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Diplomazia pontificia, lo speaker della Camera USA dal Papa

Visita di McCarthy del Papa. Gallagher sull'accordo sul grano. Le questioni in America Latina

Papa Francesco, McCarthy | Papa Francesco e lo speaker della Camera USA McCarthy | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, McCarthy | Papa Francesco e lo speaker della Camera USA McCarthy | Vatican Media / ACI Group

La visita dello Speaker della Camera dei Rappresentanti USA McCarthy a Papa Francesco è stata ampiamente messa sotto i riflettori. Il Papa e McCarthy hanno avuto un colloquio privato, senza comunicazioni da parte di nessuno dei due, e McCarthy aveva due dossier da discutere: quello del Mediterraneo e quello della Cina. Chissà se è stato affrontato anche il tema dell’accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi con il governo cinese, già criticato dall’amministrazione Trump. Si è parlato probabilmente anche del ruolo della Cina a livello internazionale.

La linea della Santa Sede è comunque solo una: quella della pace. Per quello, anche le mediazioni di Cina o Turchia sono ben accette. E l’arcivescovo Gallagher ha lodato l’accordo sul grano fatto grazie alla mediazione della Turchia in Ucraina in un recente evento.

                                                           FOCUS PAPA FRANCESCO

La visita di McCarthy da Papa Francesco

Era in un tour italiano lo Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti Kevin McCarthy. Membro del Partito Repubblicano, ha avuto una udienza con Papa Francesco il 4 maggio. Non si trattava di un incontro bilaterale – il presidente della Camera non è allo stesso livello del Papa – ma di un incontro privato, sul quale non vengono generalmente forniti dettagli.

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Quello che si sa è che McCarthy ha avuto incontri anche con il governo italiano, e che i temi dei suoi incontri hanno tutti riguardato la situazione con la Cina e l’area del Mediterraneo.

Tra l’altro, McCarthy ha anche incontrato negli scorsi mesi la presidente di Taiwan Tsai. L’appoggio degli Stati Uniti a Taiwan si è concretizzato anche con una visita della precedente speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan.

Da parte repubblicana, negli Stati Uniti, si è stati molto critici sull’accordo che Papa Francesco ha sottoscritto con la Cina per la nomina dei vescovi.

McCarthy stava guidando una delegazione bipartisan del Congresso che ha toccato nel suo viaggio anche Giordania, Israele ed Egitto.

Papa Francesco ha incontrato al Congresso degli Stati Uniti, dove fu invitato a parlare, lo Speaker John Boenher, mentre la speaker Nancy Pelosi è stata in Vaticano lo scorso 22 giugno, e – nonostante le sue idee favorevoli all’aborto, aveva fatto in modo di prendere pubblicamente la comunione.

McCarthy è battista, ed è il primo Speaker della Camera non cattolico dai tempi in cui Dennis Haster, che era stato il primo “Speaker” non cattolico in anni, lasciò l’incarico nel 2007.

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L’Ucraina è stata anche parte dei colloqui che McCarthy ha avuto con Italia e Santa Sede.

La vicepresidente svizzera da Papa Francesco

Il 6 maggio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano la vicepresidente del Consiglio Federale Elvetico Viola Amherd

Amherd era giunta a Roma il 5 maggio in occasione del giuramento di 23 nuove guardie svizzere, insieme al presidente del Consiglio nazionale, Martin Candinas (centro/GR) e al presidente del Consiglio degli Stati, Brigitte Häberli-Koller (centro/TG).

Amherd ha twittato dopo l'incontro che la Svizzera apprezza le relazioni bilaterali con il Vaticano. Al centro dello scambio con Papa Francesco le reciproche relazioni bilaterali, la guerra in Ucraina, la Guardia Svizzera e anche le preoccupazioni dei cattolici svizzeri.

