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L'Anno di Giovanni Paolo II, sono nato di pomeriggio, tra le cinque e le sei

Il racconto della nascita e della infanzia di Karol Wojtyła attraverso le sue stesse parole

La foto storica di Karol Wojtyła con i genitori  |  | Diocesi di Cracovia La foto storica di Karol Wojtyła con i genitori | | Diocesi di Cracovia

“Secondo quello che mi hanno detto dopo, il momento della nascita è stato di pomeriggio, tra le cinque e le seiDunque, quasi nello stesso momento in cui, cinquantotto anni dopo, sono stato eletto Papa, di pomeriggio, tra le cinque e le sei”.

Cos’ ricordava la sua nascita Giovanni Paolo II parlando con i bambini di una parrocchia romana.

Era il 18 maggio del 1997, il Papa raccontava un po' di sé ai più piccoli e in poche linee tratteggiava tutta la sua vita. Dalla nascita al momento in cui era diventato Vescovo di Roma.

Due anni prima, compiendo 75 anni, Giovanni Paolo II aveva proposto ai fedeli che erano arrivati in Piazza San Pietro per la udienza generale, una riflessione che era soprattutto una biografia spirituale. “In un giorno così importante per ogni uomo, voglio rivolgermi con la memoria ai miei genitori scomparsi da tanto tempo. Desidero ricordare con gratitudine mio padre e mia madre, che mi hanno dato la vita. Pensando ai miei genitori voglio in modo particolare ringraziare Dio, Signore e Fonte della vita, per questo suo primo e fondamentale dono. “Deum cui omnia vivunt, venite adoremus”, canta la Chiesa. La vita è dono di Dio, un dono nel quale Dio riceve anche una particolare lode. Tutto ciò che vive, vive per Lui”.

I genitori, di cui si è appena aperto il processo di beatificazione, che gli hanno dato la vita, e non solo fisica. Il grazie per il battesimo:

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desidero ringraziare oggi per il dono della vita divina ricevuta al fonte battesimale, nella chiesa parrocchiale di Wadowice. Con il sacramento della rinascita dall’acqua nello Spirito Santo è iniziata in me questa vita nuova, soprannaturale, che è dono di Dio stesso – dono che trascende la dimensione dell’esistenza naturale. Oggi mi sento particolarmente obbligato a rendere grazie per il dono della vita terrena, ma ancor più, per il dono della vita soprannaturale, grazie al quale sono diventato figlio adottivo di Dio. “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” . In virtù del sacramento del Battesimo, questa eredità, divenuta mia, si è successivamente consolidata nel sacramento della Confermazione. Da qui scaturì anche il dono della vocazione: cristiana, sacerdotale ed episcopale. Oggi mi è dato di vivere il 75 compleanno come Vescovo di Roma: questo dono trae origine da quello del Battesimo, ricevuto all’inizio della mia vita.

Rendo grazie a Dio per essere nato e per essere stato chiamato a questa mia particolare missione. Voglio ringraziare per il dono del sacramento del sacerdozio e dell’episcopato e prego incessantemente lo Spirito Santo di aiutarmi a rimanervi fedele fino alla morte”.

C’è poi un grazie per aver vissuto una certa epoca storica. Nonostante la guerra e la dittatura, Giovanni Paolo II ha una visione allargata ed universale: “Rendo grazie a Dio perché la mia vita e il mio ministero sacerdotale, episcopale e petrino, cadono in un momento di svolta epocale per l’Europa, per il mondo e per la Chiesa. Come non ringraziare oggi per i vent’anni di ministero episcopale nella diletta Chiesa di Cracovia? Come non rendere grazie per il dono della partecipazione al Concilio Vaticano II, che tracciò le vie della Chiesa verso il terzo millennio cristiano? Come non ricordare oggi, con la trepidazione nel cuore, la data del 16 ottobre 1978, quando, per il tramite della chiamata del Conclave, udii quella di Cristo: “Pasci i miei agnelli!”.

Poi il grazie per essere nella “Sede Romana”, e un preciso programma per gli anni della vecchiaia: “Abbraccio col pensiero gli anni di servizio nella Sede Romana, consapevole delle mie debolezze umane e, allo stesso tempo, con un’enorme fiducia nella grandezza della Divina Misericordia. E, prima di tutto, rinnovo davanti a Cristo l’offerta della mia disponibilità a servire la Chiesa quanto a lungo egli vorrà, abbandonandomi completamente alla sua santa volontà. Lascio a Lui la decisione sul come e quando vorrà sollevarmi da questo servizio”.

L’affidamento a Maria: “Non cesso di invocare l’intercessione di Maria, Madre di Cristo e nostra Madre e Regina – Colei che mi è stata guida sin dai primissimi anni della fanciullezza. È a Lei, Madre della Chiesa, che desidero affidare in modo particolare tutta la mia vita e il mio servizio alla Chiesa universale oggi e nel futuro: “Totus tuus ego sum et omnia mea tua sunt. Praebe mihi Cor tuum, Maria!”.

E la richiesta delle preghiere “Ho tanto bisogno delle vostre preghiere, carissimi fratelli e sorelle, e conto tanto su di esse!”

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La sua non è stata una vita familiare lunga e felice. Come ricorda nel libro intervista con André Frossard del 1983, Giovanni Paolo II ricorda: “A vent’anni avevo già perso tutti quelli che amavo e perfino quelli che avrei potuto amare, come quella sorella maggiore che, mi hanno detto, era morta sei anni prima della mia nascita. Non avevo ancora l’età della prima comunione quando ho perso mia madre, che non ha avuto così la gioia di vedere quel giorno da lei atteso come un gran giorno. Voleva due figli, l’uno medico, l’altro prete: mio fratello era medico e, nonostante tutto, io sono diventato prete”.

Il fratello muore curando i malati per una epidemia di scarlattina. Resta solo con il padre: “Mio padre è stato ammirevole e quasi tutti i mie ricordi di infanzia e di adolescenza si riferiscono a lui. La violenza dei colpi che l’avevano percosso aveva aperto in lui immense profondità spirituali, il suo dolore si faceva preghiera. Il semplice fatto di vederlo inginocchiarsi ha avuto una influenza decisiva sui miei giovani anni”.

Anche il padre muore, improvvisamente, e il giovane Karol non ha ancora 21 anni. Da quel momento la sua unica famiglia è la Madonna.