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Il peccato ecologico è peccato morale, il cardinale Colombo e il rispetto del Creato

Il cardinale Giovanni Colombo |  | resegoneonline.it Il cardinale Giovanni Colombo | | resegoneonline.it

Negli anni ’70 l’episcopato lombardo fece diversi interventi dedicati al rispetto del creato e a quella “ecologia” nascente nella quale si stava trasformando. Uno in particolare è talmente moderno da essere stato scelto per i «Quaderni colombiani», curati da monsignor Francantonio Bernasconi a commento della Laudato sì di Papa Francesco.

L’ Osservatore romano nella edizione del 4 agosto la riporta per intero. La prima frase racchiude in sé il senso stesso della enciclica papale: “L’ecologia in quanto scienza della sopravvivenza umana è essenzialmente morale.”

Il cardinale Colombo nella omelia del 15 agosto del 1973 proseguiva: “È stato perpetrato un grande furto su ciò che appartiene a tutti e a ciascuno; è stato inferto un enorme guasto ai beni non prodotti dall’uomo, e perciò difficilmente riparabili, quando pure sono riparabili.” E da lì un elenco di “disastri ambientali” che negli ultimi 40 anni non hanno fatto altro che peggiorare. Il cardinale spiegava come “la legge del contrappasso punisce la cosiddetta “civiltà industriale”, che ha sottomesso la dignità e la crescita della persona umana all’utile economico, capovolgendo per tale modo la gerarchia dei valori e calpestando le leggi morali della convivenza e della sopravvivenza.”

dopo una cruda e disillusa riflessione sul disarmo atomico il cardinale di Milano aggiungeva: “Bisogna, prima di tutto, formare un’opinione pubblica sempre più vasta, sempre più aperta e sempre più sensibile ai problemi ecologici. L’opinione pubblica diffusa e sostenuta dai mezzi di comunicazione sociale è già in qualche caso efficace. E se le mie parole diventassero fermento nelle coscienze cristiane e le risvegliassero a una morale ecologica avrebbero conseguito il traguardo sperato. È necessario, poi, inculcare il principio che l’utile economico è per l’uomo, e non l’uomo per l’utile economico.”

Le conclusioni di Giovanni Colombo erano profetiche: “Gli scritti di teologia morale e gli stessi catechismi popolari devono descrivere con incisiva precisione il peccato ecologico, che è inquinamento del creato, guasto dei beni comuni, minaccia alla salute e alla vita di ognuno — così come descrivono gli altri peccati.”

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Oltre la dottrina sociale quindi il cardinale vedeva nella distruzione del Creato un vero peccato contro Dio e contro l’uomo.

La Laudato si’ riprende e sviluppa temi ai quali la Chiesa ha posto attenzione fin da quando sono diventati problemi che investono la dignità dell’uomo, contro lo sfruttamento dell’ uomo sull’uomo. Un invito a rileggere tutto il Magistero della Chiesa cattolica.