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Finanze vaticane, cosa dice il primo rapporto della sostenibilità dello IOR

Un rapporto richiesto da una modifica al regolamento ASIF porta al primo rapporto di sostenibilità dello IOR. Tra investimenti cattolici e qualche sorpresa

IOR | L'ingresso dell'Istituto delle Opere di Religione in Vaticano | IOR IOR | L'ingresso dell'Istituto delle Opere di Religione in Vaticano | IOR

Durante il processo di gestione dei fondi della Segreteria di Stato, si era detto che l’Istituto per le Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, non poteva erogare credito. Perché, in effetti, lo IOR non è una banca, e dunque non fa prestiti, a meno che non siano dei prestiti personali ai dipendenti. Il primo rapporto di sostenibilità dello IOR parla di un’“erogazione di prestiti personali a sostegno di famiglie e dipendenti dalla Santa Sede”, che è ammontata lo scorso anno ad 859 mila euro e che riguarda “esclusivamente” abitazione, spese sanitarie, necessità familiari e domestiche ordinarie e non ricorrenti, e istruzione. In generale, si parla di 53,9 milioni di euro di “importo complessivo dei finanziamenti di ogni tipologia erogati a dicembre 2024”, cui si aggiungono iniziative sociali attraverso la società immobiliare SGIR, che mettono anche a disposizione degli immobili per alcune attività caritatevoli e di sostegno alle famiglie.

Insomma, c’è un’attività creditizia, seppure marginale, che ora viene quantificata. Il primo rapporto sulla sostenibilità dello IOR è stato richiesto da una modifica normativa del regolamento dell’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria vaticana risalente al 2023. Nel rapporto, il regolamento è datato 2015, mentre nel sito dell’ASIF il regolamento si dice risalga al 2014. Le ultime modifiche al regolamento sono intervenute al 28 agosto 2023.

Ma c’è anche un altro tema da notare. “La regolamentazione europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – si legge nel rapporto - non trova applicazione nello Stato di Città del Vaticano. Tuttavia l’Istituto ha effettuato un assessment finalizzato a valutarne le caratteristiche e ha considerato le modalità di attuazione ovvero gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS)”. Tale fonte, si continua, “ha costituito per lo IOR il riferimento metodologico per individuare i temi rilevanti per l’Istituto in ambito sostenibilità, soffermandosi in particolare sul ruolo degli stakeholder e sulla metodologia di indagine della ‘doppia materialità’.”

In pratica, lo IOR si è comportato da corporate, ma non è una corporate. Ha utilizzato principi che non sono applicabili nello Stato in cui opera. E utilizza, in tutto il rapporto, un linguaggio da banca, mentre lo IOR sarebbe più che altro da assimilare ad una fondazione pubblica.

Certo, alcuni dati del rapporto di sostenibilità colpiscono più per il modo in cui sono detti. Nello schema iniziale del rapporto si sottolinea che lo IOR “è l’unico ente finanziario vaticano che svolge attività bancaria e di investimento in completa conformità con l’etica cattolica, senza ricercare esclusivamente la massimizzazione del profitto”. Ma è l’unico semplicemente perché non ci sono altri enti che svolgano attività finanziaria. Ovvio che gli investimenti abbiano un focus su “dignità umana, santità della vita, sviluppo umano integrale e cura del creato”. Il rapporto poi sostiene anche che vengano limitati gli investimenti su società di gioco d’azzardo e “intrattenimento per adulti”, salvo poi far sapere che in realtà si vuole dire che nel porno non si investe proprio, e non che si investe di meno.

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Insieme al rapporto, lo IOR ha pubblicato anche l’informativa equivalente al Terzo Pilastro di Basilea, che introduce l’obbligo di pubblicare informazioni relative all’adeguatezza patrimoniale, all’esposizione ai rischi e alle caratteristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione dei rischi, con l’obiettivo di rafforzare la disciplina di mercato.

Secondo il comunicato stampa dell’Istituto, questo “ha sviluppato una matrice di doppia materialità per l’individuazione dei temi di sostenibilità maggiormente rilevanti – ispirandosi alla regolamentazione europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – ed ha rendicontato in merito ai temi emersi facendo uso degli Standard GRI”, e ha sottolineato che lo IOR ha escluso “ogni investimento in società coinvolte in attività dannose per la vita umana, l’ambiente o la società”, tanto che “tutti i prodotti delle Gestioni Patrimoniali sono risultati pienamente conformi ai criteri etico-cattolici dell’Istituto, a conferma di un processo di investimento rigoroso e coerente con la propria missione”.

