Probabilmente c’è una parola che tutti non vogliamo più sentire: coronavirus. In queste settimane e mesi la vita sociale, culturale, economica, scolastica, musicale, sportiva e pubblica è stata molto limitata. Annullato, non possibile, non ha luogo, chiuso, rinviato: è il tenore di molte informazioni o colloqui di questi tempi. Anche la vita ecclesiale e pastorale ne è molto colpita. Dal 9 marzo le sante messe non possono più essere celebrate con il concorso di popolo, riunioni e pianificazioni sono ridotte al minimo. Abbiamo dovuto celebrare la Pasqua, il culmine dell’anno liturgico, in una maniera inedita. Le celebrazioni della prima comunione sono state rinviate, tanti matrimoni sono stati posticipati. Per molte persone è particolarmente doloroso e gravoso affrontare le nuove modalità di celebrazione dei funerali in queste settimane. Anche la processione di San Cassiano, che dal 1703 si snoda lungo le strade della città vescovile di Bressanone, deve essere annullata. Era accaduto l’ultima volta 75 anni fa, nel 1945, alla fine della guerra”. Lo scrive, non senza amarezza, Monsignor Ivo Muser – Vescovo di Bolzano-Bressanone – nella lettera pastorale alla comunità diocesana, in occasione della festa patronale dei Santi Cassiano e Vigilio che si è celebrata ieri, 26 aprile.

“In questi giorni – ricorda il Vescovo - attendiamo tutti segnali chiari per il tempo dopo il 3 maggio. Ma qualcosa di questa situazione inedita e complicata ci accompagnerà ancora a lungo, come società e come chiesa. Servono ancora umiltà, fermezza, solidarietà, tanto noi e meno io”.

Questo tempo ci insegna – sottolinea Monsignor Muser – che “la fede non si può limitare ad alcune occasioni eccezionali. La fede vissuta, che riguarda la nostra vita e ci aiuta ad affrontarla e interpretarla, ha bisogno del quotidiano e della regolarità. Riscopriamo quanto sia importante conoscere le Sacre Scritture, parlare di fede e celebrarla, esprimerla in gesti e immagini. Chi non sa più nulla della fede, non può scoprirla come fonte di energia. La trasmissione della fede ha bisogno che venga raccontata da una generazione all’altra”.

“Voglio sottolineare in particolare – conclude il Vescovo di Bolzano-Bressanone - la dimensione sociale della professione della fede cristiana, senza la quale la fede non può dirsi tale: l’impegno per la tutela della vita umana dal concepimento alla morte, l’aiuto al prossimo, la gratuità, la disponibilità a partecipare e sostenere progetti sociali e caritativi, la condivisione a livello personale e strutturale con quanti hanno bisogno di aiuto, l’impegno a favore del creato. Cristiane e cristiani si riconosceranno sempre anche come i miti e gli operatori di pace”.