presidente a chiedere l’incontro, con l’intenzione di parlare al Papa della sua proposta di tassare i super ricchi e cercare supporto per l’Alleanza Globale contro la Fame, una iniziativa presa dal Brasile durante la presidenza del G20.

Sempre attraverso la stessa piattaforma social, Emmanuel Macron, presidente di Francia, ha sottolineato che “insieme a Papa Francesco, riaffermiamo il nostro impegno comune per un mondo più solidale e più giusto per i popoli e il pianeta”, e per “creare tutti insieme le condizioni per una pace durevole”.

Il primo ministro indiano Nareendra Modi ha sottolineato di aver incontrato il Papa, di ammirarne l’impegno nel servire il popolo e fare il pianeta migliare e di averlo invitato a visitare l’India. Invito, tra l’altro, in sospeso da diverso tempo.

A due anni dal viaggio in Canada, Papa Francesco ha incontrato il primo ministro canadese Justin Trudeau. Tra i temi previsti dell’incontro, l’avanzamento del percorso di riconciliazione e la richiesta di restituire alcuni artefatti indigeni che si trovano nei Musei Vaticani.

La questione della restituzione degli artefatti indigeni si trovava anche nel comunicato al termine del bilaterale Canada – Santa Sede che si era tenuto durante il viaggio di Papa Francesco nel Paese nel luglio 2022.

Per quanto riguarda la questione della riconciliazione, si parla di un tema che era presente anche in quel viaggio, ovvero la richiesta alla Chiesa cattolica di scusarsi per quanto successo nelle scuole residenziali canadesi, con i progetti di assimilazione dei popoli indigeni che – veniva sostenuto – avevano portato anche a seppellire i corpi degli indigeni in fosse comuni.

Il sistema delle scuole residenziali indiane era stato consolidato dal governo federale nel XIX secolo, principalmente sostenuto da fondi governativi, vigilato da officiali governativi e gestito da diverse confessioni cristiane, incluse alcune diocesi e comunità religiose nella Chiesa Cattolica. Si diffusero tra il 1883 e il 1996, quando l’ultima di queste scuole fu chiusa.

Il principio dietro il sistema della scuole residenziali era l’obbligo governativo di fornire una educazione ai bambini indigeni, ma questo principio divenne in pratica una assimilazione operata su una popolazione spesso erroneamente percepita come un ostacolo al progresso della nazione.

Anche la Chiesa cattolica fu coinvolta nella gestione di alcune di queste scuole. E da tempo la Chiesa ha avviato un percorso riguardo le responsabilità in alcune delle scuole.

Ma la pressione del governo Trudeau sembra anche un “rumore” per scaricare tutte le responsabilità sulla Chiesa. Va sottolineato che tra il  2006 e il 2017 il governo aveva portato via dalle loro famiglie e privato dai servizi sociali dai 40 mila agli 80 mila bambini delle “Prime Nazioni”, ovvero indigeni. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale dei Diritti Umani Canadesi del 2019, in cui si legge anche che il Canada è condannato a pagare 40 mila dollari ad ogni vittima per la sua condotta discriminatoria.

Advertisement

Anche il presidente del Kenya William Samoei Ruto ha affidato ad un post su X le sue impressioni dopo il bilaterale con Papa  Francesco. Il Kenya, ha detto, “si unisce a Papa Francesco nel chiedere una urgente fine della violenza in ogni parte del mondo, incluso il Sudan e la Repubblica Democratica del Congo”.

Inoltre, ha aggiunto, “siamo incoraggiati che l’iniziativa Tumaini, co-sponsorizzata dalla Comunità Sant’Egidio e dal governo del Kenya, sia portando frutti nel portare pace durevole in Sud Sudan”, e si è detto “fiducioso che i gruppi in guerra saranno d’accordo nel fermare la battaglia e dare una possibilità alla pace”.

Per quanto riguarda l’incontro con il presidente USA Biden, che ha ostentato molta confidenza con il Papa, è stato detto che i due hanno probabilmente parlato di guerra in Ucraina, situazione in Medio Oriente e cambiamento climatico.

