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Gaudete. Il Signore è vicino. III Domenica di Avvento

Il commento al Vangelo domenicale di S. E. Mons. Francesco Cavina

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La terza domenica di Avvento, la Domenica Gaudete, ci conduce al cuore stesso dell’esperienza cristiana: la gioia. Non una gioia superficiale o dettata dalle circostanze, ma la gioia che nasce dall’annuncio che il Signore è vicino. Il profeta Isaia, nella prima lettura della santa Messa, ci aiuta ad entrare in questa realtà.

Il testo si apre con un invito sorprendente:“Si rallegrino il deserto e la terra arida.” E’ un’immagine che quasi ci spiazza e ci fa sorridere perchè chi può chiedere a un deserto, a una terra arida - luoghi di improduttività e di morte -  di esultare? Eppure Isaia sceglie proprio questa immagine per dirci che la gioia cristiana non nasce quando tutto va bene, ma è possibile viverla anche nel deserto. Il deserto diviene, così, il simbolo dei nostri insuccessi, delle nostre paure, delle nostre aridità interiori. Ed è proprio lì che Dio fa sbocciare la vita. San Giovanni Crisostomo osserva: «Quando Dio visita, il deserto diventa giardino e il pianto diventa canto». Nessuna situazione è troppo desolata  perché Dio non possa trasformarla. La gioia cristiana è, anzitutto, una fiducia “ostinata” nella potenza creatrice del Signore, capace di operare dentro le nostre fragilità.

Il profeta prosegue dicendo:“Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti… Non temete! La gioia che Dio dona non è fuga dalla realtà, né  che maschera i problemi, è una forza. E’ la forza che permette di rialzarsi, di riprendere il cammino, di non lasciarsi schiacciare dalle prove. San’Agostino scrive: «La gioia del Signore non toglie le fatiche, ma le trasforma in cammino».È questo il miracolo discreto dell’Avvento: mentre attendiamo, Dio già ci sostiene; mentre camminiamo, Egli già viene verso di noi.

Isaia annuncia poi i segni della venuta di Dio,: si apriranno gli occhi dei ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi… il muto griderà di gioia.”Il Messia è capace di guarire l’uomo in profondità: apre gli occhi del cuore, scioglie la sordità interiore, restituisce la vita là dove sembrava esserci solo notte. La gioia nasce proprio da questa esperienza di guarigione e di rinnovamento che il Signore opera in noi.

Il profeta parla anche di «una strada nuova», la via santa aperta da Dio per il suo popolo. Il ritorno dall’esilio diventa immagine del nostro ritorno a Lui. La gioia non è la meta finale: è la compagna di viaggio che illumina il cammino, incoraggia e sostiene. È la gioia di chi continua a cercare il Signore e scopre che Lui ci è già venuto incontro.

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Infine, Isaia conclude: “Fuggiranno tristezza e pianto… li seguiranno letizia e gioia.”È questa la promessa dell’Avvento: la gioia che Cristo porta non è fragile come quella del mondo. È una gioia che nessuno può togliere (cf. Gv 16,22), perché affonda le radici nella fedeltà di Dio. È la gioia di Maria nel Magnificat; la gioia dei pastori davanti al Bambino; la gioia di chi riconosce che Dio si fa vicino.

In questa Domenica Gaudete La Chiesa ci ripete: “Rallegratevi! Il Signore è vicino.” E se il Signore è vicino, allora la gioia è possibile. Sempre. Il cristiano non ignora la triste realtà della sofferenza, né minimizza il peso del male, ma sa che, con la morte e la resurrezione di Cristo, la storia ha cambiato direzione e cammina verso il compimento in cui ogni male, ogni sofferenza e anche il dramma del peccato saranno definitivamente vinti.

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