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Il "Vangelo degli emarginati" secondo Papa Francesco

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“Cari fratelli, sul Vangelo degli emarginati, si gioca e si scopre e si rivela la nostra credibilità!” Parola di Papa Francesco che lo ha detto ai neo cardinali celebrando con loro la messa a San Pietro. Un commento alle letture della liturgia, certo, ma anche un invito ad approfondire il significato stesso di emarginazione. Facile immginare che emerginato sia il senza tetto, il tossicodipendente, il povero, il debole. Ma cosa intendiamo per “debolezza”? Che significa essere o no inseriti in una comunità?

Ne abbiamo parlato con il professore Alberto Lo Presti che insegna storia delle dottrine politiche alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino di Roma.

Professore che vuol dire oggi nella nostra società essere o no inseriti ?

 “ Molto dipende dai principi, dagli ideali dominanti nella comunità. Quando diciamo emarginati non intendiamo solo quelli che vivono fuori dalla comunià oggi, ma quelli che pur standovi dentro sono esclusi dai circuiti che, in modo importante, qualificano quello che può dirsi pienamente titolato ad essere un membro della comunità.

Se pensiamo che le nostre comunità spesso si manifestano attraverso il circuito del consumo, del materialismo, dell’ apparire, dell’ avere, spesso gli emarginati prima di andarli ad inseguire fuori in chissà quale condizione misera, sono quelli che non riescono ad essere inclusi negli stili e negli standard di vita che la cultura accredita.”

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Un esempio concreto?

“Oggi molti giovani in cerca di prima occupazione sono emarginati della nostra società. Su di loro pesa e grava non solo l’idea di un fallimento generazionale, ma anche l’idea del loro fallimento personale. Perché presso di noi vige ancora il simbolo e il valore dell’uomo che si fa da sé. Al tempo stesso ci sono persone che vivono condizioni border line, che hanno magari difficoltà motorie o non hanno avuto le giuste opportunità intellettuali: nella nostra società queste persone spesso rischiano di vivere con poche amicizie oppure cercando addirittura di nascondersi rispetto al mondo sociale.

E la letteratura psicologica e sociologica racconta molti di casi di questo tipo.

Credo che il Vangelo degli emarginati oggi ci chiami a dover correre presso il nostro condominio, il nostro luogo di lavoro, il nostro quartiere. Davvero non c’è bisogno di andare molto lontano. Ed è anche il caso del Vangelo di Luca che il Papa ha commentato.

I membri espulsi dalla comunità ne facevano parte, ne sono stati esclusi quando malati. Perché allora la sfortuna e la disgrazia significava che agli occhi di Dio non si era ben voluti, quindi allontanarti dalla comunità significava non attirare l’ira di Dio. E’ chiaro che è il Vangelo che stravolge tutto perché, invece, Gesù favorisce e predilige proprio gli ultimi. E ancora oggi l’opzione preferenziale per i poveri, che la dottrina sociale della Chiesa propone, è soluzione radicale e anche matura di questo Vangelo degli emarginati.”

Emarginati anche “teologicamente”, che immaginiamo fuori della Comunione Ecclesiale?

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“E’ sicuro che con Papa Francesco, il quale sta perlustrando i confini della Comunione Ecclesiale cercando di avere un atteggiamento di comprensione che per esempio non sono in regola con la dottrina del catechismo, è sicuro che il Vangelo degli emerginati ha anche questo assoluto valore. Quello cioè di fare del messaggio di salvezza di Gesù un messaggio che valga per tutti, anche per quelli che si trovano a vivere situazioni diverse da quelle che la dottrina raccomanda. Il riferimento immediato a tutti i problemi cruciali della domanda della nostra cultura, come coloro che hanno orientamenti sessuali differenti, la riammissione ai sacramenti per chi ha una situazione matrimoniale irregolare, et.

Ma bisogna fare una distinzione, perché la dimensione del Vagelo degli emarginati si scontra anche con l’ideologia della cultura contemporanea. Oggi la questione fondamentale è che c’è una certa cultura che, propone anche le relazioni affettive dentro una concezione materiale della vita associata, dove scegli al super market dei valori qual è quello che preferisci di più. Ribadire la saldezza della visione della Chiesa e al tempo stesso non chiudere alcuna porta è assolutamente necessario. Ma poi si arriva al paradosso per cui in alcuni casi chi ha una famiglia naturalmente costruita, ha figli, sembra avere una vita poco interessante, pallida quasi non importante da descriversi. Mentre la affermazione dei diritti e delle prerogative di chi fa delle scelte più orginali sembrano andare per la maggiore. Allora l’emarginazione è qualcosa che ci chiama in causa.”

Emarginati anche i credenti di altri fedi?

“E’ un rischio. E’ il rischio che l’emarginazione sia il prodotto di una diffidenza che porti a riconoscere l’altro diverso da me come una minaccia, un pericolo per la mia sicurezza, il mio stile di vita e la mia fede religiosa.

In realtà ciò è possibile solo dopo un pericoloso fraintendimento della propria fede. Perché nella nostra fede cristiana vale il principio per cui Gesù è venuto per salvare tutti. Significa che io devo riconoscere in chiunque un mio fratello figlio dell’ unico Padre, Dio, e chiamato alla salvezza e all’ amore scambievole. Nessuna diffidenza nel cristianesimo rispetto ai fratelli delle altre religioni. Certo il problema della sicurezza globale porta oggi ad avvertire come dannoso il pericolo che dei fondamentalisti possano causare danni alla nostra quotidianità. Ma ciò non toglie che il cattolico non giochi mai in difesa. Il suo è un amore che ha per simbolo la croce, l’incontro con l’altro con le sue differenze è per noi spesso un dissidio esistenziale che si risolve con un abbraccio ancora più forte alla croce di Gesù.”