Anagbe ha aggiunto che c’è “una organizzata, sistematica e brutale pulizia etnica dei cristiani dai terroristi Fulani militanti, che uccidono innumerevoli uomini, donne e bambini innocenti, sfollando milioni di persone dalle loro case di famiglia”.
Secondo alcune statistiche, ci sono state almeno 515 comunità di fattori cristiane sfollate.
La testimonianza del vescovo di Makurdi non è stata ben ricevuta dalle autorità nigeriane, e ora si teme per la sua ita, così come per quella di padre Remigius Ihyula, che aveva testimoniato con lui nel Parlamento del Regno Unito.
In una dichiarazione diffusa il 10 aprile, padre Joseph Terfa Beba, presidente dell’Associazione di Sacerdoti Diocesani Cattolici Nigeriani, ha detto che il 28 marzo padre Remigius ha ricevuto il messaggio da una ambasciata in Abuja che lo avvertiva che ci sarebbe potuto essere un mandato di arresto per il vescovo Anagbe per quando sarebbe tornato in Nigeria.
Secondo il rapporto di Open Doors, 3100 dei 4476 cristiani uccisi in tutto il mondo nel 2024 sono stati uccisi in Nigeria. Un altro rapporto, questa volta dalla International Society for Civil Liberties and the Rule of Law, Intersociety, ha messo in luce come dal 2015 siano stati uccisi circa 20.300 cristiani nel sud Est della Nigeria.
Le minacce contro i sacerdoti si sono diffuse, e anche la Missione degli Stati Uniti in Nigeria ha preso una posizione, dicendosi “profondamente sconvolta” dai rapporti di intimidazione contro i sacerdoti.
In una dichiarazione diffusa l’8 aprile, l’ambasciata USA in Nigeria ha sottolineato che “la libertà di espressione è un diritto umano essenziale ed è centrale alla funzione della democrazia, in Nigeria e negli Stati Uniti. Nessuno dovrebbe essere soggetto a minacce per esercitare quell diritto”.
Le minacce contro il vescovo Anagbe e padre Remigius hanno suscitato una forte reazione internazionale. Chris Smith, Congressista del New Jersey, si è detto “scioccato” dai rapporti che dicono che i due chierici stanno affrontando minacce”.
Anche Lord David Alton, della Camera dei Lord britannica, ha condannato le minacce contro i chierici, chiedendo di fermare le minacce e di aumentare il livello di vigilanza per garantire la sicurezza dei sacerdoti.
Robert Řehák, ambasciatore della Repubblica Ceca per la Libertà Religiosa Internazionale, ha dichiarato l’11 aprile di essere “scioccato di scoprire dai nostri membri che le minacce contro il vescovo Anagbe vengono da varie entità.
Il 12 aprile, il governo nigeriano ha cercato di minimizzare le accuse di persecuzione.
FOCUS CINA
La prefazione di Parolin a un libro sulla Cina e il suo significato
Il 12 aprile, l’agenzia del Dicastero per l’Evangelizzazione Fides ha pubblicato la prefazione del Cardinale Pietro Parolin al libro del missionario e sacerdote Antonio Sergianni. Il libro è “La cavalcata del Vangelo in Cina. Sulle orme di Matteo Ricci” (Edizioni La Conchiglia di Santiago), e Sergianni è stato missionario in Taiwan dal 1980 al 2003, per poi seguire le vicende della Chiesa cattolica in Cina come officiale di Propaganda Fide.
Nel suo testo, il Cardinale Parolin prende le mosse dall’idea di padre Sergianni di guardare alla Cina “alla luce della parola di Dio”.
E allora, dice il Segretario di Stato, “col suo sguardo di fede, padre Antonio coglie e ci aiuta a cogliere in tutta la sua ampiezza la grandezza umana del cammino del popolo e della civiltà cinese lungo il tempo. Una grandezza vertiginosa, una sorta di mistero della Storia, con la sua continuità ultramillenaria che sembra attraversare e scavalcare le cesure tra le epoche storiche”.
E ancora, “padre Sergianni nel suo libro preavverte e prefigura il possibile incrocio tra la realtà cinese che cammina nella storia come un mistero inaudito e un’altra realtà, legata a un mistero di altra natura: il Mistero che è entrato nel mondo con la nascita di Cristo, e ha dato inizio a un popolo che cammina nella Storia, fino alla fine del tempo”, ripercorrendo tra l’altro tutti i passaggi storici che hanno scandito l’incontro dell’annuncio di Cristo con la Cina.