                                               FOCUS SEGRETERIA DI STATO

L’agenda del Cardinale Pietro Parolin

Si tiene il 15 e 16 giugno a Bürgenstock, in Svizzera, la Conferenza di Alto Livello per la Pace in Ucraina. La Santa Sede vi partecipa al massimo livello, inviando il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. È una conferenza che avrà all’ordine del giorno anche la restituzione dei bambini ucraini rimasti in Russia, questione che è stata parte della missione del Cardinale Matteo Zuppi in Ucraina e Russia.

Il Cardinale Parolin partirà poi per il Libano, dove resterà il 22 e 23 giugno. Il cardinale ha incontrato le scorse settimane in Vaticano Jean-Yves Le Drian, inviato presidenziale francese nel Paese dei Cedri, con il quale ha discusso la situazione in Libano, la crisi presidenziale, i risultati degli sforzi dei Paesi del Quintetto.

Durante il suo soggiorno, il Cardinale Parolin si incontrerà con vari leader e officiali libanesi, incluso lo Speaker della Camera Nabih Berri, il Primo Ministro ad interim Najib Mikati e vari leade spirituali cristiani.

Gallagher, la Santa Sede ritiene necessario mantenere le relazioni diplomatiche con la Russia

Intervenendo il 13 giugno al ricevimento della Giornata della Russia presso l’Ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, ha sottolineato che “la Santa Sede ritiene necessario mantenere le relazioni diplomatiche con la Russi”.

Il “ministro degli Esteri” vaticano ha ricordato che “i contatti tra questa Ambasciata e la Santa Sede sono rimasti costanti. Ciò è stato possibile grazie all'interesse della Federazione Russa a continuare ad impegnarsi nonché all'apertura dei Dicasteri vaticani. Da parte sua, la Santa Sede See mantiene questa volontà come conferma del suo costante desiderio di dialogo nella convinzione che in tutte le relazioni diplomatiche occorrono ponti e non muri, poiché l'isolamento non è mai una strategia diplomatica efficace”.

L’arcivescovo Gallagher ha affermato che il dialogo costante ha permesso di scambiare riflessioni richieste, e ha espresso gratitudine alla missione diplomatica per aver tempestivamente trasmesso i messaggi della Santa Sede alle autorità russe.

Ivan Soltanovsky, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede, ha sottolineato che “in una situazione in cui i metodi tradizionali per costruire la pace non funzionano più, il Vaticano è instancabilmente alla ricerca di nuovi modi e opportunità ed è disposto, come ha detto Papa Francesco, a" pensare fuori dagli schemi”.

Segreteria di Stato, riaperta la biblioteca

Il 14 giugno, è stata riaperta la Biblioteca della Segreteria di Stato, grazie anche al contributo della Ernesto Bertarelli Foundation.

Intervenendo all’inaugurazione dei nuovi locali, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha tratteggiato la storia della Biblioteca, che nasce nei primi anni di pontificato di Pio XII, quando “si rese necessaria la sistemazione di pregiate collezioni (per esempio il Giornale di Roma, l’Unità Cattolica, La Civiltà Cattolica ed altre), come pure testi e materiale riservato, che erano collocati in vari ambienti della Segreteria di Stato”, e si pensò allora di usare gli armadi vuoti presso l’allora Sezione dei Brevi.

Il cardinale Parolin ha sottolineato che la biblioteca “da una parte evoca il valore della cultura e della tradizione”, ma allo stesso tempo, “la cultura vive e respira quando favorisce l’incontro e il dialogo umano”, e la Biblioteca in questi anni è “diventata uno spazio di comunione e fraternità”.

Il cardinale Parolin ha dunque auspicato che “in spirito di unità e collaborazione possiamo usufruire di questo ambiente, utilizzarne gli strumenti multimediali a disposizione e crescere in quella sana curiosità interiore che aiuta ad aprirci a nuove conoscenze e ad elevarci verso il Mistero di Dio, perché il nostro servizio alla Santa Sede contribuisca alla diffusione di quanto è bello, nobile e buono per l’umanità di oggi”.

                                               FOCUS MEDIO ORIENTE

La risposta umanitaria per Gaza: la posizione della Santa Sede

Lo scorso 11 giugno, si è tenuta in Giordania una conferenza di Alto Livello per una “Risposta umanitaria urgente per Gaza”, co-organizzata dal Regno di Giordania, la Repubblica Araba di Egitto e le Nazioni Unite.