Alla cerimonia di giuramento hanno preso parte anche il capo dell'esercito svizzero, Thomas Süssli, e il presidente della Conferenza episcopale svizzera, Felix Gmür, vescovo di Basilea. La delegazione del cantone Argovia ospite di quest'anno era guidata dal consigliere Jean-Pierre Gallati.

                                                           FOCUS UCRAINA

Gallagher, le sue speranze sull’Accordo sul Grano

Parlando lo scorso 4 maggio all’evento Panem et Pax, co-organizzato dalle ambasciate presso la Santa Sede di Ucraina e Turchia, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha sottolineato di veder in maniera positiva l’accordo sul grano mediato dalla Turchia e dalle Nazioni Unite che dal 22 luglio scorso ha permesso al grano ucraino di uscire dal Mar Nero.

La guerra in Ucraina, infatti, aveva avuto come conseguenza anche il blocco dell’esportazione dei cereali dal territorio ucraino, considerato il “granaio d’Europa”, creando così una crisi alimentare che ha toccato 47 milioni di persone nelle nazioni più indigenti del pianeta.

L’arcivescovo Gallagher ha ricordato che l’Ucraina fornisce 24 milioni di tonnellate di grano l’anno, numeri che ne fanno il settimo produttore mondiale. Al 2020, due terzi di questa produzione erano destinati all’esportazione, mentre 27 milioni di tonnellate di prodotti agricoli collegati e fertilizzanti erano destinati a Paesi in via di sviluppo di Africa, Medio Oriente e Asia. L’accordo di luglio ha permesso di superare il blocco dei porti, e di ricominciare a fornire il grano.

È stato un accordo comunque difficile, e l’arcivescovo Gallagher ha ribadito che l’iniziativa va “soprattutto sostenuta, salvaguardandone la natura e proteggendola da eventuali strumentalizzazioni e abusi”, perché l’accordo è stato “motivato e voluto come progetto umanitario”, e dunque deve godere “della massima stabilità”, considerando che “il grano non può essere usato come una arma.

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Gallagher ha notato che quello sul grano è “il primo e l’unico grande accordo tra le parti dopo l’invasione dell’Ucraina”, cosa che dimostra che c’è una speranza per gli sforzi diplomatici. L’accordo, infatti – nota il “ministro degli Esteri” vaticano - “può servire a ricostruire il clima di fiducia che tanto manca e che potrebbe svilupparsi in un dialogo fruttuoso anche su altre questioni che godono di un consenso di principio, come la necessità di garantire la sicurezza nucleare e di prevenire un’escalation militare di tale natura”.

C’è una missione di pace in Ucraina?

Tornando dall’Ungheria, lo scorso 30 aprile, Papa Francesco ha parlato di una missione di pace per il conflitto in Ucraina di cui si potrà parlare solo quando sarà pubblica. Le parole del Papa, che sembravano alludere anche ad una possibile mediazione della Santa Sede, sono state fortemente smentite sia da parte russa, che da parte ucraina, anche ad altissimi livelli.

Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, a margine della presentazione di un libro su don Tonino Bello lo scorso 3 maggio, ha detto di essere “sorpreso dalla reazione” di russi ucraini, perché “a mia conoscenza, erano e sono a conoscenza di questa missione. Poi sapete com’è, in mezzo ai meandri della burocrazia può darsi che le comunicazioni non arrivino dove devono arrivare. Però le mie sono solo interpretazioni, io so che sono state informate le due parti”.

Quindi come interpretare questa negazione? “Direi che mi sorprende e non so a quale motivazione o ragionamento risponda”.

Per una serie di circostanze, in questa settimana è presente il metropolita Antonij, a capo del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, che ha incontrato il Papa nel baciamano dopo l’udienza generale del 3 maggio. La sua presenza, però, è una coincidenza, non riguarda la presunta iniziativa del Papa, né l’incontro che Papa Francesco ha avuto con il suo predecessore Hilarion il 29 aprile in nunziatura.

Il Cardinale Parolin ha ricordato piuttosto che da sempre la Santa Sede ha detto che si vorrebbe “arrivare a una cessazione dei combattimenti e poi avviare un processo di pace”.

