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Il Papa: "Gesù ci indica il segreto della stabilità nel rimanere in Lui"

"Pensando all’albero della vite, potremmo immaginare l’unità costituita da tre anelli concentrici", osserva il Pontefice nella sua omelia letta dal Cardinale Koch durante i Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo

Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo |  | Daniel Ibanez / Vatican Pool Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo | | Daniel Ibanez / Vatican Pool

Il Papa, a causa della sciatalgia, non presiede i Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della 54.ma Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Al suo posto, per la celebrazione c'è il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Nella basilica di San Paolo la celebrazione inizia con l’omaggio dei rappresentanti delle diverse tradizioni cristiane alla Tomba dell’ Apostolo. Prendono parte alla celebrazione i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma.

Il Cardinale Koch nel corso della celebrazione dei Vespri pronuncia l'omelia preparata da Papa Francesco per l'occasione e ripete subito il tema di questa 54.ma Settimana dedicata all'Unità dei Cristiani: "Rimanete nel mio amore". "Gesù lega questa richiesta all’immagine della vite e dei tralci, l’ultima che ci offre nei Vangeli. Il Signore stesso è la vite, la vite vera, che non tradisce le attese, ma resta fedele nell’amore e non viene mai meno, nonostante i nostri peccati e le nostre divisioni", dice il Papa.

"Pensando all’albero della vite, potremmo immaginare l’unità costituita da tre anelli concentrici, come quelli di un tronco", osserva il Pontefice.

Il primo cerchio, quello "più interno", è il "rimanere in Gesù". "Da qui parte il cammino di ciascuno verso l’unità. Nella realtà odierna, veloce e complessa, è facile perdere il filo, tirati da mille parti. Tanti si sentono frammentati dentro, incapaci di trovare un punto fermo, un assetto stabile nelle circostanze variabili della vita. Gesù ci indica il segreto della stabilità nel rimanere in Lui", commenta il Papa nell'omelia preparata.

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Gesù ci ha mostrato anche come fare. "Ogni giorno si ritirava in luoghi deserti per pregare. Abbiamo bisogno della preghiera come dell’acqua per vivere. La preghiera personale, lo stare con Gesù, l’adorazione, è l’essenziale del rimanere in Lui. Ma soprattutto, centrati in Gesù nella preghiera, sperimentiamo il suo amore. E la nostra esistenza ne trae vita, come il tralcio che prende la linfa dal tronco.", confida Papa Francesco.

Il secondo cerchio è quello dell’unità con i cristiani. "Siamo tralci della stessa vite, siamo vasi comunicanti: il bene e il male che ciascuno compie si riversa sugli altri. La preghiera non può che portare all’amore, altrimenti è fatuo ritualismo. Non è infatti possibile incontrare Gesù senza il suo Corpo, composto di molte membra, tante quanti sono i battezzati. Chiediamo dunque al Padre di recidere da noi i pregiudizi sugli altri e gli attaccamenti mondani che impediscono l’unità piena con tutti i suoi figli. Così purificati nell’amore, sapremo mettere in secondo piano gli intralci terreni e gli ostacoli di un tempo, che oggi ci distraggono dal Vangelo", dice ancora il Papa parlando del secondo punto.

Il terzo cerchio dell’unità, il "più ampio", è l’umanità intera. "Nella vite che è Cristo Egli è la linfa che raggiunge tutte le parti. Ma lo Spirito soffia dove vuole e ovunque vuole ricondurre all’unità. Egli ci porta ad amare non solo chi ci vuole bene e la pensa come noi, ma tutti, come Gesù ci ha insegnato. Ci rende capaci di perdonare i nemici e i torti subiti. Ci spinge ad essere attivi e creativi nell’amore. Ci ricorda che il prossimo non è solo chi condivide i nostri valori e le nostre idee, ma che noi siamo chiamati a farci prossimi di tutti, buoni Samaritani di un’umanità vulnerabile, povera e sofferente, oggi tanto sofferente, che giace per le strade del mondo e che Dio desidera risollevare con compassione", osserva ancora Papa Francesco.

"Lo stesso Spirito, artefice del cammino ecumenico, ci ha portati stasera a pregare insieme - commenta il Pontefice nell''omelia letta dal Cardinale Koch - E mentre facciamo esperienza dell’unità che nasce dal rivolgerci a Dio con una sola voce, desidero ringraziare tutti coloro che in questa Settimana hanno pregato e continueranno a pregare per l’unità dei cristiani".

Infine i saluti a tutti del Papa, bloccato a causa dell'infiammazione che lo affligge ormai dai primi dell'anno. "Rivolgo i miei fraterni saluti ai rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali qui convenuti: ai giovani ortodossi e ortodossi orientali che studiano a Roma con il sostegno del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; ai professori e agli studenti dell’Ecumenical Institute of Bossey, che sarebbero dovuti venire a Roma, come negli anni precedenti, ma non hanno potuto a causa della pandemia e ci seguono attraverso i media", conclude Francesco.

 

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