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Finanze vaticane, ecco il primo bilancio APSA. Pubblicato anche il bilancio della Curia

Non c’è ancora, e manca dal 2016, il bilancio del Governatorato dello Stato di Città del Vaticano. Numeri in calo a causa della pandemia.

Piazza San Pietro | Veduta di piazza San Pietro dalla Basilica | Wikimedia Commons Piazza San Pietro | Veduta di piazza San Pietro dalla Basilica | Wikimedia Commons

Per la prima volta, l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica pubblica il suo bilancio annuale, certificando cifre, investimenti, società partecipate e intenzioni di bilancio. Un passo verso la totale trasparenza finanziaria. Nello stesso giorno, viene reso noto anche il bilancio della Curia. Ma manca ancora il bilancio dello Stato di Città del Vaticano, che non viene comunicato ormai dal 2016.

Detto questo, non ci si aspettava bilanci floridi, e infatti sia l’APSA che la Curia Romana non sono esenti dalla crisi data dalla pandemia, cui cercano di far fronte come possono. L’APSA, che gestisce il patrimonio immobiliare della Santa Sede e adesso anche gli investimenti che prima erano della Segreteria di Stato, sta investendo sulla ristrutturazione degli immobili sfitti, per generare nuovi proventi. La Curia Romana sta cercando di mantenere più liquidità possibile, a causa dell’incertezza delle informazioni finanziarie.

Colpisce, nel bilancio dell’APSA, che si metta in luce come “è anche grazie agli affitti a prezzo di mercato riscossi sugli immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra, che è possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria Apostolica una struttura come Palazzo Migliori, a due passi dal Colonnato di San Pietro, per l’accoglienza dei senza fissa dimora ospitati dai volontari della Comunità Sant’Egidio. Inoltre con l’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arco di Trionfo a Parigi, grazie alla mediazione della Sopridex, il venditore ha indirizzato una parte del ricavato di quest’operazione alla costruzione di una chiesa in una banlieue parigina”.

Il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’APSA, sottolinea che l’investimento all’Arc de Triomphe è stato concordato con la Segreteria per l’Economia, con varie richieste di chiarimenti e anche la volontà di effettuare una donazione all’arcidiocesi di Parigi, e mette in luce la bontà dell’investimento. Sottolinea Galantino: “Prezzo dell’immobile: €13,47 milioni. Prezzo dell’immobile comprensivo di spese d'acquisto e tasse: € 14,413 milioni. Il rendimento lordo attuale sul valore a febbraio 2021: 2,87%.”

Di fatto, sembra una storia simile a quella che ha portato la Segreteria di Stato a investire in un immobile di lusso a Londra, investimento che poi è finito sotto il vaglio degli inquirenti vaticani. In che modo i due criteri sono differenti?

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Per comprendere qualcosa dei bilanci, Vatican News offre due interviste istituzionali a padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia, e al vescovo Galantino. Nessuna conferenza stampa, né la possibilità per i giornalisti di fare domande, come ormai è diventata consuetudine.

Capitolo APSA. Il vescovo Galantino spiega che il patrimonio di quella che può essere considerata una sorta di “banca centrale del vaticano” si divide “in quattro tipologie di portafoglio: Libero Mercato (immobili con canoni di mercato); Canone agevolato (immobili destinati ai dipendenti e/o pensionati vaticani a canoni agevolati); Canone nullo (immobili in uso a Dicasteri, alti prelati, ordini religiosi…, in regime di gratuità); altri immobili emersi dal censimento immobiliare, oggetto di approfondimento”.

