Carpi , domenica, 14. dicembre, 2025 10:00 (ACI Stampa).
La terza domenica di Avvento, la Domenica Gaudete, ci conduce al cuore stesso dell’esperienza cristiana: la gioia. Non una gioia superficiale o dettata dalle circostanze, ma la gioia che nasce dall’annuncio che il Signore è vicino. Il profeta Isaia, nella prima lettura della santa Messa, ci aiuta ad entrare in questa realtà.
Il testo si apre con un invito sorprendente:“Si rallegrino il deserto e la terra arida.” E’ un’immagine che quasi ci spiazza e ci fa sorridere perchè chi può chiedere a un deserto, a una terra arida - luoghi di improduttività e di morte - di esultare? Eppure Isaia sceglie proprio questa immagine per dirci che la gioia cristiana non nasce quando tutto va bene, ma è possibile viverla anche nel deserto. Il deserto diviene, così, il simbolo dei nostri insuccessi, delle nostre paure, delle nostre aridità interiori. Ed è proprio lì che Dio fa sbocciare la vita. San Giovanni Crisostomo osserva: «Quando Dio visita, il deserto diventa giardino e il pianto diventa canto». Nessuna situazione è troppo desolata perché Dio non possa trasformarla. La gioia cristiana è, anzitutto, una fiducia “ostinata” nella potenza creatrice del Signore, capace di operare dentro le nostre fragilità.
Il profeta prosegue dicendo:“Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti… Non temete! La gioia che Dio dona non è fuga dalla realtà, né che maschera i problemi, è una forza. E’ la forza che permette di rialzarsi, di riprendere il cammino, di non lasciarsi schiacciare dalle prove. San’Agostino scrive: «La gioia del Signore non toglie le fatiche, ma le trasforma in cammino».È questo il miracolo discreto dell’Avvento: mentre attendiamo, Dio già ci sostiene; mentre camminiamo, Egli già viene verso di noi.
Isaia annuncia poi i segni della venuta di Dio,: si apriranno gli occhi dei ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi… il muto griderà di gioia.”Il Messia è capace di guarire l’uomo in profondità: apre gli occhi del cuore, scioglie la sordità interiore, restituisce la vita là dove sembrava esserci solo notte. La gioia nasce proprio da questa esperienza di guarigione e di rinnovamento che il Signore opera in noi.
Il profeta parla anche di «una strada nuova», la via santa aperta da Dio per il suo popolo. Il ritorno dall’esilio diventa immagine del nostro ritorno a Lui. La gioia non è la meta finale: è la compagna di viaggio che illumina il cammino, incoraggia e sostiene. È la gioia di chi continua a cercare il Signore e scopre che Lui ci è già venuto incontro.




