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Letture, con le lettere di Albino Luciani agli Illustrissimi a casa sua

Dopo la apertura del Museo di Luciani nella casa natale, ora rileggiamo i suoi testi

La  copertina del libro  |  | Edizioni Messaggero di Padova La copertina del libro | | Edizioni Messaggero di Padova

Si  entra dentro una stalla, si passa ad una cantina con gli attrezzi di falegnameria, poi, superati  pochi gradini,  si entra in  cucina, si passa  in una sala grande con la " stua" in ceramica, la stufa di montagna alimentata a legna.  È in questa casa, semplice e dignitosa, situata dentro il borgo di Canale d'Agordo,  nella provincia di Belluno,  sotto la meraviglia presenza delle Dolomiti,  che è nato Albino Luciani, il 17 ottobre 1912, destinato a diventare papa Giovanni Paolo I. Il suo è stato uno dei pontificati più brevi della storia,  ma intenso e significativo, e per Luciani è già avviato il percorso di beatificazione.

Da qualche settimana, nel pieno di questa estate, la casa natale di Giovanni Paolo I è visitabile dal pubblico. Ed è quindi possibile immergersi nel mondo in  cui è cresciuto e si è formato il carattere di questo grande uomo di chiesa,  che ha avuto il dono di essere definito "il papa del sorriso". La diocesi di Vittorio Veneto ha acquistato la casa dai nove nipoti di Albino Luciani il 27 giugno di quest'anno, casa che era disabitata dal 2008, anno della morte di Edoardo, il fratello del Pontefice. Il senso dell'iniziativa è quello di creare una sorta di polo museale, che comprenda la casa e il Museo Albino Luciani. Dopo l'apertura per l'estate l'edificio verrà chiuso per completare la ristrutturazione e ampliare gli spazi visitabili.

Il piccolo Albino è vissuto tra queste stanze, fino agli undici anni, prima di entrare in seminario, e dove, poi, in seguito, nelle varie stagioni della sua vita, è tornato spesso, in visita al fratello. Il visitatore potrà rievocare la vita di una famiglia modesta, con il padre Giovanni  emigrato in Francia, che scriveva queste parole al figlio che si preparava a diventare sacerdote: " Spero che quando sarai prete, starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte".

Due libri sono stati presentati in occasione dell'apertura della casa al pubblico, e rappresentano gli ultimi, importanti contributi all'approfondimento della conoscenza di questa figura-cardine della storia della Chiesa del Novecento.  Si tratta del libro di Antonio Preziosi "Giovanni Paolo I.  Indimenticabile", edito da Rai Libri-Cantagalli.  E del volume "Albino Luciani. Giovanni Paolo I. Biografia ex documentis. Dagli atti del processo canonico" di Stefania Falasca, che è la vice postulatrice della causa di canonizzazione, di Davide Fiocco,  collaboratore della causa, e di Mauro Velati, storico e collaboratore della positio di Giovanni Paolo I. Il testo è di fatto, la prima biografia completa di Luciani,  condotta con metodo storico critico sulla base di una investigazione delle fonti archivistiche,  di una ricerca bibliografica e della testimonianza di 188 persone, tra le quali il papa emerito Benedetto XVI.

Ma per un incontro ancora più ravvicinato con l'anima, il cuore,  l'intelligenza e l'arguzia di Albino Luciani,  è vivamente consigliabile leggere, o rileggere, il  suo libro "Illustrissimi", pubblicato nel 1976, quando era patriarca di Venezia. È una raccolta di "lettere aperte" scritte per il Messaggero di Sant'Antonio e indirizzate a personaggi storici e della mitologia, a scrittori, personaggi della letteratura italiana, a santi. Queste lettere mettono bene in luce lo stile del futuro papa, dalla solida base culturale ma insieme semplice e diretto, con una vena di delicata ironia.

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Tra i destinatari di queste missive che dalla esplorazione di un mondo  del passato gettano una vivida luce su quegli agitati anni Settanta, ci sono Gilbert K. Chesterton,  Maria Teresa d'Austria, Charles Dickens,  Guglielmo Marconi,  e lo stesso Gesù.  Ecco cosa annota, tra le tante altre considerazioni, il patriarca Luciani rivolgendosi a  Chesterton: " Il progresso con uomini che si amino, ritenendosi fratelli e figli dell'unico Padre e Dio, può essere una cosa magnifica. Il progresso con uomini che non riconoscono in Dio un unico Padre, diventa un pericolo continuo: senza un parallelo processo morale, interiore e personale,  esso - quel  progresso - sviluppa, misfatti,  i più selvaggi fondacci dell'uomo,  fa di lui una macchina posseduta da macchine, un numero maneggiare di numeri, un barbaro in delirio". Immagini che si proiettano sui nostri giorni, come un monito  inquietante e profetico. 

Giovanni Paolo I, Illustrissimi.  Lettere ai grandi del passato. Edizioni Messaggero di Padova, pp.352, euro 14