L’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, nunzio apostolico, ha parlato a nome della Santa Sede, prima di tutto notando come “l’orribile e deplorevole attacco di Hamas e di altri attori non statali palestinesi contro il popolo di Israele del 7 ottobre ha provocato una operazione militare forte ed estesa che sta causando una grave situazione umanitaria nella striscia di Gaza”.

L’arcivescovo Dal Toso ha ricordato che Papa Francesco ha fatto tre richieste: un cessate il fuoco su tutti i fronti, il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani, l’apertura del canale umanitario.

La Santa Sede – ha ricordato il nunzio in Giordania – ha “affermato per lungo tempo che il principio fondamentale di umanità non deve mai essere messo da parte o eclissato da obiettivi militari e strategie, altrimenti i principi di necessità e proporzionalità sono invetabilmente compromessi”.

Dal Toso ha messo in luce il consistente aiuto umanitario messo in campo dalle organizzazioni cattoliche – Caritas Giordania ha portato, insieme al Catholic Relief Service, oltre 70 camion di provviste – e rimarcato la visita del Cardinale Pierbattista Pizzaballa a Gaza con i rappresentanti dell’Ordine di Malta.

La Santa Sede ha dunque richiesto che “si riaprano i punti di accesso di Gaza per facilitare la distribuzione dell’assistenza umanitaria di cui la popolazione sofferente a Gaza ha molto bisogno”, ed ha evidenziato “l’importanza di una distribuzione ordinata di cibo e provviste, prestando particolare attenzione ai bambini e a quanti sono bisognosi”.

                                                           FOCUS EUROPA

La Conferenza di Recupero per l’Ucraina

Si chiama “Ukraine Recovery Conference”, e si è tenuta in Germania, a Berlino, dall’11 al 12 giugno 2024. È una conferenza che ha lo scopo principale di mobilitare un supporto internazionale continuo per il recupero, la ricostruzione, la riforma e la modernizzazione dell’Ucraina, e questo include l’assistenza di emergenza per i bisogni immediati, l’implementazione di progetti di ripresa rapida e la creazione di condizioni attrattive per affari che possano aprire ad investimenti del settore privato in Ucraina. Inoltre, si chiede alla società civile di impegnarsi nel processo di ricostruzione.

Anche la Santa Sede ha partecipato, inviando monsignor Daniel Pacho, sotto-segretario per il Settore Multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali.

Elezioni europee, la reazione del vicepresidente COMECE

Parlando con Vatican News, l’arcivescovo Antoine Herouard, vicepresidente della COMECE, ha sottolineato che il voto alle elezioni europee è un voto “di malcontento contro i governi in carica di molti Paesi”, ricordando comunque che esistono “doveri verso la costruzione di una società e di un’Europa solidale in cui ci sia posto reale per i più piccoli, i più fragili, per coloro che sono in difficoltà di ogni tipo”.

Il voto dei 27 Paesi UE ha dimostrato le loro paure e le loro critiche contro una Europa che sembra “troppo tecnocratica e troppo distante, troppo pignola su certi argomenti”, afferma Herouard.

La COMECE chiede agli eletti di “essere al servizio dell’Europa intera e non soltanto di dover difendere alcuni interessi particolari”, mettendo in luce come la costruzione europea deve essere “solidale” e creare “legami tra i Paesi membri”.

Tuttavia, nota Herouard, il Partito Popolare Europeo resta il gruppo parlamentare più numeroso, e questo permette di non assecondare “la logica di un certo numero di partiti” definiti di estrema destra o populisti”, ma che comunque vanno prese in considerazione le insoddisfazioni manifestate.

La Chiesa, in una Europa che ha caratteristiche di forte scristianizzazione, ricorda che “le libertà individuali non sono senza limiti”, ed esistono “doveri gli uni verso gli altri e verso la costruzione di una società e di un’Europa solidale, in cui sia posto reale per i più piccoli, i più fragili, per coloro che sono in difficoltà di ogni tipo”, e in cui va affrontata “in modo sincero” anche la questione delle migrazioni.

Invece si è assistito, ha denunciato il vicepresidente della COMECE, alla promozione di “cosiddetti nuovi diritti, che sono più una questione di moltiplicazione di diritti individuali senza tenere conto degli elementi di solidarietà necessari all’interno della società”, e ha ribadito i valori sostenuti dalla Chiesa, che riguardano la tutela della vita, dei diritti dei lavoratori, del mutuo soccorso internazionale e dello sviluppo dei Paesi poveri.

