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L’anno di Giovanni Paolo II, Cardinale Dziwisz: “Aveva una incrollabile fede in Dio”

Il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e a lungo segretario personale di Giovanni Paolo II, tratteggia le caratteristiche del Papa santo a cento anni dalla sua nascita

Cardinale Stanislaw Dziwisz | Il Cardinale Stanislaw Dziwisz dal santuario dedicato a San Giovanni Paolo II a Cracovia nel videomessaggio registrato per la tv polacca TVP1  | TVP1 Cardinale Stanislaw Dziwisz | Il Cardinale Stanislaw Dziwisz dal santuario dedicato a San Giovanni Paolo II a Cracovia nel videomessaggio registrato per la tv polacca TVP1 | TVP1

Un Papa che ha cambiato il mondo, che ha avuto l’impatto dei grandi leader. Un Papa che può essere considerato tra i padri della Polonia. Ma soprattutto, un Papa che aveva “una incrollabile fede in Dio” e che anche in tempi difficili “non ha mai perso la convinzione della grandezza e della dignità dell’uomo, non ha mai rinunciato alla speranza”. Così il Cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e per decenni segretario di San Giovanni Paolo II, descrive il Papa polacco nel centenario della sua nascita. E Michale Schudrich, rabbino capo di Polonia, sottolinea: "Nessuno ha fatto più di Giovanni Paolo II per sradicare l'antisemitismo".

Il 18 maggio 1920, a Wadowice, nacque Karol Wojtyla, che sarebbe passato alla storia come Giovanni Paolo II. Veniva da una famiglia santa: la causa di beatificazione dei suoi genitori è stata avviata quest’anno, proprio pochi giorni prima del centenario, mentre il fratello Edmund morì prestando soccorso da medico durante l’epidemia di scarlattina. Il Cardinale Dziwisz lo ricorda in un videomessaggio andato in onda stasera sulla tv polacca TVP1, in cui sostiene che “il lavoro della sua vita ci porta oggi, in un periodo difficile di pandemia, consolazione e un raggio di speranza”.

Il Cardinale Dziwisz sottolinea di aver avuto “il privilegio di vivere a lavorare” a fianco a Giovanni Paolo II, stando al suo fianco fino alla fine.

Karol Wotjyla, ha ricordato il cardinale, era nato nel 1920, in una Polonia appena ricostituita eppure già minacciata dai bolscevichi. Il Cardinale Dziwisz ricorda che Wotjyla “ha sperimentato personalmente il male di due ideologie e sistemi totalitari che desideravano dominare il mondo del XX secolo”.

Durante il suo lungo pontificato, Giovanni Paolo II – prosegue il Cardinale – “ “ottenne l'autorità di cui godevano i leader mondiali autentici e indiscutibili. Le sue parole di verità su Dio e sull'uomo hanno portato a profondi cambiamenti sociali e politici nella nostra parte d'Europa e in altre parti del mondo. Non è un'esagerazione includere Giovanni Paolo II tra i padri della nostra libertà e sovranità polacche”.

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Per il Cardinale Dziwisz, l’eredità lasciata da San Giovanni Paolo II è quell’invito a non avere paura lanciato all’inizio del pontificato. “Queste parole – spiega - dettarono la sua fede e la sua convinzione che Dio è al centro di tutte le questioni umane e che per duemila anni il nome e il volto di Dio invisibile sono il nome e il volto di Gesù Cristo”.

Secondo l’arcivescovo emerito di Cracovia “l’uomo moderno non deve avere paura di Cristo”, e in fondo “la civiltà europea globale è nata dallo spirito del Vangelo di Gesù” che crea “il codice genetico della nostra cultura”.

E anche oggi, “Giovanni Paolo II vorrebbe tutti ascoltassero” l’invito a non avere paura del Signore risorto “soprattutto oggi, quando c’è così tanta sofferenza e ansia causata dalla pandemia di coronavirus”.

Non solo. San Giovanni Paolo II ha affermato “che non esiste libertà senza solidarietà, solidarietà senza amore”, parole che hanno fatto da guida “nella nostra lotta per la libertà, aprendo anche la strada a molte persone in tutto il mondo che volevano costruire una comunità senza violenza e basata sugli ideali umani ed evangelici più comuni”.

Per questo – prosegue il Cardinale Dziwisz, “la vita di San Giovanni Paolo II ci incoraggia a non rinunciare mai ai nostri sforzi per plasmare una grande comunità umana. Una comunità ricca di diversità, che rispetta le radici storiche dell'identità e una comunità riconciliata con amore sincero, tollerante e sacrificale. Non lasciamoci sopraffare dal particolarismo e dall'egoismo! Cerchiamo l'armonia in uno spirito di solidarietà umana e fraterna. Possiamo permetterci ciò di cui il Papa era convinto”.

Ma tutto questo – conclude il cardinale – non sarebbe stato possibile senza l’incrollabile fede in Dio del Papa polacco, il quale ha vissuto “in tempi difficili”, ma allo stesso tempo “non ha mai perso la convinzione della grandezza e della dignità dell’uomo e non ha mai rinunciato alla speranza”.

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Per questo, colui che gli è stato a fianco per decenni è convinto che Giovanni Paolo II “oggi prega per noi e ci incoraggia dall'alto che anche noi non perdiamo la speranza e costruiamo una civiltà dell'amore in noi e intorno a noi”. 

Alla dichiarazione del Cardinale Dziwisz si unisce quella del rabbino capo di Polonia Michael Schudrich. Questi ha ricordato "il profondo impatto che Giovanni Paolo II ha avuto sul mondo intero e per noi in particolare sulla riconciliazione e sul dialogo ebraico-cristiano".

Secondo il rabbino Schudrich, "Giovanni Paolo II incarnava la qualità essenziale del rispetto reciproco e onorava ogni essere umano come creatura di Dio. Nessun altro Papa ha fatto di più per guarire le ferite dolorose e ha fatto più di chiunque altro nella storia per cancellare efficacemente la piaga dell’antisemitismo”. 

Tra i passi coraggiosi di Giovanni Paolo II nei contatti con la comunità ebraica, il rabino capo di Polonia sottolinea in particolare il riconoscimento della "sofferenza degli ebrei durante la sua visita ad Auschwitz", e quello dello "Stato di Israele come centrale nella vita e nella fede ebraica", le scuse "per le persecuzioni cristiane contro gli ebrei nel corso della storia", con le quali il Papa dichiarò il suo incrollabile desiderio di non limitarsi a riparare la frattura, ma di approfondire il dialogo nella lealtà e nell’amicizia, nel rispetto delle reciproche convinzioni, prendendo come base fondamentale gli elementi della rivelazione che abbiamo in comune come un grande patrimonio spirituale".

Il rabbino Schudrich ha anche ricordato il ruolo di Giovanni Paolo II nel sostenere lo sforzo della società polacca per recuperare la libertà e l’indipendenza della patria, nel rispetto reciproco e senza violenza.