Era nata come “La Speciale”, e serviva a gestire il patrimonio che si era creato con le compensazioni che la Santa Sede aveva avuto con la Conciliazione. Nel 1967, Paolo VI la aveva riorganizzata, dandole il nome di Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA. Oggi, con le riforme economiche vaticane, ha assunto un po’ il ruolo della “banca centrale”, un po’ quello del fondo sovrano di investimenti, dove sono confluiti anche tutti i contributi di amministrazione della Segreteria di Stato. È l’evoluzione dell’APSA, che lo scorso 10 agosto ha presentato per il terzo anno consecutivo il suo bilancio, mettendo a nudo costi di gestione (aumentati di 3 milioni), utili (diminuiti), numero di immobili e una serie di dati e programmi per i prossimi tre anni.
"Il Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica illustra in una intervista aimedia vaticani il bilancio 2021:
Per la prima volta, l’Amministrazione per il Patrimonio della Sede Apostolica pubblica il suo bilancio annuale, certificando cifre, investimenti, società partecipate e intenzioni di bilancio. Un passo verso la totale trasparenza finanziaria. Nello stesso giorno, viene reso noto anche il bilancio della Curia. Ma manca ancora il bilancio dello Stato di Città del Vaticano, che non viene comunicato ormai dal 2016.