Lo stesso Hilarion, in una dichiarazione posta sul sito del Metropolita di Budapest e di Ungheria del Patiracato di Mosca, ha invece sottolineato: "Sulla stampa sono apparse insinuazioni secondo le quali avrei incontrato Papa Francesco per dargli delle informazioni allo scopo di raggiungere alcuni accordi segreti oppure per altri scopi politici. Rispondo per chi è interessato: non c'è stato nulla che riguardi i rapporti bilaterali tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa. Non si è discusso su nessuna questione politica. L'incontro era di natura personale tra due vecchi amici."

Le parole di Hilarion sono in un video di quasi 9 minuti, in cui Hilarion afferma che “molte persone in queste ore mi hanno chiesto il perché del mio incontro con Papa Francesco, mentre non ci sono state riunioni separate con il Rappresentante di Costantinopoli e neanche con altri vescovi ortodossi. L'incontro si spiega per la nostra amicizia personale di oltre dieci anni, quando venne eletto Papa nel marzo 2013. Ero l'Inviato della Chiesa Russa per la cerimonia del suo insediamento. Il giorno dopo ho parlato in privato con lui circa un'ora. Era il terzo Papa che incontravo nella mia vita: una volta Giovanni Paolo II e quattro volte Benedetto XVI. Nel caso di Papa Francesco scoprì che aveva una buona preparazione nell'ambito dei rapporti bilaterali".

Parlando dell’Ungheria, Hilarion lo ha definito “l'unico Paese dell'Unione Europea aperto nonostante le pressioni di Washington e di Bruxelles”, che “protegge i valori cristiani ed è coerentemente contrario alla propaganda del liberalismo, alla permissività morale, alla dissolutezza.”

E ancora: “I valori cristiani sono protetti nella Costituzione dell'Ungheria, in particolare: il matrimonio, definito unione tra un uomo e una donna; ogni persona ha diritto alla vita e alla sua dignità; il feto ha diritto alla protezione fin dalla  concezione... Lo Stato ungherese difende la libertà di parola e libertà di religione proprio nel momento in cui l'Unione Europea intende imporre sanzioni contro il Patriarca di Mosca. L'Ungheria ha promesso di porre il veto alla decisione e di conseguenza non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Lo Stato ungherese sostiene le denominazioni cristiane locali compresa la nostra Chiesa. A spese dello Stato si è potuto restaurare completamente la Cattedrale dell'Assunzione”. 

Sono tutte cose che il metropolita ha raccontato a Papa Francesco, durante il quale ha anche sottolineato le buone relazioni con la Diocesi della Chiesa Cattolica di Budapest, favorite anche dalla sua conoscenza personale con il cardinale Erdo.

Ucraina – Santa Sede, i miglioramenti nei rapporti

L’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash ha commentato invece la notizia di una sorta di “missione di pace” della Santa Sede ancora segreta sottolineando che “le relazioni sono ora a livello molto più alto, con interazione costante e scambi di fiducia”.

In particolare, l’ambasciatore ha fatto riferimento alla visita in vaticano del Primo Ministro ucraino Denys Shmyhal, che ha avuto un incontro con Papa Francesco lo scorso 27 aprile. Durante l’incontro, il primo ministro ha invitato il Papa ad andare a Kyiv, e ha anche chiesto la mediazione vaticana per la liberazione dei bambini deportati in Russia.

                                                           FOCUS PACE

Georgia, verso un evento interreligioso per la pace

Il 5 maggio, le varie confessioni religiose della Georgia hanno avuto un incontro sponsorizzato dall’Agenzia di Stato per gli Affari Interreligiosi. L’incontro era guidato da Zasa Vashakmadze, presidente dell’Agenzia.