Altro tema centrale è la questione ambientale, che gli europei guardano con diffidenza per via dei costi da affrontare, e che invece va inclusa nelle nazioni politiche, perché l’Europa che serve non è quella che difende “soltanto i diritti personali di ciascuno”, ma quella che costruisce “una vera solidarietà tra i Paesi e tra i cittadini”.

                                                           FOCUS AMERICA LATINA

Papa Francesco incontra il Gruppo di Lavoro per la Colombia

Lo scorso 12 giugno, Papa Francesco ha incontrato il Gruppo di Lavoro per la Colombia, che include rappresentanti della Caritas Colombia, Caritas Norvegia, Caritas Germania, Caritas Francia / Secours Catholique, Caritas spagnola, SCIAF, l’Agenzia Cattolica per lo Sviluppo Oltremare (CAFOD) e il Catholic Relief Service.

L’incontro era parte di una serie di appuntamenti a Roma che avevano l’intenzione di focalizzare l’attenzione su alcuni temi fondamentali della realtà colombiana, come la pace, l’attenzione per l’ambiente e la mobilità. Il gruppo è stato costituito 32 anni fa.

Durante l’udienza, Papa Francesco ha sottolineato l’importanza del lavoro sociale delle Caritas sorelle e ha chiesto di perseverare negli sforzi per la pace, descrivendo la Colombia come “un Paese nobile, che ha sofferto molto, che ha lavorato per superare, trovare la pace, in un territorio in cui a volte l’industria della droga si impne e crea guerra”.

Il vescovo Juan Carlos Barreto Barreto, vescovo di Soacha e presidente della Commissione Episcopale per la Pastorale Sociale, ha espresso gratitudine al Papa a nome dell’episcopato colombiano per il suo lavoro in favore della riconciliazione e la pace in Colombia.

Il gruppo è stato a Roma fino al 14 giugno, e ha incontrato anche il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e la Comunità di Sant’Egidio.

Durante l’incontro nel dicastero ex Giustizia e Pace si è parlato delle sfide per cui si devono trovare nuove forme di collaborazione, enfatizzando la necessità di ascoltare i territori e approvare le loro necessità, e si è chiesto di trovare una migliore articolazione sui temi migratori nel lavoro per la Amazzonia.

In particolare, si è affrontato anche il tema di come capitalizzare gli sforzi della Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM) e di creare reti sulla scorta della Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità che si terrà a Calì il 21 ottobre.

                                                           FOCUS ASIA

India, i vescovi chiedono al primo ministro Modi di rendere più inclusivo il nuovo mandato

Scossi dalle leggi anticonversione e sorpresi da una campagna elettorale che ha visto il primo ministro uscente (e poi rieletto) Narendra Modi incontrare anche i vescovi cattolici, questi ultimi hanno fatto appello a Modi di rendere il suo nuovo mandato “inclusivo”, trattando tutti i cittadini allo stesso modo e sostenendo i valori tradizionali della nazione.

L’appello viene in una India in cui il nazionalismo indù ha portato alle leggi anti-conversione, rendendo comunque il richiamo all’identità nazionale un fatto politico. Modi ha giurato come primo ministro per un mandato di altri cinque anni lo scorso 9 giugno, dopo la vittoria del Bharatiya Janata Party, il suo partito pro-hindu.

I vescovi si sono appellati alla coalizione di governo perché “lavori diligentemente per sostenere i valori costituzionali, assicurare giustizia, libertà eguaglianza e fraternità per tutti i cittadini”, sottolineando che “è imperativo che il governo resti inclusivo e impegnato al welfare di tutti gli strati della società, in particolare i marginalizzati e i vulnerabili”.

L’opposizione ha accusato Modi, al potere dal 2014, di seguire politiche mirate a trasformare l’India in una nazione teocratica hindu. Il numero di incidenti anti-cattolici è drammaticamente salito in India dal 2014, quando se ne contarono 147, al 2022, quando furono registrati 599 attacchi contro i cristiani”.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Ginevra, all’Organizzazione Internazionale del Lavoro

Il 12 giugno, l’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, ha preso la parola nell’ambito della 112esima sessione della Conferenza Internazionale sul Lavoro.

Il nunzio ha notato che “nonostante una crescita economica gobale relativamente stabile”, ci sono stati “significativi rallentamenti” in settori chiave che dimostrano “il persistente e profondo impatto delle ineguaglianze sociali”.

