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Le modifiche al Messale: parla il Vescovo Claudio Maniago

Intervista di Aci Stampa al Presidente della Commissione CEI per la Liturgia, tra i principali curatori di questo lungo e delicato lavoro

Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Castellaneta |  | Daniel Ibanez CNA Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Castellaneta | | Daniel Ibanez CNA

Da domenica prossima 29 novembre, I di Avvento, entra il vigore la nuova edizione del Messale che apporta alcune modifiche alla traduzione di alcuni testi liturgici, tra cui Padre nostro e Gloria. Aci Stampa ha parlato di queste modifiche e del loro significato con Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Castellaneta e Presidente della Commissione CEI per la Liturgia, tra i principali curatori di questo lungo e delicato lavoro.


La prima cosa da ribadire è che non si tratta di un nuovo messale quindi di una nuova celebrazione dell'Eucarestia quanto piuttosto di una nuova edizione del Messale così come ci è stato offerto dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano secondo. Quindi l’impianto generale della Messa rimane invariato mentre fra le novità più rilevanti, si possono trovare una traduzione più fedele e migliorativa e testi nuovi sia tradotti dell'edizione tipica, sia pensati e composti in lingua italiana. Significativa è la novità introdotta nell'atto penitenziale all’inizio della celebrazione, dove con un linguaggio maggiormente inclusivo non ci si rivolge più a “voi fratelli”, ma a “voi fratelli e sorelle”; e questa attenzione si ripropone anche in altri parti del rito. La maggioranza dei cambiamenti si hanno nei testi che pronuncia il sacerdote mentre si è avuta una particolare attenzione a non mutare le risposte dei fedeli, se non in alcuni casi sporadici ma significativi. Infatti, oltre al linguaggio inclusivo dell'atto penitenziale, si è rivista la traduzione dell'inizio dell’inno del Gloria - per cui d'ora in avanti si pregherà o si canterà dicendo “e pace in terra agli uomini amati dal Signore”- e, cambiamento più significativo, del Padre nostro, la preghiera più cara alla cristianità: oltre a un “anche” che si aggiunge, il “non indurci in tentazione” d’ora in poi sarà “non abbandonarci alla tentazione” che meglio esprime il volto paterno di Dio a cui ci stiamo rivolgendo. È stata inoltre aggiornata la parte che riguarda la celebrazione della memoria dei Santi, introducendo quelli che sono stati recentemente inseriti nel calendario. È un libro rinnovato anche nella veste tipografica: nuovo il formato, nuova la rilegatura, nuovo il carattere e il tipo di carta. Nuove sono anche le immagini che corredano il testo perché in linea con una scelta che caratterizza i libri liturgici negli ultimi anni, si è scelto un artista contemporaneo, Mimmo Paladino autore italiano di fama internazionale.

Quali sono stati i motivi che hanno portato a queste modifiche?

Il motivo principale che ha portato a questa e a queste modifiche è stato quello di una maggior fedeltà al testo latino perché non se ne alterasse il senso originario, ma anzi lo si specificasse sempre di più. L'esempio più eclatante è il cambiamento fatto nel Padre Nostro: non sarebbe stata alterato questo testo così caro ai cristiani, se non per sottolineare il senso più profondo della preghiera che ha insegnato Gesù, cioè mostrare la paternità di Dio che nell’espressione “non ci indurre in tentazione”, sembrava invece che stesse in agguato per tendere insidie e tranelli ai suoi figli. Nella nuova espressione invece si coglie una vicinanza paterna che non viene mai meno anche nel momento della prova.

Come pensa saranno accolte queste novità dai fedeli?

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Credo che tutti i fedeli accoglieranno questa nuova edizione del Messale con una grande disponibilità e responsabilità perché a cominciare dai sacerdoti c’è la consapevolezza che il Messale non è un libro come un altro, ma il testo che custodisce l’obbedienza della Chiesa al Signore che ha chiesto di celebrare in sua memoria, il testo che norma ogni Messa perché sia fedele a questa tradizione. Ci sarà anche qualche disagio all’inizio per le novità introdotte, ma sarà certamente superato dal desiderio di cogliere questa occasione per migliorare lo stile celebrativo di questo momento decisivo per la vita delle comunità.

Presentando lo scorso ottobre il Messale in Laterano Lei, Eccellenza, ha ribadito che tutto è stato fatto nel solco del Concilio Vaticano II…

In effetti quando si ribadisce che questo non è un nuovo Messale ma la nuova edizione del Messale Romano scaturito dalla riforma liturgica postconciliare, si intende collocare anche quest'ulteriore passo della Chiesa italiana, nel solco del magistero autorevole e illuminante che ci ha donato il Concilio Vaticano II. Siamo consapevoli che da quel Concilio è scaturito un rinnovamento della visione della Chiesa che avuto nella riforma della liturgia la sua manifestazione più evidente. Approfondire e assimilare sempre più questo magistero vivendolo nella liturgia, significa maturare gradualmente un senso di Chiesa, che permetta ai cristiani di rispondere più adeguatamente a chi li chiama a render ragione della loro fede in questa stagione della storia.

Sempre in Laterano Lei parlò della necessità per i sacerdoti di riconciliarsi con la dimensione rituale. Come il Messale potrà aiutare in tal senso?

Troppo spesso i fedeli, a iniziare dai sacerdoti, vivono una certa ritrosia verso i riti considerandoli cerimonie vuote di senso e ricche solo di apparenza esteriore. Se così fosse tutti saremmo infastiditi dalla loro ipocrisia come lo fu lo stesso Signore. Al contrario, un rito è un'espressione comunicativa molto particolare utile per partecipare quelle esperienze che le sole parole non riescono a trasmettere e la liturgia è un insieme di riti che dovendo coinvolgere nell’esperienza salvifica della Pasqua, coniuga in modo armonico diverse forme di linguaggi: parola, canto, gesti, silenzi, movimento del corpo, colori… Il rito non è soltanto un insieme di parole da dire, ma al contrario possiede per sua natura una varietà di registri di comunicazione che consentono di mirare al coinvolgimento di tutta la persona. Il Messale allora diventa strumento indispensabile perché non è il testo che contiene solo una raccolta di testi, ma è anche il libro che indica gesti da porre in atto coinvolgendo vari ministeri e l'intera assemblea. Il Messale guida un'armonia di gesti e parole con cui tutti i fedeli dell'assemblea sono coinvolti nell’esperienza di pace e di misericordia della Pasqua di Gesù.

Di fronte al nuovo Messale qual è il suo auspicio per la Chiesa italiana per i prossimi anni?

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L'uscita di questa nuova edizione del Messale italiano avviene in un periodo molto particolare di prova non solo per la nostra nazione ma per il mondo intero, un periodo che ci ha costretti a tornare a considerare ciò che è essenziale nella nostra vita. Anche per la Chiesa si è trattato di un periodo in cui, cessando o riducendosi tutte le attività pastorali, ci si è soffermati a considerare ciò che è fondamentale, ciò che veramente conta per essere luce del mondo e sale della terra come la vorrebbe il Signore. E ci si è resi maggiormente conto che la celebrazione dell’Eucarestia è realmente culmine e fonte di tutta la vita e la missione delle comunità cristiane che sono chiamate a vivere e a trasmettere il messaggio di speranza e di pace del Vangelo di generazione in generazione. L'auspicio, dunque, è quello che, accogliendo la nuova edizione del Messale sorga nella Chiesa Italiana il desiderio di cogliere questa occasione per riscoprire la bellezza e la fecondità della celebrazione dell’Eucarestia in cui sperimenta e annuncia a tutti che Cristo è vivo.