L’utile dello scorso anno è stato di 31 milioni di euro, e il contributo al Papa di 13,8 milioni, il 27 per cento degli utili. Il 30 per cento degli utili è andato ai dipendenti, il 18 per cento ai fornitori, e il resto è stato tenuto per garantire la sostenibilità. Secondo il rapporto, “l’Istituto ha inoltre creato valore per 157 milioni di euro, rafforzando così la sua duplice vocazione sociale e finanziaria: sostenere la Chiesa Universale e accrescere il valore dei patrimoni affidati”.

Ma il rapporto mette in luce anche l’impegno per la formazione e l’alfabetizzazione finanziaria (sei giornate formative che hanno coinvolto oltre 200 clienti nel 2024) e quello per la formazione del personale (1060 ore di formazione su temi etici e religiosi e 1570 ore di formazione su antiriciclaggio, sicurezza, finanza, compliance).

Ovviamente, è centrale la prevenzione contro corruzione, riciclaggio e finanziamento del terrorismo, nonché l’adeguamento agli standard fiscali interazionali, così come viene segnalata la politica di cybersecurity dello IOR, e l’immancabile digitalizzazione e transizione ecologica che ha portato nel 2024 a ridurre del 20 per cento l’uso di carta rispetto al 2023, e ha utilizzare fonti rinnovabili per il 98,9 per cento dell’energia (ma in realtà questo riguarda più il piano energetico vaticano che non lo IOR in sé).

Il rapporto sottolinea che “l’Istituto adotta politiche che integrano criteri etici, sociali e ambientali nella progettazione e vendita responsabile dei prodotti finanziari e forma il proprio personale per assicurare trasparenza e correttezza nei comportamenti”.

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Colpisce che vengano molto sottolineate delle attività che in realtà sono sempre state parte della policy dello IOR. Dal sostegno alla missione del Santo Padre (e si era arrivati a dare un contributo di 50 milioni l’anno nel 2012) alle iniziative pastorali e caritative come il Fondo Messe e il Fondo delle Opere Missionarie, sempre presenti in un istituto chiamato “delle opere di religione”, nonché il lavoro di finanziamento per ospedali, enti di accoglienza e mense per i poveri, per un importo complessivo di 50,8 milioni di Euro a fine 2024.

In questo quadro, sarebbe da chiedersi perché l’Istituto non abbia invece voluto dare una anticipazione di denaro alla Segreteria di Stato per risolvere alcune questioni legate ad una compravendita immobiliare a Londra – dopo aver dato risposta positiva – avviando poi con una denuncia quello che sarebbe diventato il processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

Viene data molta enfasi agli investimenti “etico cattolici”, ma anche questa era una linea guida sempre presente nella gestione dello IOR. Mancavano, probabilmente, dei documenti di indirizzo precisi, ma c’erano sempre encicliche papali e direttive generali e anche una gestione prudenziale degli investimenti che sono sempre state riconosciute.

Si legge nel rapporto che “l’Istituto evita l’investimento in società che direttamente o indirettamente tramite partecipate: possiedono e/o gestiscono ospedali e centri specializzati che forniscono servizi di aborto; producono prodotti per l’aborto; producono prodotti contraccettivi; sono coinvolte nell’uso di cellule staminali embrionali o di tessuti derivati da embrioni o feti umani o sono coinvolte nell’uso di linee cellulari fetali”.

Vengono evitati anche gli investimenti in società che producono “armi militari controverse” o parti di esse ritenute essenziali, che producono armi leggere o che forniscono servizi di supporto militari. Sono invece “limitati” gli investimenti su attività con impatto negativo dell’ambiente, e anche quelli su società “coinvolte direttamente o indirettamente in gioco d’azzardo, intrattenimento per adulti, attività di prestito a tassi usurai, produzione e vendita di tabacco, produzione e vendita di alcool”. Si evitano invece gli investimenti in società che violano diritti umani, diritti dei lavoratori, salvaguardia dell’ambiente e valutazione etica del business a fronte del Global Compact delle Nazioni Unite.

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