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Incontro con Marta Croppo una dei giovani che ha scritto la Via Crucis per Papa Francesco

La Via Crucis al Colosseo  |  | Vatican Media/ Aci Group La Via Crucis al Colosseo | | Vatican Media/ Aci Group

Questa sera alle 21.15 si svolgerà la Via Crucis al Colosseo, presieduta da Papa Francesco, che ha affidato la scrittura dei testi delle meditazioni sulle 14 stazioni ai giovani studenti ed ex studenti del Liceo Classico ‘Pilo Albertelli’ di Roma.

Si sono riuniti intorno a un tavolo e, leggendo i testi della Passione di Cristo secondo i quattro Vangeli, si sono messi davanti alla scena della Via Crucis e l’hanno ‘vista’ con un lavoro corale, come ha raccontato a Tv2000 il loro coordinatore e professore Andrea Monda: “Sono 14 sguardi diversi accomunati dai sentimenti e i desideri della fascia di età dai 16 ai 25 anni.

Lo sguardo è simile ma ciascuno ha la propria particolarità che parte da una esperienza quotidiana. C’è chi si è riferito al tema dei migranti, guardando Cristo rifiutato e chi ha parlato della tecnologia e dei telefonini. Hanno portato dentro la Via Crucis il loro bagaglio d’esperienza. Alla fine è uscito un lavoro corale, una sinfonia di cui si può essere assolutamente soddisfatti”.

I giovani hanno basato i testi della Via Crucis intorno a tre verbi, vedere, incontrare, pregare: “Quando si è giovani si vuole vedere, vedere il mondo, vedere tutto. La scena del Venerdì Santo è potente, anche nella sua atrocità: vederla può spingere alla repulsione oppure alla misericordia e, quindi, ad andare incontro. Proprio come fa Gesù nel Vangelo, tutti i giorni, anche questo giorno, l’ultimo...

Vedere e incontrare spinge, infine, a pregare perché la vista e l’incontro generano la misericordia, anche in un mondo che sembra sprovvisto di pietà e in un giorno come questo, abbandonato all’ira insensata, alla viltà e alla pigrizia distratta degli uomini. Ma se seguiamo Gesù con il cuore, anche attraverso il misterioso cammino della Croce. Allora possono rinascere il coraggio e la fiducia e, dopo aver visto ed essersi aperti all’incontro, sperimenteremo la grazia del pregare, non più da soli, ma insieme”.

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Tra questi ragazzi abbiamo incontrato Marta Croppo, che ha frequentato quel liceo ed è autrice della meditazione alla XIV stazione: “Come allora non c’era posto per te, non hai adesso dove posare il capo: ma sul Calvario, sulla dura cervice del mondo, lì cresce un giardino dove ancora nessuno è stato mai sepolto… Vorrei correre lontano, ma dentro di me tu sei; non devo uscire a cercarti, perché alla mia porta tu bussi”.

Quale è stato il primo sentimento alla proposta di redigere la Via Crucis per il Papa?

“Il primo sentimento alla proposta del professor Monda è stato sicuramente di stupore. Sappiamo che questi testi sono da anni affidati ai migliori esperti, teologi e talora poeti: consegnare a noi ragazzi questo compito alto ed inaspettato è sicuramente un segno molto forte che la Chiesa ha voluto dare, contando forse sulla nostra semplicità e schiettezza”.

Cosa significa confrontarsi con la morte di Gesù?

“La morte di Cristo è la condizione che si avvicina di più alla nostra: è, usando un gioco di parole, una realtà più vera del reale, e confrontarsi con essa è sicuramente un’esperienza estremamente rivelativa, per i credenti e non. Spesso pensiamo di poter sanare i nostri conflitti o di saziare la nostra vita con altro, che siano soddisfazioni personali, impegni che ci gratificano, rapporti di amicizia e di amore: tutto ciò è fondamentale ed importantissimo, lo è insieme a molte altre cose che rendono la vita unica e preziosa. Ma parimenti sentiamo spesso una mancanza di fondo, uno spazio che solo noi conosciamo e che sappiamo non essere mai riempito, per quanto si tenti di nasconderlo: è quello spazio che la meditazione sulla morte di Gesù, uomo tanto quanto noi, viene a colmare. Montale direbbe che “tutte le immagini portano scritto ‘più in là’”: l’incontro con Gesù crocifisso è l’immagine che ferma la ricerca, che ci fa sedere e stare in silenzio, senza la volontà di fare per forza, di avere, di ottenere”.

Dopo la morte avviene la resurrezione: a quale sfida è chiamato un giovane davanti ad un itinerario di fede?

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“La morte è tanto più grande ed importante quanto più è seguita dall’evento ‘scandaloso’ della resurrezione: lo è in sé e lo è l’amore sovraumano ed insensato di Cristo, che solo essa annuncia. Penso che la sfida di un giovane che si appresta ad intraprendere un cammino di fede a fronte di ciò sia non avere paura di andare a fondo in quello che rappresenta per lui la croce –ovvero la sofferenza, o la parte che della nostra vita che meno ci piace e che più di tutte vorremmo cambiare-, sapendo con certezza che dove non viene amato o dove lui stesso non si ama, lì lo ama Cristo, ed il suo amore lo sorregge”.

Ad ottobre ci sarà il Sinodo della Chiesa sui giovani: cosa domanda un giovane alla Chiesa?

“Il Sinodo sarà una grande occasione per poter dare voce alle problematiche che noi giovani ci troviamo a vivere –prima fra tutte, la costante convinzione e la paura di non essere compresi: quello che più di tutto ci aspettiamo dalla Chiesa è che essa nell’incontro rifugga il moralismo, a causa del quale troppo spesso il messaggio cristiano viene frainteso e svilito, rendendolo appannaggio quasi dei ragazzi e delle ragazze ‘per bene’. L’annuncio folgorante dell’amore di Cristo penetra nella vita di ognuno e di ognuno rivela l’importanza e la preziosità, mentre da noi stessi siamo portati a svalutarci, e così a ricercare l’approvazione dell’altro nelle forme più svariate: per questo l’autentico messaggio cristiano non può entrare nella nostra vita se non è supportato da una vera, attenta e paziente pastorale.

Quello che caratterizza noi giovani è sicuramente la predisposizione all’avventura, alla ricerca di cose alte e grandi, e quanto più questa ricerca viene frustrata e frenata dal disincanto o dal buonismo tanto più profondamente cerchiamo in altro la nostra sazietà: ciò che ci aspettiamo dalla Chiesa è che sia sempre più meticolosa nell’offrire esperienze che affrontino senza filtri questioni di carattere (oserei dire) esistenziale, e che non ponga barriere di alcun tipo nel rapporto con i giovani che si avvicinano ad essa”.