Il cardinale Parolin nota poi che “nell’ultimo tratto di strada percorso, quello degli ultimi decenni, lo sguardo di fede con cui padre Sergianni guarda la storia, guarda la Cina e guarda la fede in Cina diventa soprattutto lo sguardo del testimone. Si può dire che la potenza, la forza intima di questo libro si sprigiona dal suo essere prima di tutto una testimonianza di amore cristiano”.
Nel libro, anche una documentazione esaustiva della “sollecitudine dei Papi e della Sede Apostolica per le vicende della Chiesa che è in Cina”.
Conclude il Cardinale Parolin: “Nella carne del ‘piccolo resto’ dei cattolici cinesi, con tutti i loro limiti umani e le loro povertà, avviene quell’incontro tra il Mistero della grazia efficace di Cristo e la vicenda storica della realtà cinese delineato da padre Antonio nel suo libro. Da questo intreccio possono sprigionarsi doni per tutti. Anche questo incontro, per vie misteriose, può favorire che il respiro e i desideri di grandezza del popolo cinese e di tutti gli altri popoli non si ripieghino su se stessi, fomentando ansie di dominio con guerre senza fine, e possano invece incanalarsi in vie di pace, favorire incontri e cammini di fratellanza, di convivenza fraterna tra diversi”.
FOCUS EUROPA
Polonia, le Chiese europee incontrano il ministro per gli Affari UE Adam Szłapka
Una delegazione della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE) e della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) ha incontrato a Varsavia S.E. Adam Szłapka, Ministro polacco per gli Affari dell'Unione Europea. L'incontro si è svolto lunedì 7 aprile 2025, nel contesto della Presidenza polacca del Consiglio dell'Unione Europea.
La delegazione ha condiviso una riflessione congiunta che ha evidenziato le posizioni delle Chiese sulle principali priorità politiche della presidenza polacca dell'UE. La discussione si è concentrata sulla promozione di una pace giusta e duratura in Ucraina e di una nuova architettura di sicurezza europea, nonché sulla garanzia di politiche eque in materia di migrazione e asilo e di un processo di allargamento dell'UE credibile, incentrato sui cittadini e basato sul merito.
La delegazione ha ribadito l'impegno delle Chiese per il progetto europeo, sottolineando la necessità di rafforzare l'unità interna e la solidarietà all'interno e all'esterno dei confini europei. Di fronte all'instabilità globale e regionale, la COMECE e la KEK hanno sottolineato la necessità di perseguire politiche basate sui valori, fondate sulla dignità umana, sulla giustizia e sul rispetto reciproco.
La delegazione ecumenica ha sottolineato che, 75 anni dopo la Dichiarazione di Robert Schuman, i valori cristiani, che lo hanno ispirato nel delineare la visione del progetto di pace europeo, dovrebbero servire anche oggi da bussola per definire politiche che affrontino adeguatamente le sfide attuali.
I leader della Chiesa hanno ribadito la loro solidarietà all'Ucraina e al suo popolo. Hanno chiesto un sostegno continuo per una pace giusta e duratura basata sul diritto internazionale. La COMECE e la KEK hanno riconosciuto gli sforzi dell'UE per rafforzare la sicurezza e la difesa europee, ma hanno sollecitato rigorosi controlli legali ed etici per garantire il loro contributo coerente alla costruzione della pace, il cuore del progetto europeo. È stato lanciato un appello ad avviare un dialogo multilaterale su una futura strategia europea per la pace.
In materia di migrazione e asilo, le Chiese hanno sostenuto un approccio umano ed equo, rispettoso del diritto internazionale e che tuteli la dignità di tutte le persone. Hanno incoraggiato il miglioramento delle condizioni di accoglienza e l'accesso a procedure di asilo eque.
La COMECE e la KEK hanno inoltre sollecitato una riflessione sui valori dell'UE nel contesto dell'allargamento e hanno proposto che le Chiese e la società civile contribuiscano a questo processo. Durante l'incontro, la delegazione ecumenica ha anche espresso solidarietà alle Chiese locali in Polonia per i recenti sviluppi nel campo dell'educazione religiosa.