All’incontro hanno partecipato i rappresentati della Chiesa Autocefala Ortodossa di Georgia, l’amministrazione musulmana della Georgia, l’amministrazione apostolica del cattolicesimo del Caucaso, la Chiesa Apostolica Armena della Georgia, il Consiglio Spirituale Ezid, l’Unione Ebraica di Georgia, la Chiesa Evangelica Luterana, i rappresentanti evangelico-protestanti dell'Unione delle Chiese Battiste di Tashori e l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio apostolico a Tbilisi.

Zaza Vashakmadze ha introdotto ai membri della Camera l'idea avuta insieme al nunzio di organizzare un evento congiunto di confessioni religiose, sotto il motto: "Vogliamo la pace".

I rappresentanti delle confessioni hanno dato suggerimenti sui moduli e sui luoghi dell'evento. Si è deciso di creare un gruppo di lavoro per discutere i dettagli dell'evento. Si prevede che questo avrà luogo il 25 maggio alla vigilia del “National Day” (26 maggio). Nel silenzio, tutte le religioni si possono permettere d’incontrarsi in un segno concreto per la pace nel mondo. Avrà luogo in piazza Metekhi, centro storico di Tbilisi, dove si trovano diversi luoghi di culto di diverse religioni. Il progetto ha ricevuto approvazione unanime di tutte le religioni.

                                                           FOCUS EUROPA

Il nunzio in Spagna: “Contro la cultura della morte, la famiglia rappresenta la cultura della vita”

In un intervento tenutosi all’incontro del board della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa (FAFCE), l’arcivescovo Bernardito Auza, nunzio apostolico in Spagna, ha sottolineato che “contro la cultura della morte, la famiglia rappresenta la cultura della vita”.

Nel suo intervento, Auza ha sottolineato che “in Spagna, abbiamo notato una crescita di persone sole (giovani e anziani) che pongono termine alla vita. Per questo il tema di questa conferenza è molto rilevante per cercare nuove vie perché le persone non restino sole. Una società moderna è sostenibile solo se si basa sulla famiglia”.

Tra il 2 e il 4 maggio 2023, la FAFCE ha tenuto la sua riunione semestrale del consiglio di amministrazione a Murcia (Spagna). I membri della FAFCE provenienti da tutta Europa si sono riuniti per scambiare informazioni sulle rispettive attività e sul lavoro della Federazione a livello europeo.

Per la prima volta nella storia della FAFCE, il suo Board Meeting si è svolto in Spagna ed è stato ospitato da un'università, l'Università Cattolica Sant'Antonio di Murcia (UCAM).

 Vincenzo Bassi, presidente della FAFCE, ha dichiarato che la cooperazione con l’Università di Murcia “è anche un esempio di come il mondo delle ONG possa collaborare con il mondo dell'università per portare frutti per il bene comune. Credo che con questi tre giorni potremmo mostrare come la famiglia sia il prisma attraverso cui meglio comprendere e vivere la vita personale, spirituale, ecclesiale e sociale e culturale di ognuno. E quindi, combattere nuovi modi per lottare contro la nuova pandemia dei nostri tempi, la pandemia della solitudine”.

                                                           FOCUS AMERICA LATINA

I vescovi cubani incontrano il governo

Il 26 aprile, gli esponenti della Conferenza Episcopale Cubana hanno incontrato al Palazzo della Rivoluzione dell’Avana il presidente Miguel Diaz-Canel. Secondo un comunicato della Conferenza Episcopale, i presuli hanno spiegato al presidente “i loro criteri e la loro visione riguardo le realtà che vengono oggi sperimentate dal popolo cubano”.

Il comunicato spiega altresì che “in accordo con l’usuale procedura di questi incontri” i vescovi “non si sono limitati a delle situazioni specifiche della Chiesa”, ma hanno piuttosto “condiviso con tutto rispetto, sincerità e chiarezza le loro preoccupazioni e valutazioni riguardo l’attuale momento che stiamo vivendo”.

