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La Giornata internazionale dei Rom, tra pregiudizi e santità

Una udienza di Papa Benedetto XVI con i popoli nomadi  |  | OR Una udienza di Papa Benedetto XVI con i popoli nomadi | | OR

Nel 1990 per la prima volta venne lanciata la Giornata Internazionale dei Rom. L’occasione era il 4° Congresso Internazionale Rom, che si svolgeva a Serock  in Polonia. La data dell'8 aprile è stata scelta come riconoscimento del primo appuntamento di questo Congresso, nel 1971, un incontro che era stato parzialmente finanziato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Oggi ancora una volta questa giornata è una occasione per riflettere su una realtà difficile come quella dei popoli nomadi che in Europa e in Asia raccontano una storia diversa, am che portano al loro interno anche vicende drammatiche di degrado e, purtroppo di delinquenza. Popoli la cui storia è ricchissima e che la Chiesa cattolica ha sempre avuto nel cuore con una pastorale specifica.

Molte le iniziative per la giornata dal mondo ecclesiale.  In Italia la Fondazione Migrantes ha pubblicato, nella collana esperienze e testimonianze, un volume di Susanna Placidi dal titolo ‘Una giornata particolare. L’incontro di Paolo VI con gli zingari a Pomezia’ (Tau Editrice). Il volume, che  è introdotto da Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes, e con una prefazione dell’Arcivescovo di Bologna, S.E. Matteo Zuppi,  aiuta a rivivere, sulla scorta soprattutto di una documentazione inedita di un protagonista, don Bruno Nicolini, lo storico incontro  di Paolo VI con i Rom a  Pomezia, il 26 settembre 1965. Da quel giorno,  il mondo dei rom trovò un posto particolare nel cuore della Chiesa e nella vita pastorale, alla luce dell’appello – ripetuto con forza da papa Francesco il 26 ottobre 2015 incontrando 7.000 rom di tutto il mondo”.

A livello europeo la Giornata fa seguito ad una settimana Rom dell’UE, con eventi organizzati presso il Parlamento europeo a Bruxelles e in tutta Europa per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo alla loro battaglia per la giustizia e il loro riconoscimento.

Come ricorda il CCEE oggi, un numero compreso fra 10 e 12 milioni di Rom vive in tutta Europa. Sono i custodi di valori importanti. La loro cultura eleva il valore della famiglia, pur vivendo in un tempo di crescente individualismo.

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Le Chiese in Europa sostengono gli sforzi per cambiare la percezione dei Rom, favorire un dialogo nella dignità, rispettare le diverse storie e identità, e allo stesso tempo riconoscere i Rom come nostri concittadini dei paesi europei. Riconosciamo anche il forte impegno che molte Chiese in Europa hanno dimostrato e incoraggiamo un ulteriore lavoro concreto in quest’area.

Riconoscere la storia dei Rom in Europa, spiegano i vescovi del continente, richiede che guardiamo alla storia delle società europee per riconoscere gli schemi di esclusione. Le Chiese in Europa auspicano che i Rom possano sentirsi sempre più accettati come cittadini europei a pieno titolo, con tanto di diritti e doveri, e contribuire ad un futuro più giusto che noi tutti condividiamo.

E proprio dal cuore dell’ Europa nasce la voglia di parlare direttamente delle esperienze di integrazione. La Ambasciata di Ungheria presso la Santa Sede ha organizzato ieri una giornata intera di studio e testimonianza aperta da una relazione del cardinale Turkson prefetto del dicastero per lo sviluppo integrale che ha ricordato i tanti incontri dei pontefici con i popoli nomadi e la pastorale specifica.

Tra le esperienze particolare quella spagnola raccontata da Sergio Rodriguez Lopez-Ros, direttore dell’ Istituto Cerventes di Roma e consultore della COMECE.

Un popolo che arriva dall’ Asia, dall’India e arriva in Spagna  nel 1425, con i pellegrini a Santiago di Compostella. Nel 1478 le cronache raccontano di come ballassero dinnanzi al Santissimo Sacramento nelle processioni del Corpus Christi di Guadalajara, Segovia e Toledo.

In tempi più recenti la diocesi di Barcellona fu pioniera di apostolato tra i rom, a partire dalla presenza dei gesuiti Lluis Artigues e Pere Closa dal 1947, fino al 1965 con la creazione del Segretariato Rom di Barcellona, modello che si estese ad altre quindici diocesi spagnole.

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La situazione dei rom in Spagna è fatto nascere santi  che oggi la Chiesa ripropone in tutto il mondo. San Giovanni Paolo II proclamò beato a Roma nel 1997 il rom spagnolo Ceferino Giménez, che morì per difendere un sacerdote, e durante la Guerra Civile spagnola. E un mese fa ad Almería, il Card. Amato ha presieduto la beatificazione della rom spagnola Emilia Fernández, che morì per non aver voluto rivelare il nome del suo catechista nella prigione dove era stata reclusa. È già avviata  quella del rom spagnolo Juan  Ramón Gil Torres, assassinato per aver difeso un’immagine della Madonna sempre durante la Guerra Civile.