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Giornata del creato, la CEI, “con il coronavirus, toccata con mano la fragilità”

Il messaggio per la Giornata Mondiale del Creato dei vescovi italiani si concentra sulla crisi. Con un programma ecumenico

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Il coronavirus ha messo in luce le fragilità dell’uomo, ma ha anche messo in luce la possibilità di risposta dell’essere umano. La Conferenza Episcopale Italiana mette in luce sfide e opportunità che vengono dalla pandemia, guardando alla prospettiva dell’ecologia integrale e dando un impegno ecumenico.

Il tema del messaggio è “Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà. Per nuovi stili di vita”, e la Giornata Mondiale del Creato si celebra il prossimo 1 settembre. I vescovi dicono che “solo la fede in Cristo ci spinge a guardare in avanti e a mettere la nostra vita al servizio del progetto di Dio sulla storia”.

I vescovi parlano di “un anno drammatico”, caratterizzato dalla pandemia che “ha portato malattia e morte in tante famiglie”, facendo emergere anche le contraddizioni nel nostro modo di concepire la vita e le speranze del futuro”, mostrando “un sistema socio-economico segnato dall’inequità e dallo scarto, in cui troppo facilmente i più fragili si trovano più indifesi”.

Ma – notano i vescovi – “l’emergenza sanitaria ha anche messo in luce una capacità di reazione forte della popolazione, una disponibilità a collaborare”, mostrando anche il lavoro di medici e operatori sanitari, la disponibilità di tante famiglie a cambiare i loro stili di vita. “Abbiamo toccato con mano - dicono i vescovi - tutta la nostra fragilità, ma anche la nostra capacità di reagire solidalmente ad essa”.

Si è compresa l’importanza di lavorare insieme, ma anche “il valore della lungimiranza, mentre – notano i vescovi – “davvero la pandemia ha evidenziato tante situazioni di vuoto culturale, di mancanza di punti di riferimento e di ingiustizia, che occorre superare”.

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I vescovi chiedono di “ricostruire un sistema sanitario fondato sulla centralità della persona e non sull’interesse economico”, e denunciano che lo smantellamento di questo sistema “ha creato le condizioni per un impoverimento sociale”.

I vescovi notano che la pandemia “è anche il segnale di un mondo malato”, e “la scienza, provata nella sua pretesa di controllare tutto, sta ancora esplorando i meccanismi specifici che hanno portato all’emergere della pandemia”.

La pandemia – dicono i vescovi – “appare, oltre che per ragioni sanitarie non ancora spiegate, anche come la conseguenza di un rapporto insostenibile con la Terra”.

I vescovi notano che “l’inquinamento diffuso, le perturbazioni di tanti ecosistemi e gli inediti rapporti tra specie che esse generano possono aver favorito il sorgere della pandemia o ne hanno acutizzato le conseguenze”.

L’emergenza del coronavirus – si legge ancora nel messaggio – “ci rimanda, insomma, anche all’altra grande crisi: quella ambientale, che pure va affrontata con lungimiranza”.

Secondo i vescovi, “gli ultimi mesi hanno evidenziato la profondità e l’ampiezza degli effetti che il mutamento climatico sta avendo sul nostro pianeta”, perché “abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto e inquinato quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti”.

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I vescovi chiedono di assumere uno sguardo contemplativo, da cui “nasce una nuova consapevolezza di noi stessi, del mondo e della vita sociale e, di conseguenza, si impone la necessità di stili di vita rinnovati, sia quanto alle relazioni tra noi, che nel nostro rapporto con l’ambiente”.

Quindi, presentano una serie di impegni ecumenici per la cura del creato, scaturiti dal Convegno ecumenico «Il tuo cuore custodisca i miei precetti» (Milano, 19-21 novembre 2018), voluto dalla Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo e promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI, assieme alle Chiese cristiane che sono in Italia, si è giunti a formulare alcune indicazioni per le nostre comunità.

La richiesta è di comunicare la bellezza del creato, denunciare le contraddizioni al disegno di Dio sulla creazione, educare al discernimento, cambiare gli atteggiamenti di vita e promuovere liturgie ecumeniche sulla cura del creato.