Il segretariato generale della Conferenza Episcopale cubana ha inviato il comunicato il 28 aprile, mentre già il 26 aprile era arrivata la comunicazione governativa riguardo l’incontro del presidente Diaz-Canel e la rappresentanza dei vescovi cubani, composta dal vescovo Emilio Aranguren, arcivescovo di Avana e presidente della Conferenza Episcopale Cubana, dal Cardinale Juan de la Caridad Garcia e altri vescovi.

Da parte del governo c’erano, oltre al presidente, il primo ministro Manuel Marrero Cruz, il capo del Dipartimento Ideologico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano Rogelio Polanco Fuentes, e Caridad Diego Bello, capo dell’Officio di Attenzione per gli Affari Religiosi del Comitato Centrale del Partito.

Secondo la presidenza cubana, l’incontro ha riguardato anche “questioni riguardo il lavoro della Chiesa cattolica, della situazione socioeconomica della nazione, del rafforzamento dei valori nella società, e altri temi di interesse comune”.

Sempre la presidenza cubana sostiene che l’incontro abbia avuto luogo in un clima di mutuo rispetto in accordo con la politica della Rivoluzione riguardo la religione e i credenti e la piena libertà religiosa sancita dalla Costituzione della Repubblica di Cuba”.

Da parte loro, i vescovi hanno fatto sapere di aver “ascoltato alle informazioni, i criteri, le valutazioni” di Diaz-Canel e Marrero, i quali hanno “anche spiegato in maniera completa le loro visioni e futuri prospetti riguardo le questioni affrontate”.

I vescovi hanno ringraziato i leader del governo per la “possibilità di scambio” e l’opportunità di essere ascoltati”, e hanno detto che rinnovavano “il loro impegno per il popolo cubano e per tutto ciò che favorisce un clima più sereno di pace, armonia, rispetto per tutti e speranza”.

Lo scorso febbraio, il Cardinale Beniamino Stella, che era stato nunzio a Cuba, è stato nella isla per commemorare il 25esimo anniversario del viaggio di Giovanni Paolo II nel Paese, e ha fatto sapere che Papa Francesco desidera il rilascio dei giovani arrestati durante le proteste dell’11 luglio. Lo scorso 27 aprile, padre Ariel Suárez, segretario assistente della Conferenza Episcopale Cubana, ha confermato alla Reuters che i vescovi e il regime comunista hanno discusso la situazione dei detenuti e che la conversazione era stata aperta e franca”. Ha aggiunto che c’è volontà di raggiungere una amnistia da entrambe le parti.

                                                           FOCUS ASIA

India, la Corte Suprema ordina agli Stati di di reprimere l'incitamento all'odio religioso come minaccia al tessuto secolare dell'India

I leader religiosi in India hanno accolto con favore una sentenza della Corte Suprema contro la discriminazione nei confronti delle minoranze religiose. I giudici stanno istruendo gli stati ad agire contro l'incitamento all'odio religioso in quanto rappresenta una minaccia per la struttura secolare in India.
"La Corte Suprema ha emesso tali istruzioni in passato, ma le autorità interessate non hanno agito", ha detto lunedì al servizio di notizie asiatico Ucanews AC Michael, presidente della Federazione delle associazioni cattoliche dell'arcidiocesi di Delhi. 

Anche i rappresentanti indù e musulmani hanno accolto con favore il verdetto. 
Da quando il primo ministro Narendra Modi è salito al potere dal BJP nel 2014, la violenza e l'odio contro musulmani e cristiani sono aumentati in modo massiccio nell'India a maggioranza indù. Il Bjp aspira a un'India basata sull'induismo, in cui le "religioni straniere" come l'islam e il cristianesimo non hanno posto. Modi cerca un terzo mandato alle elezioni parlamentari del prossimo anno. Papa Francesco ha da tempo in desiderio di visitare l’India, e si specula potrebbe già succedere nel 2024.

Tuttavia, nelle ultime settimane lo stesso Modi si è impegnato nell’incontro con varie minoranze religiose, inclusi vescovi cattolici, come parte della campagna per la rielezione che si basa sulla inclusività.