La terza domenica di Avvento è anche qualificata “domenica della gioia”, perchè vediamo ormai vicino il giorno del Santo Natale, nel quale Dio assume la carne umana dal grembo della Vergine Maria.  La gioia di cui parla la liturgia non è motivata, dunque, da situazioni o eventi felici e neppure da valutazioni ottimistiche sulla realtà, ma dalla certezza, come dice il profeta Sofonia, “che il Signore è in mezzo a noi”. Con l’Incarnazione del Figlio di Dio l’impossibile è diventato possibile. Infatti, l’uomo può finalmente riallacciarsi alle sue origini, a Dio, da cui si era staccato con il peccato. Solo in questa comunione vitale il nostro cuore trova quella pienezza che  tanto desidera e che nessuna esperienza umana è in grado di offrire. La misura dell’uomo, infatti, è quella di essere senza misura. Commenta san Gregorio Palamas: Grande degnazione che Dio venga in cerca dell’uomo, grande dignità dell’uomo così cercato”.

Il messaggio di Giovanni Battista, che ci viene riportato nel Vangelo, contiene non solo l’annuncio della lieta notizia che il Salvatore è vicino, ma anche una minaccia di giudizio. La gente, ascoltando che è imminente un giudizio divino, pone al profeta una domanda: Che cosa dobbiamo fare? Si tratta di un interrogativo sempre attuale: Che cosa devo fare per accogliere il Cristo che viene non solo alla fine dei tempi, ma anche oggi, ora nella mia vita? Giovanni il Battista risponde con grande semplicità e concretezza. Non propone separazioni o fughe dal mondo. Non invita nessuno a seguirlo nel deserto. Entra, invece, nelle situazioni concrete della vita e applica il suo insegnamento alle diverse categorie di persone: “Condividete ciò che avete, dice alle folle; ai pubblicani: siate giusti non ve ne approfittate; ai soldati…non usate violenza…”. E’ nell’esercizio del lavoro e della professione, nella quotidianità di tutti i giorni che si giudica la serietà dell’uomo, la sua conversione ed il suo cuore rinnovato. Il Signore non esige nulla di eccezionale. Chiede di compiere i doveri della mia vita quotidiana con più amore, con maggiore serenità e con tanta, tanta bontà.

Il popolo, poichè era in attesa del Messia, si interroga circa l’identità del Battista: “Sarà lui il Salvatore, o dobbiamo attendere un altro”. San Giovanni rompe ogni indugio e ogni dubbio. Con onestà sposta l’attenzione dalla sua persona per indirizzarla verso un Altro, che qualifica come più grande di me. Nel modo di rapportarsi di Giovanni con Cristo noi troviamo un esempio per la vita della Chiesa e di ogni cristiano. La missione della Chiesa e del battezzato  non è quella di presentare se stesso, ma quella di indicare Cristo. Chi ha la grazia di incontrarlo entra in possesso di un tesoro di fede e di luce, di misericordia e di dolcezza che rende ragionevole la vita. Ora, dice sant’Agostino di Ippona:” Se Cristo è la mia vita, la mia felicità, non posso contenere questo fuoco che è nelle mie ossa”. Questa novità, che nasce da Cristo, siamo chiamati a viverla nel nostro ordinario per rendere l’ordinario straordinario.