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Il Papa: “Il Signore ci salva così, dal di dentro dei nostri perché”

Alle ore 10.00 di questa mattina, in Piazza San Pietro, Papa Francesco presiede la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore.

La domenica delle Palme |  | Vatican Media / ACI Group La domenica delle Palme | | Vatican Media / ACI Group

È sempre più vicino il giorno della Resurrezione del Signore, la Domenica di Pasqua. Francesco, dopo essere stato dimesso dall’ospedale Gemelli a causa di un’infezione respiratoria, presiede in Piazza San Pietro la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. La Chiesa oggi celebra l’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, tra la folla che lo salutava agitando rami di palma.

Nella prima parte dell’omelia il Pontefice ricorda la sofferenza di Nostro Signore durante la passione. “Le sofferenze di Gesù sono state molteplici e ogni volta che ascoltiamo il racconto della passione ci entrano dentro. Sono state sofferenze del corpo: dagli schiaffi alle percosse, dalla flagellazione alla corona di spine, fino alla tortura della croce. Sono state sofferenze dell’anima: il tradimento di Giuda, i rinnegamenti di Pietro, le condanne religiose e civili, lo scherno delle guardie, gli insulti sotto la croce, il rifiuto di tanti, il fallimento di tutto, l’abbandono dei discepoli”, dice il Papa.

“Ecco la sofferenza più lacerante, quella dello spirito: nell’ora più tragica Gesù prova l’abbandono da parte di Dio. Mai, prima di allora, aveva chiamato il Padre con il nome generico di Dio”, commenta il Papa.

Per il Pontefice “l’evento è dunque reale e l’abbassamento è estremo: il Signore arriva a soffrire per amore nostro quanto per noi è difficile persino comprendere. Vede il cielo chiuso, sperimenta la frontiera amara del vivere, il naufragio dell’esistenza, il crollo di ogni certezza: grida “il perché dei perché”.

“Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Il verbo “abbandonare” nella Bibbia è forte; compare in momenti di dolore estremo: in amori falliti, respinti e traditi; in figli rifiutati e abortiti; in situazioni di ripudio, vedovanza e orfananza; in matrimoni esausti, in esclusioni che privano dei legami sociali, nell’oppressione dell’ingiustizia e nella solitudine della malattia: insomma, nelle più drastiche lacerazioni dei legami. Cristo ha portato questo sulla croce, caricandosi il peccato del mondo. E al culmine Egli, il Figlio unigenito e prediletto, ha provato la situazione a Lui più estranea: la lontananza di Dio”, spiega il Papa.

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“ Perché è arrivato a tanto? La risposta è una sola: per noi. Ognuno di noi si dica per me questo abbandono è il prezzo che ha pagato per me. Si è fatto solidale con noi fino al punto estremo, per essere con noi fino in fondo. Perché nessuno di noi si possa pensare solo e irrecuperabile. Ha provato l’abbandono per non lasciarci ostaggi della desolazione e stare al nostro fianco per sempre. L'ha fatto per me, per te, perché quando io, tu o chiunque altro si vede con le spalle al muro, perso in un vicolo cieco, sprofondato nell’abisso dell’abbandono, risucchiato nel vortice dei tanti “perché”, ci sia qualcosa di speranza. Non è la fine, perché Gesù è stato lì e ora è con te”, ne è convinto il Papa.

Il Signore ci salva così, dal di dentro dei nostri “perché”. Da lì dischiude la speranza. Sulla croce, infatti, mentre prova l’estremo abbandono, non si lascia andare alla disperazione, ma prega e si affida”, spiega Papa Francesco che in questi giorni ha potuto sperimentare la sofferenza delle tante persone incontrate all’ospedale gemelli.

“Penso ad una settimana fa quell'uomo di strada tedesco che è morto sotto al colonnato, solo e abbandonato. Tanti hanno bisogno della nostra vicinanza. Anche io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e per questo vado a trovarlo. Oggi ci sono tanti “cristi abbandonati”. Ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; migranti che non sono più volti ma numeri; detenuti rifiutati, persone catalogate come problemi. Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli, il nonno o la nonna, ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore. Gli abbandonati di oggi, i Cristi di oggi. Gesù abbandonato ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati”, conclude il Papa la sua omelia in una piazza San Pietro gremita.

Il governatorato fa sapere che non solo in occasione della Solennità di Pasqua, ma per tutta la Settimana Santa, Piazza San Pietro sarà ornata da composizioni e decorazioni floreali. Ad occuparsene “saranno le maestranze interne del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, in collaborazione con quanti hanno offerto piante e fiori”.

"In particolare, per la Domenica delle Palme, 2 aprile, verranno distribuiti ramoscelli di ulivo forniti dall'Associazione Nazionale Città dell’Olio, dai sindaci Città dell’Olio Regione Umbria, coordinati dal dott. Antonio Balenzano, direttore nazionale dell’Associazione.

La fornitura di “palme fenix” verrà curata dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Saranno presenti anche i palmureli provenienti dalla città di Sanremo.

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L’azienda florovivaistica all’ingrosso Flora Olanda di Roma presterà le grandi piante di ulivo da posizionare in prossimità delle statue dei Santi Pietro e Paolo, ai piedi del Sagrato e dell'obelisco”, conclude il comunicato ufficiale.