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Il Padre Nostro secondo Papa Francesco

Papa Francesco e don Marco Pozza | Un momento dell'intervista di don Marco Pozza a Papa Francesco | L'Osservatore Romano / TV 2000 Papa Francesco e don Marco Pozza | Un momento dell'intervista di don Marco Pozza a Papa Francesco | L'Osservatore Romano / TV 2000

Per pregare il Padre Nostro “ci vuole coraggio”. Lo dice Papa Francesco, in un brano di una lunga intervista di commento alla preghiera insegnata da Gesù, realizzata da don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova.

L’intervista, passo dopo passo, fa da cornice ad una trasmissione in otto puntate sul Padre Nostro trasmessa da TV2000, con interviste a personaggi noti e storie di vita sempre a commento di un brano della preghiera. Ogni settimana, c’è un commento teologico del Papa, mentre l’intervista completa andrà in onda il 9 dicembre.

Commentando appunto l’incipit della preghiera, Papa Francesco sottolinea che “diciamo di essere cristiani, diciamo di avere un padre, ma viviamo come … non dico come animali, ma come persone che non credono né in Dio, né nell’uomo, senza fede, e viviamo anche facendo del male, viviamo non nell’amore, ma nell’odio, nella competizione, nelle guerre”.

Papa Francesco prosegue nel commentare la preghiera, e riflette sul significato di “sia santificato il tuo Nome”. Ma Dio - si chiede – “è santificato nei cristiani che lottano per il potere? È santificato nella vita di quelli che assoldano un sicario per liberarsi di un nemico? È santificato nella vita di cooro che non si curano dei propri figli? No, lì non è santificato il nome di Dio”.

Per questo, Papa Francesco sottolinea che “ci vuole coraggio per pregare il Padre Nostro”. E invita: “Mettetevi a dire ‘papà’, a credere veramente che Dio è il Padre che mi accompagna, mi perdona, mi dà il pane, è attento a tutto ciò che chiedo, mi veste ancora meglio dei fiori di campo”.

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Vero, ammette il Papa, “credere è un grande rischio”, perché lascia il dubbio che tutto non sia vero. E allora si deve “osare, ma osare tutti insieme. Per questo, pregare insieme è tanto bello: perché ci aiutiamo l’un l’altro ad osare”.

E come commentare il “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, quella frase che è anche un enigma per molti studiosi, perché “epiousion”, la parola greca con cui traduciamo quotidiano, non è conosciuta al greco, ma compare in una lista della spesa di un tardo papiro egiziano, una parola di uso appunto quotidiano, che non ricorreva nei libri di filosofia o religione.

Il Papa rende molto concreta la sua riflessione. “Da bambini, a casa – dice – quando il pane cadeva, ci insegnavano a prenderlo subito e baciarlo: non si buttava mai via il pane”. Il pane – prosegue – è “il simbolo di questa umanità, è il simbolo dell’amore di Dio per te, il Dio che ti dà da mangiare. Quando avanzava, le nonne, le mamme cosa facevano (e fanno)? Lo bagnavano con il latte e ci facevano una torta, qualunque cosa: ma il pane non si butta”.

Poi, Papa Francesco parla anche del “liberaci dal male”, e lo fa attraverso un aneddoto che ha già raccontato nel primo Angelus da Pontefice, caratterizzando tra l’altro il suo pontificato sul tema della misericordia.

“Una volta – racconta il Papa – è venuta a Buenos Aires l’immagine della Madonna di Fatima, e c’era un messa per gli ammalati, in un grande stadio pieno di gente. Io ero già vescovo, sono andato a confessare, e ho confessato, confessato, prima della Messa e durante. Alla fine non c’era quasi più gente e io mi sono alzato per andarmene, perché mi aspettava una cresima dall’altra parte".

Al termine delle confessioni, prosegue il Papa, "è arrivata però una signora piccolina, semplice, tutta vestita di nero come le contadine del Sud d’Italia quando sono in lutto, ma i suoi splendidi occhi le illuminavano il viso. ‘Lei vuole confessarsi’, le ho detto, ‘ ma non ha peccati’. La signora era portoghese, mi ha risposto: ‘Tutti abbiamo peccai’. ‘Stia attenta allora, forse Dio non perdona’. ‘Dio perdona tutto’, ha sostenuto con sicurezza. ‘E lei come fa a saperlo?’ ‘Se Dio non perdonasse tutto, è la sua risposta, il mondo non esisterebbe’. Avrei voluto dirle: ‘Ma lei ha studiato alla Gregoriana!’ È la saggezza dei semplici, che sanno di avere un padre che sempre li aspetta”.

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Il testo del commento è diventato anche un libro, co-edito dalla Rizzoli e dalla Libreria Editrice Vaticana, in uscita a novembre, al termine delle otto puntate. Un libro del Papa, con una introduzione del Papa.

E l’introduzione – letta all’anteprima da monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria della Comunicazione – spiega un po’ come il Papa ha vissuto questo dialogo sul “Padre Nostro”.

“Questo libro – scrive Papa Francesco - contiene il mio dialogo con don Marco Pozza sul Padre Nostro. Gesù non ci ha consegnato questa preghiera perché fosse semplicemente una formula. Con essa ci invita a rivolgerci al Padre per vivere come figli suoi (…) Gesù ci rivela che il Padre desidera riversare su di noi lo stesso amore che ha con il suo figlio. Spero che ciascuno di noi mentre dice Padre Nostra sempre più si scopra amato, perdonato, bagnato dalla rugiada dello Spirito Santo e sia capace di bagnare ogni altro fratello e sorella. Avremo una idea di cosa sia il Paradiso”.