Le unità destinate al libero mercato sono solo il 14 per cento. Gli immobili sfitti sono 688, ma 288 sono “unità pertinenziali”, mentre ci sono 39 unità da alienare e 89 unità con destinazione residenziale che – spiega Galantino – “verranno

ristrutturate dall’APSA (progetto denominato ‘Maxilotti’) con inizio lavori previsto del 1° lotto a gennaio 2022 e fine lavori complessiva prevista per primavera 2023 e con inizio della commercializzazione a decorrere dalla primavera 2022; 43 unità già assegnate con contratto in corso di formalizzazione; 192 unità non commercializzabili perché interessate da problematiche tecniche/urbanistico/catastali di cui sono in corso accertamenti e attività di sanatoria dagli Uffici preposti; 37 unità destinate ad essere assegnate a canone nullo ad Alti Prelati e/o per finalità istituzionali”.

Dopo questo lavoro di ristrutturazione, aumenteranno dunque le unità destinate al libero mercato.

Tra gli investimenti APSA, anche alcune società agricole, date in gestione alla società agricola San Giuseppe. Sono sei le società partecipate dell’APSA, tre in Italia, una ini Svizzera, una in Francia e un Inghilterra. È un patrimonio che nasce, come spiega il rapporto, dalla compensazione data dallo Stato italiano con la Conciliazione, e che è stato volta per volta armonizzato, ma sempre cercando investimenti che potessero aiutare la Santa Sede.

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Ci sono perdite sulla gestione immobiliare, perché sono aumentati i costi in Italia di 3,7 milioni di euro (2,9 milioni dei quali destinati ad interventi di manutenzione), e sono diminuiti i redditi derivanti dalle locazioni in Italia di 2,2 milioni di euro, mentre si sono svalutati i crediti ed è difficile anche recuperarli a causa del COVID. Di certo, le tasse giocano un ruolo importante. “Per l’anno di imposta 2020 – si legge nel rapporto - l’APSA. ha versato: €/mil. 5,95 per IMU e €/mil. 2,88 per IRES. Di cui per la sola APSA: €/mil. 4,4 per IMU e €/mil. 2,01 per IRES”.

L’APSA ha anche contribuito per 20, 6 milioni alla copertura del disavanzo della Curia.

Disavanzo coperto anche in parte dell’Obolo di San Pietro, che quest’anno ha contribuito per 50 milioni di euro (nel 2019, erano 66 milioni di euro, nel 2018 addirittura 74). La Curia aveva lo scorso anno un deficit di 11,1 milioni, mentre quest’anno è di 66,3 milioni. “Meglio di quanto ci aspettavamo”, dice a Vatican News padre Guerrero, che addirittura arrivava ad aspettarsi un deficit di 82 milioni di euro.

Le spese sono state ridotte di 3,3 milioni di euro, inclusi gli oneri finanziari. Senza oneri, le spese sono diminuite di quasi 26 milioni di euro, considerando 6,7 milioni di spese straordinarie legate al COVID.

Ad essere colpiti i settori commerciali, dai Musei della Santa Sede e la catacombe, all’ufficio viaggi collegato all’APSA. Sono diminuite anche le entrate immobiliari, con ricavi inferiori di 32,1 milioni di euro e spese superiori di 19,7 milioni di euro.

In generale, si parla di un bilancio di 248,4 milioni di euro, 58,5 milioni in meno rispetto al 2019.

Interessante che la maggior parte del bilancio viene destinato alla cosiddetta “Diffusione del Messaggio”, che impatta per 48 milioni di euro sul bilancio 2020 (51 milioni nel 2021). La “diffusione del messaggio” include le spese per Dicastero della Comunicazione, Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Pontificio Comitato dei Congressi Eucaristici Internazionali e l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Quindi, sono stati spesi 39 milioni per le nunziature (43 milioni nel 2019); 40 milioni di supporto alle locali chiese locali; 26 milioni in donazioni e contributi (19 milioni nel 2019); 14 milioni nel patrimonio storico; 18 milioni di organizzazione nella vita ecclesiastica; 9 milioni di istituzioni accademiche; 4 milioni per lo sviluppo umano; 4 milioni in educazione, scienza e cultura; 4 milioni in vita e famiglia.