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Lourdes. Il Cardinale Parolin ad EWTN: "Giornalista, ruolo importante per la pace"

Il "grande testimone" delle giornate di San Francesco di Sales a Lourdes è il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. Una Messa con i comunicatori presenti, un intervento sulla diplomazia vaticana e la pace, un'intervista ad EWTN

La Messa del Cardinale Parolin a Lourdes  |  | Daniel Ibanez / ACI group
La Messa del Cardinale Parolin a Lourdes | | Daniel Ibanez / ACI group
L'intervista del Cardinale Parolin ad EWTN  |  | ACI group
L'intervista del Cardinale Parolin ad EWTN | | ACI group
Il Cardinale Parolin durante il suo intervento a Lourdes  |  | Daniel Ibanez / ACI group
Il Cardinale Parolin durante il suo intervento a Lourdes | | Daniel Ibanez / ACI group

Come opera la diplomazia della Santa Sede? Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ne ha parlato a Lourdes, alle Giornate Internazionali di San Francesco di Sales, dove è intervenuto davanti ad una platea di 230 giornalisti e comunicatori. È lui “il grande testimone” delle giornate. Ai microfoni di EWTN e ACI stampa, il cardinale ha sottolineato l'importanza di essere presenti a Lourdes e non dimenticare il ruolo importante del giornalista nel processo per contribuire alla pace.

Parlare di pace in queste giornate a Lourdes, ha detto il Segretario di Stato vaticano, "è stato importante soprattutto perchè assistiamo ai conflitti in Ucraina, oggetto di grande preoccupazione per tutti. Penso che la diplomazia sia un modo per aiutare a promuovere e rafforzare la pace ai giorni nostri. Invece di fare la guerra, stiamo cercando di risolvere pacificamente il nostro problemaE questo è lo scopo della diplomazia, specialmente della diplomazia della Santa Sede. La diplomazia ha come scopo questo principio e l'obiettivo principale è solo raggiungere la pace nel mondo. Usiamo i mezzi della diplomazia, soprattutto il dialogo. La prima condizione è la buona volontà delle parti”..

Il cardinale Parolin, parlando del ruolo dei giornalisti in questo processo, ha poi aggiunto che si può combattere non solo con le bombe, ma anche con le parole, con la scrittura. E poi penso che i giornalisti abbiano un ruolo molto importante da svolgere proprio per contribuire a creare un'atmosfera di pace, di comprensione, di riconciliazione tra le persone. Davvero, dobbiamo disarmare prima di tutto la nostra mente e la nostra parola. Questo è la prima condizione per disarmare il mondo. Per mantenerlo libero da danni. Quindi io penso, in questo senso, il giornalista ha un grande lavoro da fare".

Nel suo intervento dedicato alla diplomazia pontificia e a come questa “operi davvero”, il Segretario di Stato vaticano ha ricordato che “il Papa ci indica il dialogo e l'educazione come i mezzi per eccellenza per costruirla. Educare alla pace non significa limitarsi a istruire sul tema; ciò implica un impegno a far crescere le persone a questo scopo, non solo per quanto riguarda la sfida intellettuale, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la sfera morale e sociale delle relazioni e delle scelte quotidiane".

"La Santa Sede in conformità a questo insegnamento magisteriale, opera sulla scena internazionale, non per garantire alcun tipo di pace, che verrebbe percepita come generica o solo come assenza di guerra, ma per sostenere un'idea di pace come frutto di relazioni eque, rispetto delle internazionali, tutela dei diritti umani fondamentali, a cominciare da quelli dei più poveri e vulnerabili".

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Il 27 gennaio, il Cardinale Parolin ha anche celebrato Messanella Basilica del Rosario di Lourdes, un momento molto sentito e partecipatodai giornalisti e dai comunicatori cattolici presenti. "

Nell’omelia, il capo della diplomazia vaticana ha notato: “Il tema delle 26esime giornate internazionali di San Francesco di Sales, ‘Come farci sentire?’, sembra essere di grande importanza: un tesoro inestimabile è stato depositato tra le nostre mani, come lo trasmettiamo? Come farci sentire discepoli di Gesù Cristo, in un mondo sempre più liquido? Questa domanda è, come sapete, una grande preoccupazione del nostro Papa, la preoccupazione di rivitalizzare costantemente la missione alla quale tutti i battezzati sono chiamati per natura, e ancor più forse per coloro la cui missione è parlare, informare, trasmettere agli altri: giornalisti, comunicatori".

Il Cardinale ha continuato: “È vero,parlare al mondo di oggi non è sempre facile e ci vuole coraggio, il coraggio del martire, perché a volte ci troviamo derisi, emarginati, perseguitati. Ma i nostri padri lo sapevano, fin dall'inizio della predicazione. È chiaro che l'autenticità di un discorso è una qualità che è facilmente riconoscibile e che è essenziale per suscitare interesse.

E ha concluso: “Autenticità: questo è un nuovo punto da considerare per essere ascoltato nel mondo attuale. Tutta la nostra vita dovrebbe essere autentica, non solo le nostre parole, ma il nostro modo di essere. E a volte, in certe circostanze, in certi ambienti, il modo in cui viviamo sarà l'unica testimonianza che sarà possibile fare, l'unico mezzo di comunicazione".