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Il Papa: "Andare miti e buoni come agnelli, senza mondanità"

"Gesù dice di non appoggiarsi sulle certezze materiali, di andare nel mondo senza mondanità". Udienza generale di oggi

Papa Francesco durante un'udienza |  | Vatican Media / ACI group Papa Francesco durante un'udienza | | Vatican Media / ACI group

“Proseguiamo le nostre catechesi sulla passione di evangelizzare, cioè lo zelo apostolico. E’ una passione che ti coinvolge tutto”. Papa Francesco continua il suo percorso sull’apostolato nell'Udienza Generale.

Dall’Aula Paolo VI , come ogni mercoledì, parte il discorso del Papa: “Passiamo oggi ai primi discepoli. C’è un aspetto che sembra contraddittorio: li chiama perché stiano con Lui e perché vadano a predicare. Verrebbe da dire: o l’una o l’altra cosa, o stare o andare. Invece no: per Gesù non c’è andare senza stare e non c’è stare senza andare”.

“Anzitutto non c’è andare senza stare: prima di inviare i discepoli in missione, Cristo – dice il Vangelo – li “chiama a sé”. L’annuncio nasce dall’incontro con il Signore; ogni attività cristiana, soprattutto la missione, comincia da lì. Testimoniarlo, infatti, significa irradiarlo; ma, se non riceviamo la sua luce, saremo spenti; se non lo frequentiamo, porteremo noi stessi anziché Lui, e sarà tutto vano. Dunque, può portare il Vangelo di Gesù solo chi sta con Lui”, il primo punto del Papa.

Poi l’altra parte, andare. “Ugualmente, però, non c’è stare senza andare. Infatti seguire Cristo non è un fatto intimistico: senza annuncio, senza servizio, senza missione la relazione con Lui non cresce. Notiamo che nel Vangelo il Signore invia i discepoli prima di aver completato la loro preparazione: poco dopo averli chiamati, già li invia! Questo significa che l’esperienza della missione fa parte della formazione”.

Successivamente il Papa parla del capitolo 10 del Vangelo di Matteo ed è come la “costituzione”dell’annuncio. Da quel discorso, “che vi consiglio di leggere” , dice il Papa, trae tre aspetti: perché annunciare, che cosa annunciare e come annunciare.

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Perché annunciare? “La motivazione sta in cinque parole di Gesù, che ci farà bene ricordare: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date - commenta il Pontefice- L’annuncio non parte da noi, ma dalla bellezza di quanto abbiamo ricevuto gratis, senza merito: incontrare Gesù, conoscerlo, scoprire di essere amati e salvati. È un dono così grande che non possiamo tenerlo per noi”.

Che cosa, dunque, annunciare? “Ecco che cosa va detto, prima di tutto e in tutto: Dio è vicino. La vicinanza è una delle cose più importanti di Dio. Dio è vicino, tenero e misericordioso”, ne è convinto il Papa.

Terzo punto: come annunciare. È l’aspetto sul quale Gesù si dilunga maggiormente; e questo è significativo: “Vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Se tu non vuoi essere pecora, il Signore non ti difenderà dai lupi. Essere umile. Ci chiede di essere così, di essere miti e con la voglia di essere innocenti, disposti al sacrificio; questo infatti rappresenta l’agnello: mitezza, innocenza, dedizione, tenerezza. E Lui, il Pastore, riconoscerà i suoi agnelli e li proteggerà dai lupi”.

Francesco conclude il suo discorso con una chiave di lettura: “Il Signore ti vuole leggero. Gesù dice di non appoggiarsi sulle certezze materiali, di andare nel mondo senza mondanità. Io vado nel mondo non come lo stile del mondo, per la Chiesa è il peggio che può accadere. Ecco come si annuncia: mostrando Gesù più che parlando di Gesù. Andare miti e buoni come agnelli, senza mondanità”.