L'incontro con Adam Szłapka, Ministro polacco per gli Affari dell'Unione Europea, prosegue il dialogo di lunga data tra le istituzioni dell'UE e le Chiese ai sensi dell'articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Riflette un impegno condiviso a contribuire al bene comune in Europa attraverso un dialogo aperto, trasparente e regolare.
FOCUS USA
JD Vance in Vaticano, l’incontro con Parolin
C’è stato un bilaterale tra il vicepresidente USA Jd Vance e il Cardinale Pietro Parolin durante il viaggio in Italia del primo. È un colloquio che riveste una certa importanza.
La nuova amministrazione Trump ha infatti vissuto alcuni momenti di tensione con la comunità cattolica, sia per la chiusura dell’agenzia di aiuti umanitaria US Aid, che sarà assorbita nel governo e che nel frattempo ha bloccato aiuti salvavita di cui beneficiano le organizzazioni cattoliche su vari territori, sia per la politica riguardo le migrazioni.
Papa Francesco aveva scritto, in maniera del tutto irrituale, una lettera all’episcopato USA lo scorso febbraio, manifestando critiche alla politica migratoria di Trump.
Vance è arrivato a Roma il 18 aprile. In agenda ha messo il bilaterale con Parolin. Non si sa se ci sarà un incontro con Papa Francesco, anche perché dipenderà dalla volontà del Papa di mostrarsi in pubblico e da come si senta in forma o meno.
Durante il ricovero di Papa Francesco, Vance aveva fatto sapere che pregava per la salute del Papa. Sulle politiche migratorie, tuttavia, ha difeso l’operato dall’amministrazione Trump. Nel farlo, si è basato sul concetto di ordo amoris teorizzato da Sant’Agostino, secondo cui esiste una gerarchia d’interessi e di valori per cui il vero cristiano deve pensare al benessere dei suoi congiunti di sangue e non certo ai bisogni degli stranieri i quali minacciano i primi per il semplice fatto di accalcarsi alle frontiere.
Nella lettera all’episcopato USA, Papa Francesco aveva invece messo in luce che “il vero ordo amoris che occorre promuovere è quello che scopriamo meditando costantemente sulla parabola del “Buon Samaritano” (Luca 10, 25-37), ovvero meditando sull’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, senza eccezioni”.
Secondo un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, Vance e Parolin, insieme all'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, hanno "espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America, ed è stato rinnovato il comune impegno nel proteggere il diritto alla libertà religiosa e di coscienza".
Inoltre, "vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, specialmente sui Paesi segnati dalla guerra, da tensioni politiche e da difficili situazioni umanitarie, con particolare attenzione ai migranti, ai rifugiati, ai prigionieri, e sono stati trattati anche altri temi di comune interesse".
Infine, "si è auspicata una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, di cui è stato riconosciuto il prezioso servizio alle persone più vulnerabili".
Si tratta di un testo denso di sottotesti. La prima parte ribadisce la collaborazione sui temi di libertà religiosa e di coscienza, sui quali c'è convergenza tra Santa Sede e Stati Uniti. Lo scambio che riguarda i Paesi segnati dalla guerra tocca non solo la situazione in Ucraina, ma anche Paesi come il Nicaragua e il Venezuela, sui quali la Santa Sede e la precedente amministrazione Trump hanno collaborato.
Infine, c'è il tema dell'attenzione ai migranti e ai prigionieri, che è quello su cui si registra minore convergenza.
FOCUS EUROPA
Ucraina, la strage di Domenica delle Palme e la dichiarazione del Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese
Il giorno della Domenica delle Palme, il 13 aprile, due missili russi hanno ucciso nella città di Sumy, Ucraina, 34 ucraini tra cui 5 bimbi. Fra il 140 feriti c'erano anche altri 15 bambini. Intanto si fa di tutto per mantenere viva l’ipocrisia sui “negoziati” sul cessate il fuoco.
Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha definito l’attacco “un altro crimine contro l’umanità”.
In una forte dichiarazione, il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e e delle Organizzazioni Religiose ha notato che “nonostante il periodo festivo, segnato dalla celebrazione della Pasqua ebraica (Pesach) e della Pasqua cristiana, lo Stato russo continua quotidianamente, giorno e notte, a terrorizzare le città e i villaggi ucraini attaccando con droni, missili e bombardamenti”.