Le cifre: nell’Africa Sub-sahariana più dell’80 per cento della forza lavoro si basa sul settore informale, senza protezione sociale, mentre un terzo della popolazione lavorativa vive in estrema povertà; il 37 per cento della popolazione nell’Asia del Sud e l’8 per cento della popolazione in America Latina e Caraibi vive sotto la soglia moderata di povertà; in molte regioni, le donne sono svantaggiate nell’accesso al lavoro; la mancanza di opportunità lavorative in molti casi porta i giovani nel mondo della droga e del terrorismo, mentre “milioni di persone emigrano in cerca di lavoro” e altri lo fanno perché costretti da “conflitti, violenza, cambiamento climatico, persecuzione e povertà”, tanto che alla fine di settembre 2023 si contavano 114 milioni di persone sfollati forzati.

L’arcivescovo Balestrero ha espresso “grave preoccupazione” per la crescita dei conflitti armati, ha definito “sconcertante” le ripercussioni durature e globali “causate dalla guerra in Ucraina e Gaza”, ha notato che gli effetti del cambiamento climatico “colpiscono sempre più il mondo del lavoro e alimentano conflitti sull’accesso a risorse scarse o limitate”.

La Santa Sede, poi, sottolinea che alcune statistiche demografiche, che mostrano un calo delle nascite, “sono un campanello di allarme per il futuro”, e non va nemmeno sottovalutato l’impatto delle nuove tecnologie che perdono posti di lavoro.

La speranza della Santa Sede – ha osservato Balestrero – è che “tutte queste sfide incoraggino ad una più ampia attenzione nei confronti dei lavoratori e ad una fruttuosa discussione sull’economia della cura”.

La Santa Sede apprezza, in particolare, il lancio da parte della Organizzazione Internazionale del Lavoro di una Coalizione Globale per la Giustizia Sociale”, espressione non sempre accettata dalle cosiddette economie liberali pur vivendo “in contesti come quello attuale in cui il valore della persona umana è seriamente minacciato dalla diffusa tendenza di affidarsi esclusivamente ai criteri di utilità e proprietà”. Eppure, ha detto Balestrero, è essenziale.

La Santa Sede a Ginevra, all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni

Il 13 giugno, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore per manente della Santa Sede a Ginevra, è intervenuto al 34esimo comitato su programmi e finanze dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, nella sessione dello scambio di opinioni sulla preparazione climatica, la riduzione dei disastri e l’adattamento al cambiamento climatico. La Santa Sede, va ricordato, è membro dell’organizzazione.

Nel suo intervento, Balestrero ha notato come la Santa Sede apprezzi “l’approccio alla crisi climatica centrato sull’uomo”, e ha ricordato che nel 2022 “quasi 33 milioni di persone sono state sfollate internamente come conseguenza di disastri naturali, e nel 2023 inondazioni, temporali, terremoti, incendi e altri disastri hanno causato ulteriori 26,4 milioni sfollate”.

Sono numeri – ha evidenziato il nunzio – che “rappresentano il volto umano del cambiamento climatico e dei disastri naturali”, perché dietro le statistiche ci sono “reali vite umane” per quali “il cambiamento climatico non è una nozione astratta”. Anzi, c’è “bisogno urgente” di proteggere queste persone”, assicurando che possano vivere secondo la dignità ricevuta da Dio.

La Santa Sede ricorda anche che il Global Compact sulla Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare chiede proprio di sviluppare pratiche di ammissione e soggiorno basate su “considerazioni compassionevoli, umanitarie o di altro genere”, mentre ha tra gli obiettivi quello di rafforzare soluzioni per i migranti “costretti a lasciare le loro nazioni di origine a causa di disastri naturali”.

La Santa Sede ha messo in luce anche tre punti principali, da affrontare con urgenze: riconoscere il legame tra la crisi climatica e lo sfollamento; far crescere la prevenzione, l’educazione al rischio e la resilienza della comunità; di impegnarsi proattivamente nel preparare le persone per lo sfollamento”.

La Santa Sede ha poi reiterato la sua richiesta di “una ecologia integrale come mezzo di gestire il rischio dei disastri naturali e la prevenzione di altri problemi ambientali”, nozione “inseparabile da quella di bene comune, che include anche obbligazioni morali verso le future generazioni”.