Prosegue il consiglio, che rappresenta il 95 per cento delle confessioni religiose di Ucraina: “A seguito di tali attacchi, le città di Kryvyj Rih, Drinpro, Sumy, Kharkiv e altre località hanno riportato numerose vittime e feriti fra la popolazione civile, oltre alla distruzione di abitazioni e altri edifici di pubblica utilità. Attraverso queste azioni constatiamo che per uno Stato che si autodefinisce «Santa Rus», in realtà non vi è nulla di sacro. É assente il più elementare rispetto per il valore della vita umana, per non parlare del rispetto verso la celebrazione delle festività del cristianesimo e dell’ebraismo”.
Il Consiglio ricorda che la Pasqua quest’anno si celebra nello stesso giorno per cristiani e ortodossi, e che si festeggia quest’anno anche il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea.
“Noi – si legge nel comunicato - capi delle Chiese e delle organizzazioni religiose ucraine, condanniamo fermamente gli atti terroristici perpetrati dalla Federazione Russa contro le città e i villaggi dell’Ucraina, e rivolgiamo un appello alle principali potenze mondiali affinché adottino tutte le misure necessarie per fermare l’aggressione militare russa contro l’Ucraina e per rafforzare la capacità dell’Ucraina di difendersi e di proteggere vite umane. Invitiamo tutte le persone di buona volontà a pregare per la vittoria della verità e per la giusta pace per l’Ucraina.
Esprimiamo il nostro profondo cordoglio per le vittime del terrore dello Stato russo e preghiamo l’Altissimo affinché renda giustizia ai responsabili di questo e di tutti gli altri atti di terrorismo russi contro il popolo dell’Ucraina”.
Parolin celebra la messa di Pasqua alla Farnesina
Lo scorso 16 aprile, il Cardinale Pietro Parolin ha incontrato il vice primo ministro e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano Antonio Tajani alla Farnesina. Durante l’incontro – rileva una nota del ministero degli Esteri italiano, è stato riaffermato “l’eccellente stato delle relazioni bilaterali tra l’Italia e la Santa Sede, con un breve confronto anche sui più recenti sviluppi delle principali crisi internazionali.
Il cardinale Parolin ha visitato l’Unità di Crisi della Farnesina e ha celebrato una Messa per il personale del Ministero. In particolare, il cardinale ha ringraziato – nota la Farnesina – “per la preziosa assistenza che il nostro Paese garantisce anche ai tanti missionari e religiosi italiani nel mondo”.
Tajani ha aggiornato Parolin sulla collaborazione tra Italia e Santa Sede all’EXPO di Osaka. Lo spazio dedicato alla Santa Sede, infatti, si trova all’interno del Padiglione italiano, e vi è attualmente esposto “La deposizione di Cristo”, capolavoro di Caravaggio.
FOCUS MONDO
Il Cardinale Parolin su Trump, Gaza e Cia
In una intervista con il quotidiano italiano Repubblica il 18 aprile, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha toccato vari temi di interesse internazionale, dal rapporto con gli Stati Uniti alla questione della Cina.
Riguardo la guerra in Ucraina, il Cardinale ha detto che, nonostante le dichiarazioni del presidente Trump, “molto dipende dalla disponibilità di entrambi i Paesi a dialogare senza precondizioni. In ogni caso, tutto ciò che favorisce una pace giusta e duratura è da considerarsi utile e va accolto con attenzione”.
È una guerra che “non può continuare”, e che deve “essere fermata al più presto”, ma ci si scontra con una “visione sempre più individualista dell’uomo e una crescente sfiducia reciproca tra i membri della comunità internazionale”.
Il Cardinale riafferma il sostegno della Santa Sede alla “sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina”, che saranno gli stessi ucraini a “decidere che cosa vorranno negoziare o eventualmente concedere da questo punto di vista”, sebbene sia difficile prevedere “se si arriverà a qualche compromesso se esso sarà accettabile per entrambe le parti”.
La Santa Sede si dice particolarmente preoccupata “per il rischio di un'escalation del conflitto: l'allargamento della guerra significherebbe ulteriori sofferenze e nuove vittime, in particolare tra i civili, i bambini, le donne e gli anziani”.
Parlando invece della politica estera di Donald Trump, il Cardinale Parolin sottolinea che si tratta di “un approccio molto diverso di quello cui siamo abituati”, e “la Santa Sede si sforza sempre di mettere la persona umana al centro e sono tante le persone vulnerabili che soffrono enormemente, ad esempio, a causa dei tagli agli aiuti umanitari. Anche quando si avverte la necessità di un cambiamento o di una riforma, agire troppo rapidamente non è sempre nel migliore interesse di coloro che la riforma dovrebbe in ultima analisi aiutare”.
L’approccio sostenuto dalla Santa Sede è “multilaterale”, ritenendo che “il diritto internazionale e il consenso degli Stati debbano sempre essere favoriti”.
In questa situazione, “l'Unione europea può svolgere un ruolo importante nel richiamare il valore del multilateralismo e di una politica basata sulla collaborazione tra gli Stati, sul diritto internazionale e la diplomazia, anziché sulla contrapposizione e su logiche egemoniche”.
La Santa Sede considera “infelice l’espressione riarmo, che è sempre prodromo di chiusure e di nuovi conflitti, per giustificare l'esigenza dell'Europa di investire nella propria difesa, anche alla luce di un disimpegno statunitense al riguardo”.
Nonostante le difficoltà nel dialogo ecumenico – a causa della crisi ortodossa – ma anche nel dialogo interreligioso, che vive una recrudescenza con quello che è successo a Gaza, si deve “uscire dalla trappola che ci troviamo di fronte a scontri di natura religiosa. Semmai si tratta di manipolazione della religione e dei valori spirituali per fini molto più terreni. Certo, anche qui si tratta di lottare contro un clima di sfiducia che si è instaurato e tende a prevalere e fare delle religioni autentici strumenti di pace e di unità, come lo sono in realtà”.
Parlando di Gaza, il Cardinale Parolin nota che “le testimonianze, le immagini e i dati che provengono dalla Striscia sono umanamente orribili e moralmente inaccettabili. Così come gli israeliani e i migranti brutalmente trucidati e rapiti da Hamas, anche gli oltre due milioni di palestinesi a Gaza non hanno scelto la guerra, ma ne pagano il prezzo più alto, e non possono essere degradati a vittime collaterali: stiamo parlando di persone umane!”.
Si tratta, tuttavia, di un conflitto che non si trova solo a Gaza, ma anche “in Cisgiordania, dove le espansioni territoriali dei coloni a discapito della popolazione civile palestinese sono accompagnate da violenze e soprusi: si può dire che si tratta di legittima difesa?”
Tuttavia, il Cardinale Parolin non usa la parola “genocidio”, che è “un termine giuridico del diritto internazionale”. Tuttavia, “per la Santa Sede restano chiari i principi della Dottrina Sociale della Chiesa: la legittima difesa è lecita, ma non può mai implicare l'annichilimento totale o parziale di un altro popolo o la negazione del suo diritto a vivere nella propria terra. La Santa Sede continuerà a condannare le guerre di qualsiasi portata, perché chi ne fa le spese sono sempre i più fragili della società, e considera che anche una sola vittima è eccessiva. Le guerre sono un affronto all'umanità intera”.
Capitolo Cina: “La Santa Sede mantiene certamente il desiderio di avere un proprio ufficio di collegamento a Pechino che, come è stato più volte ribadito, non dovrebbe necessariamente avere natura diplomatica. Questo però rimane, almeno per il momento, nel novero dell'auspicabile: perché un tale passo sia possibile, infatti, è necessaria un'ulteriore maturazione delle relazioni, che richiede inevitabilmente tempo, sforzi e buona volontà da entrambe le parti. Un ufficio di collegamento sarebbe un utile strumento di dialogo, con la Cina e con la Chiesa che lì vive e opera”.
Il Cardinale Parolin sottolinea che infine il dialogo “sia l'unica via per scongiurare un'escalation della contrapposizione tra i Paesi e tra i rispettivi interessi. Se si dovesse cominciare a percepire l'opposizione reciproca come unica modalità possibile di interazione, allora si giungerebbe realmente ad un punto di non ritorno”.